44- Stessa Barca

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Il tempo fuori dalla finestra sembrava rispecchiare l’aria che girava dentro la casa.
Urla che risuonavano come tuoni, parole che cadevano come pioggia e si infrangevano contro i divani, le mura stracciate dall’umidità ed il solo respiro che moriva in gola, non lasciando traccia nemmeno di un raggio di sole. Un sole, che imbarazzato, indignato, non era sorto quella mattina.
Perché nessuno doveva godere di quel calore, della luminosa ed accogliente luce di quella stella, e come potevano, quando dentro casa Todoroki, si stava scatenando l’inferno.

Non ho mai amato la confusione, l’irrequietezza ed il caos in generale. Odio non riuscire ad avere le cose sotto controllo, mi sento impotente, come una barchetta di carta davanti ad una cascata. Ed è ancora più frustrante sapere di non avere una barchetta di carta, ma una nave enorme, capace di salpare i mari più irrequieti, uscendone illesa. Eppure la mia nave sta precipitando con me, immobile davanti ad un timone impazzito, andando alla deriva. 

Potrete quindi capire come mi sentì, il giorno in cui il mio ragazzo non tornò a casa, e non lo fece nemmeno i giorni successivi. L'ansia e l'angoscia erano le uniche compagne di quelle interminabili ore, dove le uniche volte in cui ci si parlava era per dirsi che non c'erano notizie.
Nessuna notizia

Faceva ancora più male vedere il biondo in quello stato, percosso da una rabbia scura ed indisciplinata, da una paura accecante. Scagliava sedie, urlava cose senza significato, malediva chiunque. Il suo dolore era come una gettata d’acqua fredda, che ti entrava nei vestiti e ti faceva venire la pelle d’oca. L’odore della paura si stava mischiando al suo, sostituendolo, non rendendomi più possibile riconoscere il mio fidanzato. 
Era diventato un tutt'uno con le emozioni, non ragionava, non pensava, sentiva solo il suo dolore propagarsi nel corpo

Avrei voluto poter dare una risposta alle sue mille domande, dov’era, come stava, che cosa gli fosse successo, ma non potevo, perché erano anche le mie domande, perché le risposte non le avevo.
Ed ecco la barca, che si avvicina alla cascata, impotente, verso la sua fine.

Quella sera, come le altre prima di quella, non cenammo. Kastuki non giocava con le spezie, non toccava carne e non tagliava verdure. Non c’era più quella serenità di quando ci sedevamo a tavola per mangiare la cena squisita che ci proponeva, c’era soltanto una tavola non apparecchiata e dei fornelli spenti.

Provai a preparare un panino, ma la cucina non era arte mia, quelle fette di pane con un po’ di prosciutto sembravano così povere e deludenti. Comunque decisi di provar a far mangiare qualcosa a quella figura che, rannicchiata su se stessa, non toccava cibo da giorni. I capelli biondi erano di un colore spento, gli occhi rossi ora non assomigliavano più a fuoco, gemme o tramonti, ma solo ad un pastello in uno stupido astuccio. Sul suo viso sempre testardo e arrabbiato, le occhiaie crescevano e la pelle impallidiva. Non era più lui e questo, questo mi terrorizzava

“Bakugo..cerca di mangiare, sverrai se continui così”

Si alzò di scatto e si avvicinò pericolosamente.

“Lui non è qui, non so dove sia, forse sta male o peggio. Io devo trovarlo”
“Non gli sarai utile se muori di fame.”
Lo feci sedere accanto a me.

“Mangia.. più tardi passerà la polizia per farci delle domande”
Proprio in quel momento il campanello suonò.

“Di già?”

Andai ad aprire la porta.
Non erano due poliziotti dietro quel legno massiccio, ma mio fratello maggiore e il migliore amico del mio ragazzo scomparso.

“Entrate forza, stanno piovendo cani e gatti lì fuori”

Entrarono sbattendo i piedi cercando di asciugarli sul grande tappeto.
Si levarono le giacche, colme d’acqua, come il cuscino del divano dove Bakugo stava dormendo quelle notti.

“Trovato nulla?”

“Niente, ho cercato di nuovo nell’appartamento, ancora nel bar, nella pasticceria, perfino nella casa di ogni singolo amico, non si trova, è sparito”

“Capito.. sua madre?”
“Ventinove chiamate da stamattina, non è lì...ha chiamato anche suo padre, nemmeno lui ha sentito nulla”

Mi girai per stringere la mano di Bakugo.

Vidi mio fratello osservare il pavimento, giocando con un bicchiere.

“Dabi, che cosa sai?”
“Mh? Oh nulla, solo.. solo una sensazione”

Il biondo subito alzò il capo, “Cosa? Che cosa senti?”

“Null-”

“DIMMELO! SEI UN ALPHA CAZZO; ASCOLTALI ‘STI ISTINTI”

Il ragazzo dagli occhi blu guardò me, chiedendomi con lo sguardo se potesse parlare. Dabi era cambiato molto rispetto gli ultimi anni. Se fosse rimasto lo stesso, avrebbe urlato contro il biondo e avrebbe deciso di non rivelargli niente, per puro dispetto.
Non conoscendo i suoi pensieri,acconsentì, vediamo che ha da dire.

“L’uomo che vi ha stalkerati, era il mio ex capo.. Lui è una persona malata, non credo abbia preso bene le mie dimissioni.. era maniacalmente legato a me, vedermi andar via dopo anni per raggiungere Shoto forse lo ha fatto impazzire. Non ne sono sicuro però, non ne ho le prove è solo.. Una sensazione”

Il silenzio cadde come un’accetta sulle nostre teste, mutandoci.
Non ricordo quanto tempo stemmo così, senza spiccare parola. Ma ricordo bene il momento in cui Kastuki si alzò, pronto a colpire mio fratello.

“TU! E’ COLPA TUA SE LUI NON C’E’, INFAME! TI AMMAZZO; TI AMMAZZO CAZZO!”
“BAKUGO!”

“ME LO HAI PORTATO VIAA, BASTARDO! RIDAMMELO; RIDAMMELO O TI AMMAZZO”
“KASTUKI! NON E’ COLPA SUA! NON HA VOLUTO LUI CHE AD IZUKU SUCCEDESSE QUESTO! CALMATI!”

Il mio ragazzo si liberò dalla mia presa, girandosi verso di me, puntandomi contro quei soli rossi igniettati di rabbia pura, mi stava facendo paura, parecchia.

“CALMARMI? DOVREI CALMARMI SHOTO? LUI NON C’è, NON E’ QUI! ME LO HANNO RUBATO! I-il m-mio f-fidanzato.., i-io non c’è la f-faccio senza di l-lui”

Gli presi il viso tra le mani, accarezzando quelle guance rigate da lacrime, come la pioggia sui vetri.

“Lo so, lo so okay? So come ti senti, mi sento allo stesso mo-”

“NO TU NON PUOI CAPIRE! LUI NON E’ IL TUO SOULMATE! TU NON SAI QUANTO FA MALE CAZZO, E’ COME AVERE UN COLTELLO INFILATO NEL PETTO, BRUCIA E FA MALE, FA MALISSIMO. NON RIESCO A DORMIRE, NON RIESCO A MANGIARE, NON RIESCO NEANCHE A RESPIRARE E CAZZO, F-fa male c-cazzo”

Sospirai, distrutto da quel fiume di parole che mi avevano investito. Era come se un tornado distruggesse casa tua, come se la barca non riuscisse a fermarsi ee andasse giù, nell'acqua.
Mi avvicinai a lui
“No, non è il mio soulmate.. e non potrò mai provare o capire il tuo dolore, ma soffro anch’io Kast, io tengo a lui e a te. Ma devi fidarti di me, io ti giuro che te lo riporterò, te lo giuro.. Lo troveremo e saremo l’uno vicino l’altro, siamo sulla stessa barca”

Il biondo tirò su con il naso e fece una cosa così inaspettata
Mi abbracciò.
Strinse le sue forti braccia attorno al mio petto, più forte che poteva, mentre si lasciava andare ad un pianto disperato

In quel momento mi feci una promessa.
Glielo avrei riportato, a qualsiasi prezzo.
Troverò Deku e, giuro su Dio, la farò pagare a chiunque abbia osato portarcelo via.
Promesso

HEY BROCCOLI! come state?
Spero bene
Mi avete chiesto in tanti di aggiornare e, soprattutto, di fare un pov su questi due!
Eccoli qui, distrutti dal dolore e dallo sconforto.

Ma state tranquilli! Gli aggiornamenti non mancheranno di certo, soprattutto ora che mi è venuta un'idea più carina per questa storia!
Intanto io, come sempre, vi consiglio di leggere gli spin off per capirci meglio (soprattutto quelli di Dabi!)

Un bacio!

MY BOYS/TodoBakuDeku FanFictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora