Days seem like years in this month of December

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'Cause it's the only time that I ever feel real

Akiko's pov

Il vetro della finestra era gelido contro la mia fronte. I rami spogli di un albero in giardino sbattevano furiosamente sotto i soffi del vento e spazzavano via le gocce di pioggia che l'acquazzone aveva lasciato scorrere da un paio d'ore. Una fitta di dolore nella schiena mi ricordò che ero rimasta seduta sul davanzale nella stessa posizione per il doppio del tempo.
Sospirai, e il vetro si appannò in un cerchio deforme.

L'album da disegno poggiava in solitaria ancora sulle mie gambe, con a metà uno schizzo del mio tentativo numero sei.
Al centro del foglio un Hero nel suo costume scenografico che non faceva altro che risaltare la sua bellezza nel pieno della giovane età, si preparava all'ultimo combattimento. I lunghi capelli chiari ondeggiavano nella brezza e sullo sfondo la città in rovina non poteva niente contro il villain che lanciava enormi fiammate dalle mani contro il suo avversario e... il suo braccio sembrava una melanzana.
Appallottolai il foglio sbuffando prima di gettarlo da qualche parte sul pavimento. Un attimo dopo anche la matita raggiunse le altre palle di carta dei disegni che avevo scarabocchiato senza successo.

C'era un tarlo nella mia testa che avevo tentato in ogni modo di sradicare. Eppure nemmeno disegnare era stato d'aiuto.

Sospirai. Era tutto inutile: non riuscivo a pensare ad altro.

Ero quasi sorpresa che la mia mano non avesse tracciato le sagome di due amanti nel pieno di un bacio. Magari in un ripostiglio delle scope.

Mi diedi una manata sulla faccia, come se si fosse trattato di una zanzara sul braccio che si vuole mettere a tacere in piena notte.
Come si faceva a smettere di avere dei pensieri? Se avessi continuato così sarei impazzita.

Avevo riaperto gli occhi nel momento in cui il mio cervello era riuscito a processare un'unica informazione, che le labbra di Katsuki si erano separate dalle mie. E avevo fatto appena in tempo a vederlo sparire nel corridoio, la porta con sorpresa non aveva sbattuto sui cardini ma era rimasta socchiusa sulla scena, come a deridermi.
Le labbra formicolanti, e il polso bendato sospeso ancora a mezz'aria sembrava bruciare nel punto in cui le sue dita lo avevano sorretto fino a pochi istanti prima.

Era stato un bene che fosse scappato via. Io avrei fatto lo stesso.
Non avrei saputo cosa fare, o cosa dire. Un po' come adesso.

Cosa si fa dopo il primo bacio?
E cosa si fa se a dartelo è stata la persona che più odi al mondo?

Beh, forse odiare era una parola grossa.

Ecco: Katsuki non mi piaceva affatto.

Era arrogante, trattava con sufficienza le ragazze perché le reputava superficiali ed inferiori, non sopportava perdere e ricorreva a qualunque cosa pur di dimostrarsi il migliore. E poi era testardo e orgoglioso in una maniera che risultava solamente tossica. Ogni volta che si arrabbiava, e succedeva davvero troppo spesso, portava il muso a tutti per giorni, sminuiva chiunque non gli andasse a genio e dava per scontato tutto e tutti. Non gli importava veramente delle persone, neanche di quelle che gli dimostravano di volergli bene e... Era abbastanza per non sopportarlo? Assolutamente si.

Allora perché il mio stomaco sembrava sparire in un buco nero e il mio cuore perdeva un battito ogni volta che tornavo a inciampare su quel ricordo?

Mi strinsi le ginocchia al petto e mi sistemai meglio sul davanzale della finestra. Il display della sveglia sul comodino accanto al letto rifletteva il cerchio di luce dell'abat-jour e segnava la mezzanotte passata.
Mi stropicciai gli occhi: ero stanca, ma quella notte era così difficile addormentarsi.

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