➵ Capitolo 23

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Axel
«Fai strage di cuori» dico per prenderla in giro.
Appena mi vede le muore il sorriso sulle labbra.
«Cosa vuoi Axel?».
«Ti sei già dimenticata di palle mosce?» chiedo.
Lei aggrotta la fronte non capendo.
«Chi?».
«Christian Davidson».
Alza gli occhi al cielo.
«Non ci siamo più sentiti ma comunque non sono affari tuoi» dice facendo una smorfia mentre io faccio un mezzo sorriso, felice che quel idiota si sia fatto da parte.
«Sei veloce, prima Christian poi un piccolo siparietto con me e adesso Ronny ma ti avverto abita un po' lontano..» dico.
«Smettila» mi sussurra incrociando le braccia e avvicinandosi a me.
«Non mi puoi giudicare, sei tu che il minuto prima eri a letto con me e il minuto dopo ti stavi facendo fare un pompino da un'altra» dice irritata.
«Ti sbagli, non mi sono fatto fare solo una pompino» dico portando una mano al suo mento ma lei si scosta subito facendomi ridere.
È arrabbiata.
«Anche se parlo con un ragazzo non sono come te che pensa subito al sesso» dice schifata squadrandomi.
«Eccomi» dice Ronny passando un drink a Josephine mentre il suo se lo porta alla bocca per berne un sorso.
«Di cosa stavate parlando?» chiede Ronny guardandoci.
«Ti cercava Marcus» dico a Ronny tenendo lo sguardo su Josephine. Mi sto divertendo non voglio finire qui la conversazione.
«Ah okay, allora lo raggiungo» dice.
«Posso venire con te?» chiede Josephine toccandogli un braccio. Assottiglio gli occhi.
«Non volevi fare un giro della casa?» chiedo.
Lei scuote la testa per non darmela vinta.
«Sto bene dove sono».
«Tranquilla Josie vai con Axel, probabilmente Marcus mi vorrà reclutare per prendere la torta» dice facendole l'occhiolino e andandosene.
Sorrido ormai rimasti soli.
«Forse non gli interessi così tanto» dico facendo un finto broncio.
Lei sbuffa e si allontana ma la inseguo.
«Dove vuoi andare? Vuoi vedere il piano superiore?» dico prendendola per il braccio e tirandola verso le scale.
«No con te non voglio vedere niente» dice cercando di svincolarsi.
La fermo sbattermela al petto, occhi negli occhi.
«Senti, sto cercando di essere civile dopo il nostro ultimo incontro lasciami fare» dico quasi ringhiando.
«Se non mi tocchi, ti seguirò» dice dopo un secondo di silenzio.
Mi allontano, per ora.
Salgo le scale con lei al seguito. Derek e Marcus hanno vietato il terzo piano a tutti gli ospiti e per sicurezza hanno chiuso tutte le porte.
Mi avvicino allo schermo touch subito dopo le scale sul lato destro e apro la stanza che mi interessa. La casa di Derek è molto tecnologica e tutte le porte sono collegate ad una centralina unica dove si deve mettere il codice per aprirle. Derek ci ha dato i codici di alcune stanze interessanti, ma non di tutte.
Mi avvicino alla porta infondo al corridoio a destra.
«Derek ha una casa molto particolare» dice Josephine dietro di me seguendomi.
«Suo padre è un ingegnere informatico che guadagna una barcata di dollari al minuto» dico.
«Si vede» dice giungendo davanti alla porta che non ha la maniglia. Schiaccio un tasto bianco vicino alla porta e spunta la maniglia che prima era nascosta.
La tiro e apro la porta.
Vorrei gustarmi la faccia sorpresa di Josephine ma purtroppo non posso dato che devo accendere le luci e il suono.
Sì, esatto il suono.
Lo schermo infondo alla stanza si illumina e spunta un passaggio subacqueo compreso di suoni di balena in sottofondo che vengono fuori dalle casse sul soffitto.
Mi giro e lei che è ancora fuori dalla porta ha la bocca spalancata mentre gli occhi sbattono all'impazzata.
«Entri o no?».
«Cos'è questa stanza?».
«La prima volta che dovevamo suonare in pubblico, eravamo tutti molto tesi e così Derek ha deciso di mostrarci questa stanza per rilassarci» dico.
Lei fa un passo ed entra nella stanza molto incuriosita.
Chiudo la porta così la luce del corridoio non ci disturba.
La stanza é colorata di blu con delle luci regolabili mentre il suono delle balene ci culla.
Le immagini che si susseguono sono fantastiche.
Nella stanza oltre allo schermo, dal lato opposto della porta, c'è un materasso ad acqua a sinistra e dei pouf sul davanti.
«È meraviglioso» dice Josephine.
Le sorrido giocoso avvicinandomi senza toccarla.
«Visto che hai fatto bene a seguirmi».
«Non sempre seguirti porta a cose buone».
Mi porto una mano al petto e faccio finta di sentire dolore.
«Che duro colpo» dico scherzando.
«Non ti piaceva quando ti..» ma lei mi ferma.
«Non continuare Axel» dice scocciata e vedo che ha gli occhi lucidi.
Okay, non continuo.
Mi siedo sul materasso gonfiabile.
«Vuoi rimanere in piedi o ti siedi?» chiedo.
Lei fa finta di non sentirmi.
«Prometto che non mordo» dico.
«Tu non mordi solo con i denti» dice piccata.
Sorrido.
Stronzetta.
Mi piace la sua malizia.
Si siede su il pouf più lontano da me, la sua totale attenzione è per lo schermo.
Quando la vedo chiudere gli occhi mi concedo di guardarla meglio.
Assaporare con gli occhi i contorni del suo viso delicato, i suoi capelli acconciati per l'occasione e l'abito elegante che completa il tutto.
La mia unica voglia è di lasciarla vestita di sola pelle e assaggiare le sue labbra ancora e ancora.
Mi incanta non facendo nulla, prendendo tutta la mia energia.
Ad un certo punto la stanza cala nel silenzio e nell'oscurità.
«E ora?» chiede.
Prendo il telecomando e schiaccio uno dei dieci tasti di cui è fornito. Davanti a nostri occhi si presenta un paesaggio invernale con tanto di chalet innevati ad accompagnare il tutto c'è una soave canzone in sottofondo quasi natalizia.
Butto di nuovo il telecomando da un lato e mi avvicino a Josephine che guarda attentamente lo schermo.
Vorrei avere io l'attenzione che da per quel coso!
Non avrei mai creduto di essere geloso di un fottuto schermo.
«Mi è venuto quasi freddo a vedere queste immagini» dice Josephine stringendosi le braccia intorno al corpo.
Sorrido.
«Posso risolvere io questo problema» dico alzandomi.
Lei sposta lo sguardo su di me come se fossi un animale pericoloso.
«Non è necessario» dice schiarendosi la gola e cercando di apparire tranquilla ma so che è agitata.
Le interesso ma non vuole cedere.
Lei vuole o tutto o niente.
«Perché non vivi il momento? Che problema c'è ogni tanto a lasciarsi andare?» dico aprendo la braccia.
Lei mi guarda.
«Non è questo il punto è con te mi sono già lasciata andare abbastanza».
«Tu intendi quei giochetti che abbiamo fatto?» chiedo ridendo.
«Il sesso è lasciarsi andare, quello non è niente» dico.
«Se non ti avessi visto il giorno dopo con le labbra di un'altra addosso forse te lo avrei lasciato anche fare, peccato che oltre ai pochi minuti di piacere tu non possa offrire nient'altro» dice amareggiata.
Abbasso lo sguardo.
Ha ragione, non ho molto da offrirle finché non farò chiarezza nella mia vita. Finché non metterò la scritta fine a un pezzo della mia vita, lei è di troppo.
Mi distrarrebbe soltanto da quello che voglio fare.
Annuisco scocciato.
«Esatto» dico.
«Sono bravo solo a rendere una serata noiosa in una piena di passione, non prometto niente a nessuna e nessuna si illude».
Il suo sguardo si fa buio.
Tieni gli occhi bassi e quando li rialza mi trasmette freddezza.
«Stai dicendo che io mi sono illusa?» chiede.
Si alza in piedi e nessuno dei due fa più caso allo schermo.
Aspetta una mia risposta, io infatti le sto per rispondere che non è esattamente quello che ho detto ma mi vibra il cellulare ripetutamente in tasca così lo prendo.

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