➵ Capitolo 22

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18 novembre.
Josephine
Quando mi sveglio mi rendo conto che accanto a me non c'è più Axel. Muovo le gambe e sento solo il freddo delle lenzuola.
Se n'è andato da un po'.
Non mi piace che se ne sia andato senza salutarmi.
Ma non è la prima volta, ma dato che oggi è lunedì magari doveva andare a scuola. 
Mi avvicino alla finestra e tirando le tende guardo fuori.
La finestra di Axel non solo è aperta ma si vede che dietro alla tende c'è qualcuno.
Aspetto e rimango a guardare.
Dopo un minuto lascio perdere.
Sembro una psicopatica per nulla, sarà sua madre che mette in ordine il casino di Axel.
Mi metto una giacchetta e vado di sotto a farmi un caffè-latte.
Me ne verso una tazza generosa e prendo una manciata di biscotti tornandomene in camera per scrivere un messaggio a Axel.
Dopotutto lui ha detto che ne avremmo parlato oggi del nostro rapporto.
Spero che sia di parola.
Prendo il cellulare e vado di nuovo alla finestra.
Questa volta la tenda è tirata e si vede l'interno della sua stanza.
Gli invio un messaggio.

Josephine: Ehi dove sei?

Infilo un biscotto nella tazza e ne mangio un pezzo.
Sento una risata e alzo lo sguardo. Anche se la mia finestra non è aperta quella di Axel sì e sento chiaramente la risata di una donna.
Aggrotto la fronte tenendo lo sguardo fisso lì.
Quando spunta una ragazza con i capelli rossi e le tette in bella vista davanti alla finestra la mia mascella si spalanca.
Sbatto gli occhi un paio di volte.
No, non può essere.
Si accende una sigaretta e come se fosse a casa sua la inizia a fumare guardando fuori dalla finestra. 
Ma cristo santo, non ha freddo? Siamo a novembre e lei sta tranquillamente con le tette di fuori e chissà cos'altro, con la finestra aperta.
Ma non è tanto questo a scioccarmi quanto invece dove si trova.
A casa di Axel.
Dopo una evidente sessione di sesso selvaggio.
Mi stringo le braccia intorno al corpo cercando di riscaldare il mio corpo improvvisamente freddo.
Solo ieri sera era qui con me, com'è possibile?
Anzi perché?
Pensavo che fossimo vicini a una maledetta svolta.
Vedo ad un certo punto di la troia mi nota e a pure la faccia da culo di salutarmi con una mano mentre continua a fumarsi la sua sigaretta.
Ovviamente non ricambio, ci mancherebbe!
Ma aspetto.
Voglio essere masochista fino in fondo, devo vedere prima Axel.
Dopo poco ecco che arriva con un asciugamano sulle spalle e uno intorno alla vita.
Si avvicina alla ragazza e vedo che le da una pacca sul culo e le sussurra qualcosa all'orecchio a denti stretti.
Lei ridacchia e si gira verso di lui buttandogli il fumo in faccia.
Axel le prende la sigaretta dalle mani e fa un tiro prima di spegnerla.
Guardami.
Guardami stronzo.
La ragazza le schiaccia le tette enormi sul petto mentre cerca di baciarlo.
Ma lui se la stacca di dosso.
Si ti prego, renditi conto che è stato uno sbaglio.
Un grosso sbaglio.
Le prende i capelli intorno a una mano mentre con l'altra la appoggia sulla sua spalla e la fa inginocchiare davanti a sè.
Chiudo gli occhi per un secondo.
Si sta facendo fare un pompino. Chiudo di scatto la tenda, non mostrandogli più il mio mondo e il mio cuore che in questo momento sta andando in pezzi.

Oggi sinceramente non me la sento di andare a casa di Axel per badare a Benjamin.
Devo essere lì alle dodici dato che Sandy ha una riunione alle dodici e mezzo.
Sono molto tentata di scrivere a Giselle se mi può sostituite solo per oggi pomeriggio ma dovrei dargli una spiegazione e sinceramente non ne ho voglia. 
Non è che non mi fido di lei, solo che mi sento uno schifo.
Mi sono fidata di un completo idiota, credevo che gli importasse veramente di me.
Ma è evidente che non gliene frega niente manco di essere scoperto dato che aveva le tende tirate in modo che vedessi tutto.
Ho voglia di prenderlo a pugni.
Cerco di studiare un po' mentre aspetto con molta agitazione l'ora X.
Mi mangio al volo un panino prima di uscire di casa diretta da Axel, ad aprirmi c'è Sandy con Benjamin.
«Ma come sei carino con i capelli tagliati» dico porgendogli le braccia in modo che possa passarmelo.
«Hai visto? Stava cominciando ad avere i capelli troppo lunghi adesso sta molto meglio» dice passando una mano sulla sua testolina.
«Ti chiedo la cortesia quando hai un momento di fargli un bagnetto, perché è stato al parco giochi ieri» dice.
Annuisco.
«Le sue paperelle sai dove sono» dice mettendosi la giacca color avorio uguale alla gonna.
«Certo, ha mangiato?» dico.
«No, ho lasciato tutto pronto in cucina» dice.
«Okay, Axel?» dico sottovoce lasciando un'occhiata alle scale.
Lei alza gli occhi al cielo sistemandosi i capelli.
«Quel ragazzo non lo capirò mai, si è portato questa ragazza a casa alle tre di notte e non mi ha fatto più dormire per il casino che faceva, ho dovuto prendere un sonnifero» sussurra.
«Poi stamattina l'ha cacciata via» dice.
Dopo il pompino ovviamente.
«Vorrei che fosse diverso, più sensibile, più responsabile..» dice soprappensiero.
«Di cosa state parlando?» chiede Axel scendendo le scale come se fosse un re.
Il suo sguardo passa su di me ma si sofferma su sua madre. 
Io tengo la bocca chiusa e con lo sguardo basso vado in cucina.
Ho un bambino in braccio e c'è sua madre non ho voglia di fare scenate. 
«Niente di importante, cose tra donne» dice prendendo la borsa e salutandoci con la mano prima di andarsene.
Metto Benjamin nel seggiolino e inizio a dargli da mangiare.
«Ehi» dice Axel entrando in cucina e prendendo un pacco di biscotti e il latte dal frigo.
Cosa diamine sta facendo?
Comunque se lo può scordare che gli parlo.
Si versa il latte in una ciotola e inizia a mangiare il latte con i biscotti.
«Non parli?» chiede tenendo lo sguardo sulla sua tazza.
Ho una voglia matta di prendere quella tazza e versargli il contenuto in testa.
Al pensiero mi spunta un sorriso ma torno comunque a dare da mangiare a Benji.
«Hai qualche problema?» chiede adesso con lo sguardo su di me.
Mi richiede uno sforzo immane non parlargli.
Mi mordo il labbro e porto un cucchiaino di pappa verso la bocca di Benji, mangia senza crearmi problemi mentre Axel crea solo una presenza ingombrante che mi fa stare rigida tutto il tempo. 
Porta la tazza ormai vuota al lavabo e apre in due il pacco di biscotti ormai vuoto, al suo interno ci sono solo dei pezzetti.
«Pepite di biscotti» dice portandosene una manciata in bocca.
Benjamin guarda fisso Axel e non vuole più mangiare.
Abbasso la testa.
Mi rende difficile ogni cosa.
«Le vuoi?» chiede Axel al bambino.
Benji si lecca le labbra.
Annuisce e porta le mani davanti a sé cercando di prenderle.
«Sola una» dice passandogli un pezzetto di biscotto, Benji lo afferra e lo infila in bocca.
«Lo sai che non può assumere troppi zuccheri» dico alzandomi senza guardarlo in faccia.
«Non metterti in mezzo» dice Axel.
Stringo i denti e prendo il resto del mangiare di Benji buttandolo nel lavabo.
Tanto dopo aver mangiato un pezzo di biscotto al cioccolato non credo che voglia più una pappetta insipida al gusto di verdura.
«Sono io la sua babysitter, se tu saresti stato in grado di badare a lui tua madre non mi avrebbe assunta» dico acida battendo le mani sul tavolo.
Lui mi guarda senza dire niente per un secondo poi si mette a ridere, prendendomi evidentemente per il culo.
«Ogni volta, quando sento uscire discorsi del genere dalla tua bocca avrei voglia di farci qualcos'altro..» dice malizioso.
Wow, battute a sfondo sessuale.
Lo sapevo che se gli avessi dato più confidenza dal punto di vista fisico lui se ne sarebbe approfittato per dirmi cose del genere.
Ma io mi chiedo come diavolo si permette dopo quello che ha fatto!
«Come hai fatto con quella rossa stamattina, quando solo ieri sera eri nei mio letto?» dico facendogli sentire tutto il mio fastidio e probabilmente anche il mio dolore.
Lui non si aspettava questa mia risposta infatti il suo ghigno svanisce.
«Volevi una mia risposta su quello che c'è tra noi e penso che l'hai ottenuta» dice senza incontrare il mio sguardo.
«Si, anche se tu mi avevi detto che non avresti giocato con i miei sentimenti» dico rinfacciandoglielo.
«Infatti non ti ho promesso niente che tra di noi sarebbe funzionato, semplicemente non sono fatto per la monogamia» dice come se mi stesse dicendo che ha deciso di non mangiare più la carne.
Che gran pezzo di merda.
Dentro di me mi chiedo perché non se ne poteva accorgere prima. 
«Comunque se ti va possiamo vederci per scopare quando vuoi» dice tornando ad essere un coglione.
Lui non ha idea di quello che sto provando io adesso.
Ho una voglia di prenderlo a pugni fino a rovinarmi la pelle delle nocche.
Ma dato che la violenza non risolve niente e mi penserebbe solo una patetica pazza decido di essere subdola con un pizzico di ironia. 
L'ironia la sentirò solo io, ovviamente.
«Sai che ti dico, hai ragione» dico annuendo.
«Possiamo divertirci anche senza stare insieme» dico sputando a forza parole che non penso neanche un po'.
«Perfetto» dice facendomi un mezzo sorriso e girandosi per andarsene.
«Aspetta» dico agitata.
Lui si rigira ed io mi sposto i capelli dietro l'orecchio.
«Possiamo iniziare adesso, se vuoi» dico cercando di sembrare sensuale, anche se ho gli occhi in fiamme.
Lui si lecca le labbra e mi fa un sorriso a labbra chiuse.
«Se insisti.. e il bambino?» chiede indicandolo.
Prendo il seggiolino di Benji e lo giro facendo in modo che ci dia le spalle e gli passo il suo elefantino di peluche.
«Ora abbiamo la nostra privacy» dico.
«Cosa vuoi fare?» chiede avvicinandosi e mettendomi le mani intorno alla vita, io gliele tolgo a forza.
«Lascia fare a me, tu chiudi gli occhi» dico.
«Okay, non pensavo che ti piacesse fare dei giochetti sessuali» dice e chiude gli occhi.
Sorrido.
Giochetti sessuali di questo genere mi fanno impazzire e sicuramente anche lui ma in maniera diversa.
Mi avvicino al suo orecchio.
«Ti piacerà un sacco» gli sussurro.
Poi mi allontano e notando che ha ancora gli occhi chiusi mi avvicino al lavabo e riprendo la pappa di Benji.
Mi mordicchio il labbro per trattenere una risata, si infurierà come un matto.
Porto una mano sul davanti dei suoi pantaloni della tuta che inizia di già ad ingrossarsi, lo tocco al di fuori del tessuto per un secondo.
Poi tiro l'elastico della tuta insieme a quello delle mutande e con un sorriso verso il contenuto della ciotola del pranzo di Benjamin dentro alle sue mutande e lascio andare l'elastico.
I suoi occhi si aprono di scatto e appena si rende conto di quello che ho fatto stringe la mascella e rabbrividisce.
Non sarà una bella sensazione avere una pappetta umidiccia è praticamente fredda sulle sue parti intime in quasi piena erezione.
«Josephine».
Mi allontano di un passo.
«Spero che hai recepito il messaggio» dico prendendo Benjamin dal seggiolino.
Non vedo l'ora di scappare il prima possibile, Axel mi sembra pronto a sfondare un muro.
«Forte e chiaro stronza, adesso chiuditi in camera di Benjamin non ti fare vedere per tutto il giorno, se ti vedo te lo farò io un bello scherzetto» dice irritato.
Deglutisco un po' intimidita dalle sue parole e dallo sguardo che mi fa bruciare la pelle come se mi avesse dato uno schiaffo sul viso.
Arretro verso camera di Benji e mi chiudo dentro con lui.
Appoggio la testa sulla porta della cameretta e faccio un sospiro.
Lo sento imprecare ad alta voce e lo sento salire le scale.
Ora il nostro rapporto è definitivamente rovinato.

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