➵ Capitolo 13

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Josephine
1 novembre 
È stata una giornata abbastanza noiosa, sono andata a letto che in realtà non ero manco stanca, così mi sono messa a riflettere su ieri sera. 
La strana reazione che ha avuto Giselle alla casa stregata.
Derek e Giselle non hanno parlato in macchina e anche quando siamo arrivati davanti a casa di lei non si sono detti manco ciao.
Ho provato a fermare Giselle ma il tempo che sono uscita dalla macchina lei aveva già chiuso la porta di casa dietro di se.
Si, è stata una serata particolare.
Per non parlare di Axel.
Schiaccio la faccia sul cuscino, trattengo un urletto.
Lui non è il ragazzo adatto a me. Siamo diversi in molte cose e ci scontriamo di continuo.
Lui cosa mi potrebbe offrire?
Una scopata quando gli va? Anche no.
Mi sto creando dei pensieri inutili, lui non mi vede in quel senso. Questo è uno dei motivi per cui non sono rimasta con lui ieri sera, avremmo peggiorato la situazione.
Oggi pomeriggio ho passato sulle pareti di camera mia la vernice e si sente ancora l'odore anche se ho la finestra aperta.
Ad un certo punto credo che ormai siano passate le due di notte quando mi addormento ma vengo svegliata da dei rumori.
Spalanco gli occhi. 
Dove ho messo i sonniferi? 
Ormai è da qualche settimana che se dovessi sentire qualche rumore molesto risolvo con un sonnifero leggero.
Allungo il braccio verso il comodino quando sento un: sìì.
Come?
Mi alzo e vado alla finestra.
La scena davanti a me mi fa rimanere con la bocca aperta.
Mi viene il dubbio che stia sognando.
«Più forte Axel».
Okay, non ho dubbi.
Axel sta scopando una ragazza contro la finestra aperta della sua camera.
Lei ha le tette al vento e i capelli scuri stretti intorno al polso di Axel. 
Lei non si trattiene per nulla nel gemere senza sosta, lui è più discreto se così si può dire. 
È la seconda volta che lo vedo/sento fare sesso.
Sta diventando snervante.
È un continuo disturbo alla quiete pubblica.
«Vuoi guardare ancora per molto Josephine?» urla Axel.
Sbuffo facendogli il dito medio chiudo la finestra.
Che nervoso!
Non credo che per togliermi questa scena dal cervello mi basti un sonnifero.

Axel
2 novembre
Sì, lo ammetto sono stato un po' uno stronzo ieri sera a scopare quella ragazza proprio sulla finestra.
Ma non ho resistito.
Ho notato la sua finestra aperta quando sono tornato a casa con Candace e allora ho avuto questa idea fantastica.
Quando l'ho vista in pigiama e mezza assonata che guardava fuori in cerca della fonte del rumore, ho sorriso.
Mi sono accanito sul collo della ragazza in un improvviso scatto di eccitazione, spingendo sempre più forte dentro di lei.
Quando sono tornato a dare unocchiata alla finestra, lei era ancora lì con la bocca aperta.
Scioccata la ragazzina?
A distrarmi dai miei pensieri è il pianto di Benjamin che mi fa alzare gli occhi al cielo.
Mia madre è andata a fare la spesa e lo ha lasciato a casa con me.
Le ho detto di chiedere a Josephine di badare a lui, ma lei ha detto che era impegnata e non poteva.
Si, certo. Vuole solo evitarmi dopo ieri sera.
Esco da camera mia e scendo le scale diretto in camera sua.
Lo trovo nel suo lettino che piange a dirotto.
Se ha il pannolino sporco io non glielo cambio.
Lo alzo e noto che è un po' bagnaticcio come di sudore.
La tutina gli sta larga che mi scivola leggermente dalle mani, saldo la presa e lo porto al petto.
«Cosa vuoi?» gli chiedo.
Lui mi fissa con gli occhi rossi e il labbro tremolante.
Mi guardo intorno e notando il suo biberon vuoto lo prendo e lo vado a riempire d'acqua in cucina.
Qualcuno suona al campanello.
Alzo gli occhi al cielo. 
Merda, mi sono dimenticato che oggi doveva venire Derek per fare una relazione di storia. 
Lascio il biberon sul mobile della cucina e vado a lasciare Benjamin apparentemente più tranquillo dentro il suo boxe. 
Apro a Derek.
«Ehi» dico.
Lui mi porge il pugno ed io lo batto sul suo.
«Come va?» chiede entrando in casa.
I capelli neri di Derek sono scompigliati come di solito sono quando ritorna da una serata con Giselle. 
«Bene e tu?» chiedo.
Lui scrolla le spalle guardandomi.
«Giselle?» chiedo.
Lui scuote la testa.
«Non avete più parlato?» chiedo.
Lui sbuffa scostando lo sguardo.
«Lasciamo perdere il discorso» dice.
Va verso le scale ed io lo seguo.
«Hai già deciso quale tra le due opzioni di ricerca fare?» mi chiede.
Rido.
«Perché abbiamo un opzione?».
Ride anche lui buttando lo zaino per terra e sedendosi sulla sedia girevole mentre io mi sdraio incrociando le gambe sul letto.
«Una penna?» chiede prendo un quaderno dal suo zaino.
«Devi comprarti un astuccio» dico.
Anche se in realtà manco io ho un astuccio.
Ho delle penne qua e là e molte volte a scuole le chiedo a qualcuno.
«Dai dove sono le tue?».
«Cassetto della scrivania».
Apre il primo cassetto.
«Non quello» dico alzandomi.
Lui fissa il giornale che c'è dentro e lo tira fuori leggendo di Pitt e della Nash bones.
«Cos'è?» chiede.
«Niente» dico togliendoglielo dalle mani e rinfilandole dentro, sopra al fascicolo con le mie ultime ricerche.
Ancora non ho capito che famiglia sta comandando la Nash bones. Sarà una qualche famiglia influente?
Devo trovare anche informazioni, infatti credo che tornerò da Pitt in carcere.
Sono pronto a offrirgli dei soldi per sapere anche solo il cognome di sti stronzi.
Derek mi fissa.
«Conoscevi quel tizio?» chiede.
Scrollo le spalle senza guardarlo.
«Dai facciamo questa ricerca» dico aprendo il secondo cassetto e tornare fuori una penna nera e buttandola sulla scrivania.
Torno a sdraiarmi sul letto.

Josephine
Stamattina sono stanca e irritata. Ma ho deciso lo stesso di andare all'indirizzo che mi ha dato Axel in cambio delle ripetizioni.
Non so davvero perché lo sto facendo.
Ma voglio capire cosa mi ha pagato.
Ho preso un taxi per arrivare a questo indirizzo in centro, ho dovuto tristemente dire di no a Sandy quando mi ha chiesto se potevo badare a Benjamin perché ormai ero per strada.
Quando scendo vedo uninsegna rossa e bianca con scritto Life Dance. Aggrotto la fronte.
Mi ha pagato un corso di danza?
Quella sera in quel locale dove ballavo sul cubo, lui mi ha vista e notata sul serio.
Ha capito dalle mie parole quanto tenessi imparare a ballare e mi ha regalato un corso.
Fosse un altro ragazzo probabilmente gli avrei mandato un bel messaggio ringraziandolo. Ma Axel non lo apprezzerebbe.
Quindi facendo un respiro profondo entro nella struttura.
C'è una ragazza dietro a una scrivania che sta masticando rumorosamente una chewing-gum e sta digitando frettolosamente un messaggio sul cellulare.
«Buongiorno» dico per attirare la sua attenzione.
Non sono esattamente vestita per un corso di danza.
Ho una maglia rosa antico aderente e dei jeans. 
Lei alza lo sguardo su di me.
«Vuole prenotare un corso?» chiede aprendo un agenda davanti a lei e iniziandola a sfogliare.
«Abbiamo ancora dei posti per il corso di salsa di mercoledì» dice prendendo una matita in mano.
«Oh no, in realtà dovrei avere un corso pagato» dico.
Lei prende un'altra agenda da un cassetto della scrivania.
«A nome?».
Inizia a tirare fuori dei plichetti che sembrano dei coupon per ogni corso.
«Petersson?».
«Nessuna Petersson» dice scuotendo la testa.
Divento rossa.
Forse ho sbagliato posto.
Magari era il negozio di vestiti qui affianco.
«Clark?» chiedo come ultima spiaggia.
Lei alza lo sguardo per guardarmi ma cerca comunque Clark.
«Si c'è» dice.
Prende un plichetto rosa e ci scrive sopra qualcosa.
«Hanno già pagato deve solo prendere questi foglietti, ad ogni lezioni l'istruttore ne strapperà uno, sono state pagate dieci lezioni in seguito se vorrà continuare lo deve dire a me e le procurerò un altro plichetto» dice cortese passandomelo.
Lo prendo ma noto che non c'è scritto niente su che corso dovrò fare. 
Probabilmente posso decidere io. 
Ma ho notato che ci sono diversi plichetti di diversi colori, posso immaginare che ogni colore sia associato a un corso di danza diverso.
«Posso decidere io che corso fare?» chiedo conferma.
Lei aggrotta la fronte.
«No le è stato pagato un corso specifico non rimborsale o modificabile» dice.
Deglutisco.
«Che tipo di corso?».
«Pole dance» dice la ragazza.
Mai come in questo momento vorrei che il pavimento mi risucchiasse e mi portasse negli abissi con se.
Che brutto figlio di puttana!
Questa me la paga.
Gliela faccio vedere io la danza intorno al palo!

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