➵ Capitolo 26

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Josephine
Metto l'uovo vicino al bacon nella padella e li guardo aspettando che si cuociano.
Sento una manina afferrarmi la mano che ho lungo il corpo e mi giro per guardare Benji.
«Buongiorno principino» dico rivolta al bambino.
Ho chiesto ad Axel di svegliarlo mentre cucinavo la colazione per entrambi.
«Credo che devi cambiargli il pannolino» dice Axel sedendosi nella sedia vicino al bancone e mettendo il latte nella tazza prima di infilarci una valanga di biscotti dentro.
Giro il bacon e l'uovo.
«Perché non lo hai cambiato tu?».
Lo sento ridere.
Quando mi giro con la fronte aggrottata, smette.
«Ah eri seria» dice spalancando gli occhi.
«Io non faccio queste cose» dice semplicemente.
Arriccio le labbra.
Benjamin si avvicina con passo incerto verso Axel e allunga la mano verso di lui.
«Pepepe» dice di seguito.
«Pepita» gli dice Axel guardandolo.
«Pepita di biscotto» dice di nuovo dandogli un pezzetto di biscotto sulla manina.
Lui grida contento e si gira verso di me facendomelo vedere.
Gli sorrido e lui lo infila in bocca, masticandolo.
«È troppo carino» dico mettendo in un piatto il bacon e l'uovo con l'aggiunta finale di sale.
«I geni non mentono» dice Axel con un ghigno.
«Buongiorno buongiorno» dice Sandy scendendo le scale di corsa infilandosi una collana di pietre rosa intorno al collo.
Vedendomi nella sua cucina si ferma e guarda l'orologio intorno al polso.
«Josephine non ti aspettavo così presto, sono sole le sette del mattino di solito arrivi alle otto» dice sorpresa.
Deglutisco.
Oh oh.
Adesso come glielo spiego?
Cosa ne pensa Axel?
Mi giro per avere un suo supporto. Lui mi sta fissando. Lo guardo cercando di comunicargli di dire lui qualcosa.
«È rimasta a dormire qui» dice Axel senza lasciare nulla all'immaginazione.
Nota personale: non chiedere mai aiuto a Axel nelle situazione complicate.
Ho il cuore che va come un treno mentre guardo la reazione di Sandy.
«Capisco» dice solo.
«Possiamo parlare in privato caro? Josephine tu mangia pure la tua colazione» dice facendomi un sorriso.
Probabilmente so cosa gli vuole dire ma cerco comunque di tenere uno sguardo tranquillo mentre mi siedo dal capo opposto del bancone dov'è Axel e inizio a mangiare.
Axel si alza con un sospiro e va dietro a sua madre, si avvicinano a camera di Benjamin dove si chiudono successivamente dentro.
Cerco di tenere le orecchie aperte per captare pezzi di conversazione anche se è chiaro che Sandy stia sussurrando.
Axel invece ogni tanto se ne esce con qualche frase urlata del tipo 'non mi puoi dire cosa fare'.
Sono abbastanza convinta che stiano parlando di me.
Anche perché credo che se era qualcosa di banale potevano parlarne davanti a me.
Quando escono dalla stanza Sandy ha lo sguardo tagliente e le labbra strette mentre Axel non riesco manco a vederlo in viso che sale le scale diretto probabilmente in camera sua.
«Buona giornata Josephine, mi raccomando con Benjamin..» dice infilandosi una giaccia color panna che è sul divano.
Prende anche una borsetta e ma prima di andarsene, mi guarda con un sorriso diverso dal solito.
«Sei una brava ragazza Josephine, con lui devi andare oltre alle apparenze per capirlo sul serio» dice.
Poi si avvia alla porta ed uscendo la chiude dietro di se.
Perfetto, proprio perfetto.
Quando Axel torna in cucina si è già preparato per uscire, con la giacca addosso e lo zaino in spalla.
Sto per parlare anche se non so davvero cosa dire ma lui mi anticipa.
«Io vado a scuola» dice.
«Te ne vai via così?» chiedo alzandomi in piedi e appoggiando le mani sul bancone.
Lui alza gli occhi al cielo ma mi viene comunque incontro.
Mi prende per la nuca e mi bacia.
Tutti dubbi con questo bacio vengono spazzati via.
Porto una mano tra i suoi capelli e glieli accarezzo un secondo prima che lui mi lasci andare e vada di nuovo verso la porta.
La mia vita credo che sia appena cambiata.
Quando torno a casa sono stanca. Ho pranzato con un veloce panino a casa di Sandy e avrei proprio voglia di un dolcetto alla vaniglia ripieno di cioccolato.
Ma credo mi accontenterò di uno yogurt bianco con un cucchiaio di crema alle nocciole sopra.
Mi siedo sul letto degustando la mia merenda quando mi torna in mente una cosa.
Dopo aver finito il mio yogurt mi alzo e vado nella stanza in fondo all'ultimo piano sulla destra.
È l'unica stanza che non abbiamo riempito ma in compenso la usiamo come magazzino.
Ci sono una decina di scatoloni che non abbiamo ancora aperta, tipo quelli con i vari ninnoli che ci siamo portati via da casa solo perché ci dispiaceva lasciarli ma che ancora non hanno trovato un posto.
Ma tra tutte queste scatole solo una è la mia.
Sopra c'è un nastro con scritto in nero quando sarai pronta.
Lascio andare un sospiro.
Ho fatto questa scatola molti mesi fa.
Quando io e mia madre abbiamo lasciato casa nostra.
Prendo una forbice lasciata vicino a un altro scatolone e taglio via lo scotch.
Apro la scatola e non riesco a trattenere un sorriso.
Dentro c'è la mia vecchia vita con mio padre, i biglietti del cinema di tutti i film horror che abbiamo visto, le foto di quando ero piccola che avevo appese in camera mia, la pallina di Natale con le facce mia, di mia madre e di mio padre fatte a cartone, i biglietti di auguri dei vari compleanni, i lavoretti che ho fatto quando ero al asilo.
C'è tutto.
Quando ho saputo quello che era successo, tutto quello che avevo fatto con lui aveva perso senso nella mia testa.
Non lo sentivo più il mio papà.
Il mio cuore gli vuole ancora bene anche se in questi mesi sono stata dalla parte di mia madre perché cazzo dopotutto odio il fatto che ha rotto la nostra famiglia.
Perché lo ha dovuto fare?
Sul lato destro della scatola tiro fuori la lettera che mi ha lasciato per il mio compleanno che non ho voluto leggere.
Ora sono pronta a farlo.
Tiro fuori la lettera e leggo:

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