➵ Capitolo 21

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Josephine
All'inizio è sempre difficile ballare davanti a tanta gente.
Hai paura di sbagliare qualcosa.
Ma in realtà ballare è una cosa naturale, incontro gli occhi di Axel per un secondo per vedere se mi sta guardando, ha uno sguardo strano ma l'importante è che mi stia guardando. 
Ma ad un certo punto non sento più niente, sento solo la musica che ho scelto.
Sento molti commenti di apprezzamento che nelle altre volte che sono salita su un palco non ho mai sentito per il semplice fatto che la musica era altissima invece qui no.
Solo quando sento il mio nome abbasso lo sguardo sul pubblico.
«Josie» esclama Axel sotto al palco.
«Scendi» urla allungando una mano.
«Finisco la canzone e scendo» dico tornando ad ignorarlo.
«Non hai capito, scendi ora!» urla battendo il pugno sul palchetto in legno facendolo leggermente oscillare.
«L'ultima volta che ho controllato, non eri mio padre» dico chinandomi sulle ginocchia e parlandogli direttamente sul viso.
Lui stringe la mascella e con uno scatto mi tira giù dal palco.
«Ehi» urlo.
Anche il pubblico inizia a lamentarsi per la mia assenza.
Mi prende per mano e mi tira.
La musica viene cambiata.
«Fermo devo prendere la giacca» dico staccandomi dalla sua mano e tornando verso il palco per prendere la giacca.
«Ehi bellezza» mi chiama un tizio con i lunghi capelli neri seduto da solo in un tavolo.
Mi fa cenno di avvicinarmi e io timidamente mettendomi la giacca, mi avvicino.
«Ti offro duecento dollari se rifai le stesse mosse a casa mia» dice bevendo un sorso del suo terzo bicchiere di birra se gli altri due vuoti sul tavolino sono suoi.
Non ho il tempo di mandarlo al diavolo che Axel mi si mette davanti.
«Vuoi provare a ripetere quello che hai appena detto e vedere se al termine della frase il tuo naso sanguinerà o no?» dichiara Axel.
Porto una mano sulla sua spalla.
«Tranquillo Axel, andiamocene sarà ubriaco».
«Te la vuoi godere tutta tu?» chiede il tizio.
Vedo che stringe i pugni.
«Sì, me la vado a scopare io mentre tu starai qui a riflettere sulla tua vita di merda» dice e con uno scatto sputa dentro il bicchiere del tizio.
Il mio cuore inizia a battere più veloce per ansia del gesto che ha appena compiuto.
Il tizio lo guardo storto.
Io lo inizio a spingere ma lui non si muove molto, rimane con lo sguardo fisso sul tizio.
«Andiamocene Axel ti prego» dico. 
Ho veramente paura che inizieranno a picchiarsi da un momento all'altro se non c'è ne andiamo.
Alla fine il tizio si alza e sorpassa Axel con una spallata lanciandomi un'occhiata.
Axel gli sta per andare dietro ma lo fermo tirandolo per un braccio. Porto il suo viso vicino al mio e gli parlo guardandolo negli occhi.
«Basta Axel non ne vale la pena» dico dandogli poi una leggera carezza sul viso.
Lui mi guarda per un secondo, pensando a non so cosa. 
Certe volte avrei voglia di leggere cosa pensa tramite i suoi occhi.
Inizia di nuovo a camminare e andiamo in silenzio verso la porta.
Saliamo in moto e in un tempo indeterminato in mezzo alla notte sfrecciamo verso casa.
Quando scendo ho la testa confusa per tutto il vento preso ma cerco di mettere una parola dopo l'altra.
«Tutto okay?» chiedo.
Non ne ho voglia di rimanere in un limbo dopo l'episodio con quel deficiente.
Lui non mi risponde. 
Infila i caschi nella moto.
Mentre intanto io mi stritolo le mani dal nervoso.
«Axel» dico.
Lui alza lo sguardo su di me stringendo la mascella. 
«Non voglio che balli più su una di quelle pedane» dice serio.
I suoi occhi color miele sono illuminati appena dalla luce delle lanterne in strada, rendendoli quasi totalmente neri.
«Perché?» chiedo cercando di rimanere calma.
Anche se in realtà un piccolo dubbio sul perché c'è l'ho.
Proprio questo dubbio mi ha portato all'inizio ad andare con lui in moto e successivamente ad accettare di ballare davanti a tutti.
Deve ammettere che c'è qualcosa tra di noi.
Sennò non avrebbe senso il suo scatto di gelosia per gli apprezzamenti che mi hanno rivolto mentre ballavo.
«Perché ci dovrebbe essere un perché per ogni cosa?» chiede alzando le mani.
Faccio un lungo respiro.
È tardi non ho veramente voglia di aprire un discorso che con un testone come lui sfocerebbe nel nulla.
«Okay io vado» dico andando verso la porta di casa mia.
Non faccio neanche tre passi che la mano di Axel mi ferma ancora.
Mi giro a guardarlo.
«Te ne vuoi andare così?».
«Si».
«Manco dici buonanotte».
«Buonanotte» dico, guardando verso le nostre mani come per fargli capire che mi deve lasciare ma alla fine fa il contrario mi tira verso di se e mi abbraccia.
«Scusa» sussurra.
Chiudo gli occhi beandomi del profumo della sua maglia, il profumo di lui.
«Vuoi salire?» chiedo con la guancia appoggiata sul suo petto.
«Mi dai questo onore?» chiede ironico ridacchiando.
«Anche se non te lo meriti, si» dico.
Lui mi stringe più forte e poi mi lascia.
Mi guarda negli occhi, ed è una cosa che adoro di lui, il suo modo di scrutare l'anima delle persone.
«Fammi strada» dice indicando casa mia con la testa.
Mi giro diretta verso la porta, cerco le chiavi di casa nella borsetta e non posso evitare di mordermi il labbro per trattenere un sorriso.
Appena entro in camera mia mi salta all'occhio una busta da lettera che ho lasciato sulla scrivania.
Mi porto una mano alla fronte.
«Merda» dico togliendomi la giacca di fretta insieme alla borsetta.
«Che succede?» chiede Axel entrando dopo di me.
Gli faccio cenno di abbassare la voce e chiudo a chiave la porta dietro di lui.
«Oggi è il compleanno della mia amica Jeanette e mi sono dimenticata che dovevo spedire la lettera ieri» sussurro.
«Non l'ho inviata perché dovevo trovare il suo indirizzo di casa».
Mi avvicino a uno degli scatoloni presenti in camera mia e tiro fuori la mia agenda.
«Con tutti gli scatoloni che avevamo io e mia madre ci ho messo una vita per trovarla» dico.
Giro le pagine tutte insieme. 
«È così speciale un'agenda rosa con i fiori?» chiede sedendosi sul mio letto annoiato.
La stringo al petto.
«È la mia intera vita, qui dentro ho tutti i numeri di cellulare dei mie amici e parenti anche di quelli della Svezia anche se non li chiamo mai, ho tutti gli indirizzi delle persone più importanti per me, ho segnato i compleanni, anniversari, gusti di gelato preferito..» dico.
Lui ride. «Gusti di gelato?» chiede.
«Quando fai una festa certe informazioni posso essere utili» dico dandogli le spalle e sedendomi nella sedia della scrivania.
Vado sulla J di Jeanette e recupero il suo indirizzo di casa. 
Non le ho mai scritto una lettera per il compleanno, ma trovo che dato la distanza sia una cosa carina da farle.
Oltre ovviamente alla borsa di Louis Vuitton che le regalo con le altre, ringraziando Pay Pal.
Dopo aver applicato il francobollo mi ritengo soddisfatta. Domani gliela spedirò.
Da quando la conosco sono sempre andata a tutti i suoi compleanni, una volta persino con la febbre.
Mi dispiace quest'anno non poter essere con lei.
Lascio tutto da parte e mi giro verso Axel.
Lui mi guarda e aspetta.
Mi alzo e vado a sedermi affianco a lui.
Gli porto un braccio intorno alle spalle e mi avvicino al suo viso.
«Mi stai per baciare?» sussurra Axel.
«Hai qualcosa in contrario?» sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Assolutamente no» dice. 
Non mi da manco il tempo di congiungere le labbra con le mie che con una spinta mi fa sdraiare sul letto e si sdraia anche lui senza fare peso sul mio corpo.
Porta una mano alla mia guancia e mi bacia.
Vorrei dire finalmente mi bacia!
Ricambio il bacio portando una mano sul suo petto e una dietro alla sua nuca accarezzandogli i capelli corti.
Si allontana dalle mie labbra portando la bocca prima sulla mia guancia con lenti baci e poi scendendo sul collo portandomi un brivido.
«Spogliati» sussurra sul mio orecchio ed io ansimo.
Porto le mani al orlo della sua maglia.
Lo sento ridere.
«Ho detto che devi spogliarti tu, non spogliarmi» sussurra poggiando un bacio leggero sotto il mio orecchio. 
Sono abbastanza sicura che potrebbe diventare il mio posto preferito per ricevere baci.
«Preferisco spogliare te» dico sincera.
Axel si allontana leggermente guardandomi negli occhi.
«Io invece voglio vederti nuda».
«Non credi che faccia un po' freddo per stare totalmente nudi?» chiedo.
Il mio non è imbarazzo ma semplicemente ho freddo.
Stare tutta la sera con il vestito in autunno inoltrato dovrebbe essere abolito!
«Ti scaldo io» dice malizioso.
«Se andassimo sotto le coperte?» chiedo speranzosa.
Rotea gli occhi e si alza dal letto dandomi modo di tirare via il piumone e infilandoci così sotto.
Alla fine lui spoglia me ed io spoglio lui.
I nostri baci sono sempre più intensi e profondi come anche i nostri gemiti.
Sotto le coperte inizio in effetti ad avere caldo, così sposto leggermente la coperta lasciando libero al suo sguardo il mio seno nudo.
Il suo sguardo brucia sulla mia pelle, come le sue mani.
Nel momento in cui la sua bocca si poggia calda sul mio seno mi mordicchio il labbro trattenendo un gemito.
Quando la sua lingua viene sostituita dai suoi denti mi porto una mano alla bocca per paura che mia madre mi senta.
«Ti prego Axel» dico attirando il suo sguardo in alto verso i miei occhi.
«Cosa vuoi piccola?» dice portando una mano dal dietro della mia schiena alla pancia.
«Lo sai benissimo» dico.
«Ma voglio sentirtelo dire» dice muovendo lentamente il naso contro il mio.
Prendo coraggio dentro di me. 
«Ti voglio dentro di me» sussurro con voce ben poco sensuale.
Lui sorride a contatto con la pelle del mio collo e poi appoggia le labbra sul mio orecchio.
Aspetto che mi dica qualcosa ma non dice niente.
Le sue mani attirano la mia attenzione, si sono spostate silenziose dalla mia pancia più in basso dove il mio corpo lo brama.
Quando sento il suo tocco sento un fremito che mi passa in tutto il corpo.
È da un po' che non provo queste sensazioni.
Mi avvicino alla bocca di Axel e lo bacio.
Lui prende la mia gamba e la sistema sopra alla sua avendo così più libero accesso alla mia intimità.
Lo voglio tutto.
Le sue dita si muovono avanti e indietro regalandomi ogni secondo un gemito diverso.
Mi appoggio al suo collo.
Ci sono così vicina. 
Quando le sue dita lasciano il mio corpo spalanco gli occhi che non mi ero resa conto di aver chiuso, alzo la testa dal suo collo.
Cerco il suo sguardo.
«Ora che sei bella bagnata, strusciati sul mio cazzo» dice portando le mani sul mio culo avvicinandomi al suo cazzo teso.
Faccio un gemito quando le nostre parti intime entrano finalmente a contatto.
Questo proprio non me lo aspettavo.
Mi sposta sopra di se.
Guardarlo da questa posizione rende tutto improvvisamente più vero ed erotico.
Il mio Axel.
Mi abbasso per dargli un bacio sulle labbra ed è proprio lì che mi sussurra di iniziare a muovermi. Sorrido.
È molto impaziente.
Vado avanti e indietro sulla sua asta dura.
I nostri gemiti si mescolano.
Le sue mani sono ovunque scaldandomi la pelle finendo poi il loro percorso sul mio sedere. 
«Dobbiamo prendere un preservativo» sussurro.
Lui scuote la testa creando una scia di baci sul mio collo.
«Non abbiamo nessuna fretta».
Mi mordo il labbro per trattenere un gemito profondo, ho trovato il punto giusto per stimolarmi.
«Sei bellissima quando godi» dice Axel sul mio orecchio.
Sento il suo piercing sul mio lobo e ho un brivido in tutto il corpo.
«Ci sono quasi e tu?» dico intensificando il mio movimento su di lui.
«Ti seguo» dice dandomi una pacca sul sedere.
«Non fare rumore o mia madre ci sentirà e dovremmo fermarci» dico.
Lui ride e scuote la testa.
«Non mi fermo manco se ci scopre il papa» dice.
Aumento i movimenti e intensifico i baci fino ad arrivare al culmine, al momento perfetto.
Appena ho finito mi sdraio accanto a Axel stanca. 
«Hai ancora le forze per farmi un pompino?» chiede.
Faccio un sospiro e lo bacio.

Axel
Dopo la bocca calda di Josephine sul mio cazzo mi sento totalmente appagato.
Mi sono sognato un suo pompino una volta e la realtà supera la fantasia di mille punti.
Il solo pensiero che ho dovuto chiederle un pompino invece di portare la sua bocca sul mio cazzo dicendo semplicemente 'apri la bocca' mi fa capire che con lei sono diverso.
Lei è diversa.
Mi torna in mente tutto quello che è successo al Clarita.
Il fastidio che ho provato nel sentire quei maiali acclamarla è stata una sensazione strana.
Mi piace vederla ballare ma in quel momento ho provato più fastidio che piacere.
«Mi sembri pensieroso» sussurra Josephine infilandosi nel letto dopo essersi messa un pigiama lungo color verde mela.
Si sdraia affianco a me e mi guarda.
Mi giro mettendomi in modo di guardarla negli occhi.
«Si» dico semplicemente.
«Vuoi parlarmene?».
«Non particolarmente».
Non saprei manco cosa dirle.
Non lo so manco io cosa pensare.
Porta una mano sul mio petto e mi accarezza.
«Posso farti una domanda?».
«Anche se ti dico di no, tu me lo chiederai lo stesso» dico spostando lo sguardo sul soffitto.
«Comunque posso anche non risponderti» dico. 
Josephine mi pizzica un capezzolo.
Mi giro verso di lei prendendola tra le braccia e stringendola a me.
«Brutta stronzetta mi hai fatto male» dico sulle sue labbra.
«Voglio una tua risposta sincera, promettimelo» dice.
Porto una mano sotto la maglia del suo pigiama e gliela appoggio sul fianco.
«Promesso» dico tenendo lo sguardo sul suo.
«Dopo oggi tra di noi è cambiato qualcosa?» chiede.
Davvero un ottima domanda.
«Secondo te?» rigiro la domanda a lei.
«Sì» dice. 
«Quindi?» chiedo.
Lei si allontana leggermente da me mettendosi di nuovo sdraiata affianco a me.
«Quindi te lo chiedo io a te, cosa vuoi che siamo?» chiede.
Mi giro e guardo il soffitto quasi totalmente nero se non fosse per la abat jour che crea un orma di luce.
«Ne parliamo domani» dico non volendo affrontare tutto questo sta sera.
«No, ne parliamo ora Axel» dice salendomi sopra e il suo viso viene illuminato dalla luce.
«La tua gelosia stasera ha parlato per te Axel, tu provi qualcosa per me.. perché non dare un nome al nostro rapporto?» chiede con una luce magica negli occhi.
La guardo per un secondo.
In questo momento è una bellissima dea, i capelli biondi un po' spettinati le incorniciano il viso mentre le labbra sono rosa e perfette da baciare.
Perché stiamo parlando invece di fare sesso?
«Josephine..» scuoto la testa.
Il suo sguardo si spegne e abbassa lo sguardo sul mio petto.
«Devi essere sincero con me Axel».
Alza lo sguardo di nuovo su di me.
«Mi stai prendendo in giro? Tutto questo per te è solo un gioco?» chiede.
Mi incazzo. 
Ma come diavolo le viene in mente?
Stringo la mascella e mi passo entrambe le mani tra i capelli.
«Non sto giocando Josephine, anche perché se volessi giocare lo farei con una con le tette grandi» dico.
Il suo sguardo diventa di fuoco. Mi piace vederla incazzata quando la prendo in giro.
«Se le mie tette non ti piacciono puoi tornartene pure a casa, il tuo orgasmo te lo sei preso» dice scendendo da sopra di me e dandomi le spalle.
Eccome se me lo sono preso.
Ho già voglia di un altro pompino, ma dopo il nostro discorso credo che sia meglio evitare, per stasera.
«Io rimango» dico girandomi per appoggiarmi dietro alla sua schiena.
«Fa come ti pare» sussurra con voce annoiata.
Mi allungo e cerco il suo viso. Le do un bacio sullo zigomo.
«Sei diversa da tutte quelle con cui sono stato» dico sincero.
Non so davvero come comportarmi con lei.
«Ed è un male?».
Sì, cazzo.
Non le rispondo.
Anche se non penso che sia un male ma semplicemente per me non è facile come per lei.
«Non sono fatto per le relazioni serie» dico.
«Finché non ci provi non puoi saperlo» dice lei.
Chi ci vedrebbe bene insieme? 
E poi c'è anche..
Strizzo gli occhi.
Porca troia.

Dopo un po' quando sono sicuro che stia dormendo mi stacco da lei e scendo dal letto.
Mi infilo i miei vestiti in rigoroso silenzio e prendo il cellulare, aziono la torcia del cellulare e lo faccio.
Mi avvicino alla scrivania e apro l'agenda di Josephine e vado alla lettera M. 
Le mani mi tremano mentre leggo il suo numero di cellulare e la via in cui abita.
Finalmente.
Sono sicuro che il cellulare che ha segnato Josephine o non funziona più o è quello personale di Mick. Ma il suo numero mi serve a ben poco.
È importante invece il suo indirizzo di casa.
Faccio una foto alla pagina sperando che sia il suo indirizzo di casa attuale.
Mi rigiro verso Josephine, il suo viso è rilassato ignaro di quello che sto facendo.
È anche per questo che non posso stare con lei, non sono adatto. 
Ora voglio solo compiere la mia vendetta.
Esco da casa sua con un mal di testa che solo una bella birra può farmi passare.
Oppure una bella donna.
Certo quella che vorrei scoparmi in questo momento sta dormendo, ma non vuol dire che non ne ho una di riserva.
Prendo il cellulare e prima di entrare in casa mia chiamo un'amica.

Cosa ne pensate?💘

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