➵ Capitolo 10

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Josephine
Ormai sono passate due settimane da quel venerdì sera, dove Axel si è dimostrato diverso da come pensavo.
Vorrei collegare tutti i pezzi della sua vita per conoscerlo meglio, partendo da quel mattone che ha rotto la finestra di casa sua.
Ma forse è meglio che non mi infili in qualcosa di più grande di me che puzza di illegale a distanza di un chilometro.
Non ci siamo visti spesso in questi giorni.
Sandy è molto carina e gentile, mi paga ogni settimana in base alle ore che passo con Benjamin.
Mi piace sempre di più questo bimbetto.
Ogni giorno noto un nuovo comportamento e cresce così in fretta.
Ormai ha poco più di dieci mesi. In questi giorni sto già pensando a che regalo fargli per quando compirà un anno.
Ho notato che in camera sua non c'è un quadretto con il suo nome, il giorno in cui è nato, il peso, l'altezza.
Sarebbe carino se lo avesse.
Io il mio ce l'ho ancora.
Okay, non in bella vista ma in una delle scatole che abbiamo messo in una delle stanze ancora vuote al secondo piano.
Mentre sto tagliando delle patate da cuocere per il pranzo sento la porta di casa aprirsi e poi sbattere.
Giro la testa facendo muovere la treccia che avevo sulla spalla dietro la schiena.
Axel entra in casa come una furia e senza manco salutarmi va dritto verso le scale probabilmente rintanandosi in camera sua.
Sento poco dopo il pianto stridulo di Benjamin.
Alzo gli occhi al soffitto. 
Quel furbone di Axel ha svegliato Benji.
Mi lavo le mani e vado a calmare il piccolo. 
Dopo aver giocato un po' con i pupazzetti che ha dentro la culla, le palpebre di Benjamin iniziano ad abbassarsi e si addormenta di nuovo abbracciato al pupazzetto a forma di elefante.
Lascio la porta aperta in modo da sentirlo se si dovesse svegliare e vado al piano di sopra.
Chiederò ad Axel se pranza con me e suo fratello e poi me ne torno a cucinare.
Non gli chiederò perché è irritato, non sono assolutamente affari miei, ma sono super curiosa!
Busso alla sua porta e aspetto che mi inviti ad entrare.
Non sento risposta ma apro lo stesso la porta.
Ma camera sua è vuota. 
Perfetto.
Sento dei colpi ripetuti e mi concentro su quelli.
Arrivo davanti a una porta chiusa e la apro. 
Trovo Axel che tira pugni a un sacco da boxe nero.
È senza maglia e non si ferma manco quando sente la mia presenza. I suoi muscoli si tendono ad ogni stoccata sul sacco.
«Vuoi guardare e basta?» mi chiede ad un certo punto senza guardarmi.
Incrocio le braccia.
«Sei agitato» dico.
«Che osservatrice» dice ironico, girandosi finalmente per guardarmi.
Si toglie i guantoni e li butta per terra.
Si avvicina a un piccolo mini-frigo e tira fuori una bottiglietta d'acqua.
Ne beve un sorso.
«Cosa vuoi?» chiede guardandomi dallalto verso il basso.
Anch'io lo guardo, fermandomi forse troppo a scrutare i suoi addominali.
Due settimane fa avevo le mani proprio lì quando eravamo sulla moto.
«Pranzi a casa?» chiedo portandomi la treccia su una spalla e appoggiando la schiena al muro.
Lui scrolla le spalle.
«Non ho fame» dice tornando a mettersi i guantoni.
«È inutile che covi rabbia in questo modo» dico di getto.
Lui mi guarda e poi ride guardando per terra.
«Dovresti parlarne» dico tranquilla.
Dopo essersi infilato i guantoni sbatte pugno contro pugno. 
«Preferisco sfogarmi diversamente» dice sbattendo prima un pugno poi l'altro contro il saccone.
«Sono ancora qui» dico indignata.
Mi sposto in modo da mettermi davanti ai suoi occhi.
«Si lo vedo, ma dovresti essere di sotto con Benjamin» dice continuando con i suoi pugni.
La pelle liscia del suo petto inizia a imperlarsi di sudore e io lo fisso spudoratamente.
«Prima mi dici perché sei cosi incazzato.. magari posso aiutarti» dico anche se con titubanza.
Non mi sembra che voglia farsi aiutare, ma ci posso sempre provare.
«Non mi puoi aiutare» dice dando un pugno così forte da far muovere il sacco in modo pericolo verso di me.
Il mio cuore va più veloce, sono leggermente spaventata.
«Sei un idiota» dico passandogli accanto ed uscendo dalla porta.
Sento le guance in fiamma per la rabbia mentre scendo le scale per andare da Benjamin. 
Cosa credevo che fossimo amici?
Che stupida che sono stata.
Lui non sarà mai un mio amico.

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