Josephine
Mick ha rovinato la vita di Axel in che modo?
Alza lo sguardo e mi guarda fissa per un secondo.
«Sei proprio carina ora» dice con voce roca.
Deglutisco.
Se inizia a fare così non so quanto riuscirò ad essere forte e a non resistergli.
«Rispondimi Axel» dico.
Quando si alza faccio un passo indietro.
No, non può vincere lui.
Gli ho fatto un terzo delle domande che ho in mente.
Un passo in avanti per lui, uno indietro per me.
Ridacchia.
«Stai scappando da me, Sunshine».
«Non voglio lasciarmi ammaliare» dico bevendo un altro sorso di birra.
Lui fa un passo lungo e mi stringe al suo petto con un braccio ma io mi divincolo e per sbaglio verso un po' di birra sul suo petto coperto dalla maglietta.
Spalanco gli occhi.
«Scusa cavoli, non l'ho fatto apposta» dico portandomi la mano libera alla bocca.
Mi viene quasi da ridere ma cerco di evitare.
Alza lo sguardo su di me.
Il suo sguardo ora è diverso.
«Certo, non l'hai fatto apposta» dice annuendo.
Si passa una mano sulla mascella prima di prendermi la bottiglia dalla mano e versandomene un sorso sulla maglia.
La birra fredda mi scende dal seno sulla pancia arrivando all'orlo della gonna.
Spalanco la bocca.
Brutto bastardo.
«Adesso siamo pari» sussurra passandomi un dito lunga la linea bagnata sulla mia maglia mentre porta la birra alla bocca e ne beve un sorso.
Gli do uno schiaffetto sulla mano anche perché mi è passata una scossa elettrica dove mi ha toccata.
«È la mia birra» dico riprendendogliela di mano.
Anche perché credo che due birre lo abbiano portato già a essere abbastanza stordito.
Torna verso il divanetto e prende un'altra birra, la stappa e ne beve un sorso.
«Mi piace il tuo reggiseno» dice fissandomi il seno che traspare dalla maglia bagnata.
Inarco un sopracciglio.
Mi tocco la maglia con la punta delle dita.
«Adesso siamo entrambi bagnati e appiccicosi» dico.
«Devo essere sincero non pensavo sarebbe successo così presto» dice allusivo.
Lo fulmino con lo sguardo.
«Rubiamo dei vestiti» dice prendendo dall'appendino affianco a lui un pantalone e mostrandomelo.
«Non c'è la fai proprio a fare qualcosa di legale?» chiedo inclinando la testa.
«Suonare con la mia band è legale» dice.
Alzo gli occhi al cielo.
«Facciamo un gioco» ordina.
«No» dico secca andando verso un alto stand e prendendo una maglia rossa che mi sembra carina.
«Devi essere un po' più avventurosa» dice dietro di me.
«I codardi..» inizia a dire ma mi giro di scatto facendolo fermare da quello che stava per dire.
Stava per dire 'i codardi non piacciono a nessuno'.
Me lo ripetevano fin da piccola.
Ma che ci vuoi fare?
C'è a chi piace salire sugli alberi e chi semplicemente guardarli dal basso.
«Okay esponi questo gioco» dico incrociando le braccia.
«Io sceglierò i vestiti che ti devi mettere e tu li sceglierai per me» dice indicandoci.
«Non ti piacciono proprio i miei vestiti?» chiedo sospirando.
«Questa gonna mi piace» dice con un sorriso.
Spalanco la bocca. Abbassando gli occhi sulla mini gonna che ha scelto lui poco fa.
Che gran coglione.
«Okay, ma che siano vestiti» dico.
Lui mi fissa.
«Non solo biancheria intima» preciso.
Lui fa un mezzo sorriso.
«Sono sicuro che quello che sceglierò per te ti piacerà molto».
Sono già preoccupata.
«C'è una condizione» dico alzando un dito.
Lui aggrotta la fronte.
«Mi sembri una maestrina» dice e io abbasso la mano.
«Mi devi parlare del tuo rapporto con Mick e del gruppo di cui fate parte» dico.
«Io non faccio più parte di nessun gruppo» dice scuotendo la testa e girandosi le spalle e andandosene.
«Vado a scegliere i vestiti» dice senza degnarmi più di nessuna spiegazione.
Faccio un lungo respiro e vado verso il reparto maschile.
Mi siedo sul divanetto vicino a Axel.
Per lui ho scelto una camicia azzurra classica abbinata a dei pantaloni crema con una cintura blu.
Axel vestito elegante è sexy quanto Axel vestito da cattivo ragazzo.
Quando ha visto cosa ho scelto per lui ha scosso la testa esclamando un 'lo sapevo' ed io gli ho fatto un enorme sorriso.
Quando ho visto il mini abito rosso nelle sue mani mi si sono imporporato le guance.
Tette e culo al vento, favoloso.
«Come ha fatto Mick a rovinarti la vita?» chiedo di getto.
Non ho sicuramente lasciato andare il discorso.
Anche se il suo sguardo è praticamente sempre sulle mie gambe e non sui miei occhi credo di avere la sua attenzione.
«Birra?» chiede abbassandosi per prendere una birra dal pavimento. Annuisco.
Ne prende una per se e una per me.
«Allora..» dice rigirandosi la bevanda tra le mani.
«Non mi va di parlarne» dice tenendo la testa bassa. È evidente che si sente a disagio.
È forse la prima volta che lo vedo così vulnerabile e sensibile.
Questa cosa mi rende ancora più curiosa.
Le mani mi prudono dalla voglia che ho di scrivere a Mick e chiedere direttamente a lui cosa diavolo è successo tra loro.
«Lo sai che puoi fidarti di me» sussurro.
Lui alza lo sguardo e mi fissa senza dire niente.
«Tu ci sei stata insieme?» chiede cambiando argomento.
Spalanco leggermente la bocca.
Ha spostato l'attenzione sul mio rapporto con Mick.
Bella mossa.
Sposto i capelli dietro l'orecchio.
«Sì, ci sono stata insieme due anni e due mesi» dico sincera.
Tiene ancora lo sguardo su di me.
Sta pensando a qualcosa ma non riesco a capire cosa.
«Perché vi siete lasciati?».
Stringo le labbra lasciando tra noi trenta secondi di silenzio.
«Perché non mi soddisfava sessualmente» dico guardandolo dritto negli occhi.
Cerco di rimanere seria nonostante la sua espressione diventa stupita e allo stesso tempo scura.
«Non ti dava piacere?» chiede con voce roca non distogliendo lo sguardo da me neanche un secondo.
Io annuisco sostenendo il suo sguardo.
Allora fine scoppia a ridere e distoglie lo sguardo.
«Porca puttana Josephine» dice passandosi una mano sui capelli evitando ora il mio sgaurdo.
«Ci hai messo due anni per capire che il suo pisello non ti piaceva ma che cazzo non può essere vero» dice scuotendo la testa.
Io gli sorrido facendo una piccola risata.
Si rigira verso di me.
«Infatti era una bugia volevo vedere la tua reazione a quelle parole» dico stringendo le labbra per non sorridere come una bambina.
Il suo sorriso si smonta.
Mi porta le mani sulla pancia e inizia a farmi il solletico e io inizio a ridere come una pazza buttando la testa indietro.
«Sei una stronzetta imbrogliona, ed io che pensavo che non vedevo l'ora di farti provare un orgasmo vero» dice continuavano a farmi il solletico.
Il mio cuore a sentire quelle parole va più veloce e mi passa una sensazione calda in tutto il corpo.
Solo con delle stupide parole mi ha fatto toccare le stelle.
«Perché tu sei un vero maschio eh?» gli dico portando le mani sul suo collo e solleticandolo.
Inizia a ridere anche lui.
Poi mi prende le mani e me le blocca dietro alla schiena tenendomi stretta al suo petto.
I nostri respiri, che cercano di riprendere il fiato dopo le risate, si mescolano.
«Dimmi la verità» dice.
«Mi mentiva, mi diceva bugie di continuo soprattutto nel ultimo periodo al che io non ce l'ho fatta più e l'ho lasciato» dico seria.
«Ti tradiva?».
«Non credo che sia per quello che mentiva, quando stavamo insieme i primi mesi era il ragazzo perfetto, mi trattava da principessa e rendeva anche un semplice pomeriggio insieme unico poi dopo un anno è cambiato, ha iniziato a riempirsi di tatuaggi anche in punti del corpo che aveva detto che non li avrebbe mai fatti, è cambiato drasticamente» dico ricordando tutti quei mesi in cui mi addormentavo chiedendomi cosa gli stava succedendo e che se queste cambiamento lo avrebbe portato a non amarmi più.
Solo che questo suo cambiamento ha portato me a non amarlo più.
«Non credi che forse mentiva per proteggerti?».
«Proteggermi da che cosa?».
Secondo me Axel sa più di quello che lascia trasparire.
Devo chiedergli assolutamente di questa Nash bones.
Mi lascia andare ma io di certo non voglio lasciare cadere l'argomento.
«Rispondimi Axel» dico seria incrociando le braccia leggermente indolenzite per la posizione di prima.
Bevo un sorso di birra senza rispondermi.
Axel odia le bugie così preferisce non rispondere piuttosto che mentire.
«Qualcosa di illegale vero? Di cui facevi parte anche tu» dico.
Lui alza di scatto lo sguardo su di me.
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Non mi hai dato alternative
RomanceJosephine è la quiete. Axel è la tempesta. Josephine da un appartamento a Nashville si trasferisce nelle casette a schiera di Memphis, sempre in Tennessee, dopo che sua madre ha completato le pratiche di divorzio da suo padre. Mentre si trova in g...