Axel
«Ripetimi cosa ti ricordi» dico bevendo un sorso di caffè, guardando il labbro gonfio e spaccato di Reed.
Lui alza gli occhi al cielo dopo che glielo richiedo.
«Te l'ho detto, questo tizio si è avvicinato e mi ha tirato un pugno senza un motivo e ti ho anche detto che non lo conoscevo» dice bevendo un sorso di caffè facendo una smorfia perché il caffè caldo su una ferita aperta non è proprio il massimo.
Ieri sera dopo che abbiamo suonato siamo rimasti un po' al The Black Cove.
Mi sono separato dagli altri perché c'era una ragazza bionda che ha tenuto gli occhi puntati su di me per tutto il tempo che eravamo sul palco e ho dovuto colmare le sue curiosità.
Ho perso di vita i ragazzi tra la folla e dato che non avevo voglia di andare a casa ho scritto a Reed che dormivo da lui.
Lui ha acconsentivo.
Forse perché ero ubriaco o forse semplicemente perché era troppo buio ma quando siamo arrivati a casa di Reed non mi sono reso conto del taglio sul suo labbro.
Bevo un altro sorso di caffè.
Sono le dieci di mattina e noi ci siamo svegliati da poco.
Sorseggiamo con calma il nostro caffè in cucina, oggi è venerdì e dovremmo andare a scuola ma ci siamo svegliati tardi.
«Ti ricordi com'era fatto?» chiedo.
Lui si scompiglia i capelli scuri facendo una smorfia.
«Ero ubriaco Axel, lasciamo perdere» dice semplicemente.
Questa storia non mi convince, Reed non è uno che si fa mettere i piedi in testa facilmente se lui ha un taglio il tizio avrà il naso rotto come minimo.
Faccio finta di credergli mentre scrivo a Derek e Ian per sapere se sono a lezione.
Ian mi risponde subito di sì, è l'unico tra di noi a cui importa qualcosa dello studio e che ha compilato diverse domande per andare alluniversità il prossimo anno.
Derek invece non risponde. Lo prendo per un no.
«Cosa facciamo stasera?» chiedo prendendo una ciambella ancora calda che deve aver preparato la loro cuoca.
«Buongiorno ragazzi» dice la madre di Reed entrando in cucina con un top rosso scollato e dei leggings che le delineano ogni curva.
«Buongiorno» dico con un sorriso.
Costance Evans è ancora una bella donna nonostante abbia partorito tre figli, di cui due gemelli. Si dice che dopo aver avuto i gemelli -i fratelli minori di Reed- sia caduta in depressione e da allora non fa altro che prendere farmaci per far finta di stare bene.
«Mamma non dovresti essere a yoga?» chiede Reed scocciato. Lei gli dà uno schiaffetto sulla guancia.
«Ho finito prima perché devo andare dall'estetista non riesco più a guardarmi le mani» dice mostrandocele. Non hanno niente che non va secondo me, ma va bene è una donna sicuramente hanno qualcosa di sbagliato.
«Certo, hai ragione» dice Reed guardandola come se fosse pazza.
Costance ci guarda entrambi.
«Voi non dovreste essere a scuola?» chiede corrugando la fronte.
«Cosa te ne importa? Per favore torna a fare quello che stavi facendo» dice Reed irritato.
Guardo sua madre. Ha un espressione triste sul volto che però le passa in un istante.
«Certo vi lascio alle vostre cose, devo solo prendere una cosa» dice soave avvicinandosi a un mobiletto in alto. Prende un barattolo e si infila in bocca due pastiglie.
Notando che ho ancora gli occhi puntati su di lei, mi fa l'occhiolino.
«Vitamine» dice prima di andarsene.
La faccia di Reed è di pietra non mi guarda manco in faccia quando esce dalla cucina.
Sospiro. Forse è meglio se vado a casa.Josephine
Ho svolto un'ora di lezione online prima di andare da Sandy per tenere Benjamin. Ha detto che sarebbe tornata per le sei di sera, che deve andare a cena da degli amici e porta anche Benjamin.
È venerdì sera anche per lei.
Sono in cucina a riempire il biberon di Benji con dell'acqua quando sento un scricchiolino al piano di sopra come una finestra che si chiude.
Aggrotto la fronte guardando il mio orologio da polso.
Sono sole le dieci, Axel dovrebbe essere ancora a scuola.
Non fa male andare a guardare un attimo, tanto Benjamin sta ancora dormendo profondamente.
Lascio il biberon sul bancone della cucina e salgo le scale lentamente, tenendo una mano sul corrimano in legno.
Quando arrivo al piano di sopra noto che tutte le porte sono aperte tranne quella di Axel.
Mi avvicino e abbasso la maniglia.
Quando entro noto che la stanza è a soqquadro anche peggio dell'ultima volta.
Le tende bianche sono tirate e lasciano entrare l'aria fresca e il sole dato che la finestra è socchiusa, ma di Axel nessuna traccia.
Per terra è pieno di fogli. Incuriosita mi avvicino ad un raccoglitore che è rovesciato vicino al letto.
Lo tiro su e noto che è completamente vuoto.
«Mi chiedo perché sei sempre in camera mia» dice una voce dietro di me.
Chiudo gli occhi.
Axel.
Il suo solito tempismo.
Mi giro tenendo in mano il raccoglitore.
«Scusa io avevo sentito..» inizio a dire ma noto che il suo sguardo da neutro è diventato infuriato vedendo quello che ho in mano.
Mi viene incontro e mi prende dalla mani il raccoglitore.
Lo apre e gira le pagine di plastica sottile vuote.
Alza di nuovo lo sguardo su di me, ha la mascella serrata e gli occhi che mi trasmettono lingue di fuoco.
«Dove sono i fogli?» mi chiede avvicinandosi. Io arretro, spaventata dalla sua improvvisa aggressività.
«Io..» dico ma mi si chiude la gola.
Che diavolo ne so?
È lui che l'ha lasciato per terra vuoto e rovesciato al contrario.
Sentiamo un tonfo come di vetri che si rompono e il mio cuore salta un battito.
«Cos'è stato?» sussurro.
Lui ispira e si gira andando di corsa giù per le scale, lo seguo con il cuore che va più veloce.
Era meglio se portavo il biberon a Benji e basta.
Quando arriviamo al fondo delle scale vedo che nella finestra a destra, vicino alla porta d'ingresso, c'è un buco di piccole dimensioni.
Axel però ha lo sguardo per terra. Mi avvicino e vedo che oltre ai vetri ce un mattone con un foglio nero incastrato in mezzo e tenuto da un nastro bianco.
«Cos'è?» squittisco.
Non sono per nulla tranquilla.
Sento il calore del corpo di Axel affianco a me, il suo respiro è agitato e lo sguardo è come perso.
Si abbassa e prende il mattone tirando fuori il foglio.
Lo apre.
Foglio nero e inchiostro bianco.
Al suo interno ci sono solo tre parole:
STAI LEGGENDO
Non mi hai dato alternative
RomanceJosephine è la quiete. Axel è la tempesta. Josephine da un appartamento a Nashville si trasferisce nelle casette a schiera di Memphis, sempre in Tennessee, dopo che sua madre ha completato le pratiche di divorzio da suo padre. Mentre si trova in g...