Axel
Infatti come sospettavo la giornata è stata pesante. Derek mi viene vicino mentre sto infilando l'ultimo libro della lezione nell'armadietto.
«Com'è andato il test di spagnolo?» chiede.
Lascio andare uno sbuffo.
Quella troia di Lindsay Cook mi si è messa vicina a spagnolo e mi continuava a toccare il pacco per tutta la verifica, perché qualche giorno fa me lo sono portato a letto e da quel giorno si è fatta strane idee.
Ovviamente la signorina Gomez se ne è accorta e mi ha mandato dal presente sussurrandomi in spagnolo deberías estudiar hoy.
Si è ingelosita di una ragazzina, non pensavo fosse così possessiva, diamine!
Dopo che sono uscito dal preside ero nero di rabbia, mi voleva sospendere ma io ho cercato di spiegare che ero innocente ma ovviamente non potevo dire che era stata Lindsay, sua figlia, la colpevole così sono stato zitto.
«Di merda» dico. Derek non segue spagnolo come seconda lingua ma francese e quindi non ha avuto il test.
«Giselle mi ha detto che le sembrava facile» dice accennando alla sua ragazza.
Chiudo l'armadietto.
«Non ne dubito, la signorina Gomez non può usare tutte le sue capacità intellettive in un test solo» dico crudele.
Lui ridacchia.
«Dove vai?» chiede, notando che non ho preso i libri per la prossima lezione.
«A casa».
In realtà casa mia è anche peggio della scuola quindi girerò un po' in moto.
«Oggi pomeriggio abbiamo le prove da Reed?» chiede.
«Io non posso».
«Axel cazzo! Lo avevamo deciso la settimana scorsa» dice scontroso.
Alzo gli occhi al cielo.
«Ho degli impegni».
«Tuo fratello?» chiede scrutandomi in volto.
Mi giro e lo guardo negli occhi, sono grigi e freddi come sempre, in contrasto con i capelli neri tirati indietro sulla nuca. Derek è il mio migliore amico ma certe cose non le si dicono manco alle persone più fidate.
«No» dico e me ne vado.Alla sera quando torno a casa sono stanchissimo. Andare in moto da Memphis a Nashville è lunga, ma come al solito mi è servito a poco e niente. Non ho avuto le informazioni che mi servivano.
In compenso ho scritto a Lindsay che mi deve una scopata e lei è stata così carina da mettermi in cima ai suoi impegni e mi ha promesso di essere qui sta sera tardi.
La aspetto davanti a casa, quando ormai mia madre e Benjamin stanno dormendo. Ho notato che nella casa affianco dove abitavano dei canadesi, ci si è stabilità un'altra famiglia.
Non l'ho ancora visti, ma non è che me ne importa poi tanto prima o poi li vedrò.
Noto un taxi fermarsi davanti a casa mia e scuoto la testa. Lindsay è una ragazzina viziata che va in giro rigorosamente solo in taxi, suo padre è il preside della scuola e di conseguenza lei ha il diploma assicurato e le domande di iscrizione ai migliori college d'America già pronte.
I suoi capelli biondi evidentemente tinti in contrasto con le sopracciglia più scuri che le arrivano al sedere ondeggiano mentre mi viene incontro, sbatte le sue lunghe ciglia anch'esse palesemente rifatte e mi sorride.
«Lindsay» dico facendole spazio per entrate in casa.
Lei si lecca le labbra laccate di rosso fuoco.
«Axel» dice entrando.
«Sono contenta che mi hai chiesto di venire» dice passando le mani sul mio collo. La prendo per i fianchi e la deposito sul bancone da cucina, lei spinge le mani indietro facendo cadere qualcosa di cui non mi importa niente.
«Mi vuoi prendere qui? Perché a me va bene» dice allargando le gambe.
Porto lo sguardo sulle scale.
La prendo per un braccio in modo rude inizio a salire le scale che portano in camera mia.
«Sei arrabbiato?» chiede. Stringo la mascella.
«Sì» dico.
La porto in camera e chiudo la porta della mia camera a chiave. Si porta le mani sui fianchi.
«Per quella cosa che ho cercato di farti durante spagnolo, lo sai che mi piace toccarti» dice e si avvicina ma la spingo e lei sbatte la gamba contro la sedia facendola strusciare sul pavimento.
«Fai l'aggressivo?» chiede inarcando un sopracciglio scuro.
«Perché mi sto eccitando» dice tornando all'attacco e provando a baciarmi. La spingo di nuovo e lei va addosso al letto facendo un rumore stridulo.
«Axel scopami» dice sbattendo il tacco sul pavimento di legno.
La guardo godendo nel vederla attendermi. Alla fine le vado incontro e la colgo di sorpresa buttandola sul letto e caccia un urletto. Le tappo subito la bocca rimanendo sollevato su di lei.
«Lindsay stai zitta o ti dovrò imbavagliare» dico.
Lei geme.
«Fallo ti prego» dice eccitata alzandosi i seni verso il mio petto. Mi abbraccia e la prendo per i capelli attirando la sua bocca sulla mia, la bacio in maniera aggressivo come vuole lei.
Poi inizio a tirare giù la zip dietro al suo vestito azzurro e girandola la metto a carponi.
«Ti voglio così» dico spegnendo la luce e allo stesso tempo anche il cervello.
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Non mi hai dato alternative
RomanceJosephine è la quiete. Axel è la tempesta. Josephine da un appartamento a Nashville si trasferisce nelle casette a schiera di Memphis, sempre in Tennessee, dopo che sua madre ha completato le pratiche di divorzio da suo padre. Mentre si trova in g...