➵ Capitolo 11

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Axel
Il tempo è uno schifo, la pioggia si abbatte sui vetri delle finestre con prepotenza facendo un rumore assordante.
Mia madre sta andando avanti e indietro in cucina con Benjamin in braccio che non si vuole proprio calmare.
Sto facendo colazione con una brioche confezionata e una bella tazza di caffè.
Sono le dieci passate e Josephine non è ancora arrivata.
«Benjamin per favore, ci sto uscendo di testa» dice mia madre portandosi la mano libera alla testa per massaggiarsela.
È ancora in pigiama e ha i capelli legati.
Prova a dargli il biberon ma lui scuote la testa evitando di farsi imboccare.
Sentiamo suonare alla porta.
Sorrido, è arrivata la mia nuova tutor.
«Axel, prendilo un attimo tu così mi vado a rendere presentabile» dice passando il bambino.
Lo prendo di malavoglia e come ogni volta che lo prendo in braccio io mi fissa come se fossi un alieno. 
Mi irrita sto moccioso.
Mia madre sale le scale e io vado verso la porta di casa.
La apro.
Sotto un incantevole ombrellino a fiori c'è una Josephine struccata e stanca. 
«Buongiorno straniera» dico utilizzando il soprannome che mi ha dato lei ieri sera. 
Sbuffa passandomi affianco infastidita.
«La smetti di darmi questi nomignoli fastidiosi? Sai il mio nome, usalo» dice andando verso le scale.
Probabilmente diretta verso camera mia.
Benjamin prova a dire qualcosa e la indica.
«Si si» dico seguendola.
Busso in camera di mia madre e dopo il suo 'avanti' gli mollo il marmocchio sul letto mentre si sta ancora truccando.
«Lo potresti tenere anche tu ogni tanto» mi dice lei prima che io possa uscire.
Mi fermo e la guardo.
«Non gli piaccio» dico.
«O forse è a che che non piace lui» dice mentre me ne vado.
Stringo i denti mentre entro in camera mia.
Josephine è seduta nella sedia vicino alla scrivania, ha buttato lo zaino per terra e mi sta aspettando guardandosi intorno.
«Mi sembri irritata oggi» dico incrociando le braccia e rimanendo sulla porta.
Mi guarda.
«Sei molto intuitivo».
Muovo la pallina del piercing che ho sulla lingua. 
«Perché?».
«Perché cosa?».
«Perché sei irritata?» chiedo avvicinandomi.
Lei profonda nella sedia girevole.
«Non c'è un vero motivo, semplicemente quando fuori piove io mi sento giù di morale, poi se aggiungiamo il fatto che avrò dormito sì e no cinque ore questa notte..».
«Il brutto tempo ti dà fastidio?» chiedo ridendo.
«Non mi prendere in giro, capita a molte persone» dice girando intorno con la sedia.
Mi avvicino andando verso la finestra.
«A me la pioggia piace» dico guardandola.
«Mi rende creativo.. mi ispira sempre nuove canzoni» dico guardando l'erba intorno a casa completamente bagnata.
«Scrivi tu le canzoni che cantate?».
Mi giro e guardo la sua espressione sorpresa.
«Cosa credevi? Che le trovavamo per terra?» chiedo sbuffando.
«Ora parliamo di cose serie» dico.
«Ad esempio, quello che ci guadagnerai da queste ripetizioni» dico continuando a guardare fuori.
Lei si alza e si mette davanti a me coprendomi così la vista del prato.
Alzo lo sguardo sui suoi occhi.
«Non voglio niente di fisico» dice incrociando le braccia.
Cerco di non fissargli le tette mentre parlo.
«È la seconda volta che puntualizzi questa cosa, sei sicura?» chiedo avvicinandomi di più solo per metterla sotto pressione.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, mi mordicchio il labbro tirando fuori il piercing. 
Vedendo il suo sguardo concentrarsi proprio lì mi fa venir voglia di prenderla per il sedere e alzarla, in modo da scoparla contro la finestra.
Prima che possa realizzare il tutto sguscia via.
«Sicurissima» dice tornando a sedersi questa volta sul letto che è ancora sfatto, da come lo guarda sono sicura che muore dalla voglia di mettetelo apposto.
«Bene» dico andando alla mia scrivania, apro il cassetto e dopo aver strappato un pezzo di foglio, scrivo un indirizzo.
Gli passo il bigliettino.
«Ho chiamato questa mattina e ho fatto tutto» dico.
Vorrei essere lì per godermi il momento in cui gli diranno cosa le ho pagato.

Josephine
Mi sistemo i capelli allo specchio. È la terza mattina che devo andare a fare ripetizioni di francese a Axel. 
Gli ho fatto notare ieri, che oggi sarebbe stato lunedì e che sarebbe dovuto andare a scuola e lui mi ha riso in faccia.
Mi ha detto di non preoccuparmi.
Prendo uno dei miei vecchi libri di francese e lo infilo dentro lo zaino insieme al astuccio e qualche foglio bianco. 
Sono indecisa tra un rossetto color ciliegia o quello color pesca lì avvicino entrambi alle mie labbra per vedere quale sta meglio con la mia maglia a maniche lunghe color giallo canarino.
Sto per mettere quello color pesca quando mi arriva un messaggio sul cellulare.
Abbasso lo sguardo.
È Axel.

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