Josephine
«Mi piacciono i tuoi tacchi» dico a Giselle.
Sono seduta sopra il suo letto mentre lei sta ultimando gli ultimi ritocchi per la serata.
Si è messa dei tacchi alti argentati che stanno bene con la sua canottiera piena di glitter argentati e la gonna aderente nera completa il tutto.
«Grazie» dice muovendo il tacco.
«Sono di mia sorella» dice.
Alzo lo sguardo sul suo viso.
«Non l'ho ancora conosciuta» dico soprappensiero.
Lei muove una mano facendomi un cenno di lasciar perdere.
«Non ti perdi niente».
«È più piccola di te?» chiedo.
«Sì».
«Va anche lei alla Kirby?».
Lei scuote la testa continuandosi a truccare allo specchio.
«Ha fatto un anno a New York e adesso è in una accademia privata e..» dice.
Qualcuno bussa alla porta e poi entra.
«Giselle» dice una ragazza con un top giallo e dei pantaloncini abbinati, sembra un pigiama.
Ha i capelli legati in una coda e il suo viso assomiglia molto a quello di Giselle.
Sarà sua sorella, Delilah.
La ragazza incrocia le braccia e guarda male Giselle.
«Hai preso i miei tacchi» dice indicandoli.
«Si, te li ho chiesti».
«E io ti ho detto di no».
«E io li ho presi lo stesso» dice Giselle mettendosi il rossetto.
Sono sorpresa di questo lato di Giselle. Non credevo che avesse questo rapporto con sua sorella.
Ma da figlia unica posso dire di non sapere come sia condividere le mie cose con qualcuno.
«Ridammeli» urla la ragazza.
«Mi sono già preparata Deli, non te li rovino tranquilla» dice Giselle girandosi verso di lei.
Delilah mi guarda per un secondo.
Devo presentarmi?
«Lei è una mia amica Josephine, abita qui accanto» dice Giselle.
«Ciao» dice Delilah.
Alzo una mano e la saluto.
Bene.
«Se li trovo anche solo con un graffio te li faccio mangiare» dice Delilah prima di andarsene chiudendo la porta dietro di lei.
Giselle mi fa un sorriso ironico.
«Lei è Delilah, te l'ho detto che non ti perdi niente» dice.
«Non andate molto d'accordo» dico alzandomi e mettendomi la tracolla intorno alla spalla.
Ho un vestito nero aderente con del pizzo sulla gonna, non ho mai messo questo vestito ma Stasera ho un piano da attuare.
Giselle scrolla le spalle.
«Abbiamo caratteri contrastanti».
Ho notato.
Il cellulare di Giselle vibra e lei lo prende.
«Ian è qua sotto che ci aspetta» dice. Vedo che gli risponde velocemente prima di mettersi la giacca.
«Chi c'è con noi in macchina?» chiedo mentre scendiamo le scale per andare verso l'uscita.
La casa di Giselle è molto simile a quella mia e di Axel, forse giusto un po' più lussuosa.
Ma le stanze sono organizzate all'incirca nella stessa maniera, con cucina e salotto fuse insieme appena entri.
«Jasmine» dice.
«E Derek?» chiedo.
Lei mi lancia un'occhiata che mi fa pentire di averlo nominato.
«Viene con la sua macchina» dice uscendo di casa.
La macchina di Ian è una macchina che si vede ha visto giorni migliori, è una tre porte che è stata costruita sicuramente prima della mia nascita.
Jasmine scende e tira giù il sedile in modo che possiamo metterci dietro.
Dopo dei saluti generali partiamo direzione Color drink.
Ormai è da un'ora che siamo nel locale e di Axel nessuna traccia. Io, Giselle e Jasmine ci siamo fatti diversi drink prima di finire sulla pista da ballo. Sono esausta e ancora non mi sono vendicata con Axel.
«Ehi» sento una mano circondarmi la vita e mi giro di scatto pensando fosse Axel.
Ma davanti a me c'è un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi neri che mi fa un sorriso da mozzare il fiato.
Balbetto un ciao. È davvero affascinante.
«Ti ho notato da un po' e alla fine mi sono avvicinato, ho fatto male?» urla per farsi sentire sopra alla musica iniziando a ballare con me. Mi passa anche l'altro braccio intorno alla vita.
Ho il cuore in gola non so cosa dire.
«No assolutamente» dico abbassando lo sguardo.
Non credo manco che mi abbia sentito ma lui vedendo che non lo mando via mi tiene stretta e balliamo insieme.
Dopo un paio di canzoni mi prende per mano e mi porta al bar.
«Cosa prendi?».
«Quello che prendi tu» dico. Anche perché e non conosco i nomi dei drink.
Lui mi sorride.
«Whisky e cola?».
Annuisco.
Non ho mai bevevo whisky, speriamo bene.
«Comunque il mio nome è Christian, tutti mi chiamano Chris» dice dandomi la mano.
«Josephine» dico con un sorriso ricambiando la stretta.
Ordina i nostri drink.
Sto per prendere il portafoglio per pagare ma lui mi fa cenno di no.
Lo ringrazio e nel frattempo vedo che mi è arrivato un messaggio.
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Non mi hai dato alternative
RomanceJosephine è la quiete. Axel è la tempesta. Josephine da un appartamento a Nashville si trasferisce nelle casette a schiera di Memphis, sempre in Tennessee, dopo che sua madre ha completato le pratiche di divorzio da suo padre. Mentre si trova in g...