Roses for the dead.

2K 61 19
                                    

Just to say we're sorry
for the black eyes and bleeding lips.
When it's hard to forget
how many lies we told
or how we'd grow


Ricordo che sentivo freddo. Una macchiolina rossa e tremante nel buio.
Il corpo pervaso da costanti brividi non tralasciava alcun centimetro che non fosse sommerso dalla pelle d'oca al contatto col pavimento umido e gelido.
Volevo muovermi, ma una fitta alla spalla su cui ero distesa mi suggerì che non ne sarei stata in grado da quanto tutto mi doleva.
Un ronzio nella testa si alternava al martellare incessante del dolore, così forte da non permettermi di sollevare le palpebre pesanti. Non capivo dove mi trovassi, cosa mi stesse succedendo.
Era stato come svegliarsi da un sonno lungo anni, ma allora perché sentivo il sapore metallico del sangue invadermi la bocca e scendermi giù per la gola?
Doveva ricoprirmi anche una buona parte del viso: si era raggrumato tra il naso e le labbra, ma potevo sentirlo scorrere sulla mia guancia e riversarsi sulle mattonelle del pavimento in pesanti gocce che riecheggiavano nel silenzio che avvolgeva la stanza -Tac...Tac...Tac...-. Sembravano scandire i secondi che non potevo contare, bloccata e agonizzante in quel posto vuoto e senza tempo.

Poi la pressione alla testa si allentò e il brusio nelle orecchie si fece più superficiale. Sollevai prima una palpebra e poi, con più difficoltà anche l'altra. Solo dopo averle sbattute un paio di volte riuscii a focalizzare la vista su quello che c'era attorno a me.
Davanti, c'era una grossa porta che lasciava insinuare fili di luce attraverso lo spazio tra essa e il pavimento. La fessura era alta, notai, perciò nonostante l'illuminazione fosse flebile, riuscii a distinguere i profili di una figura: doveva essere un uomo, era accasciato per terra su un lato della stanza e mi dava le spalle in una posizione raggomitolata così fragile, così simile alla mia.
Lasciai vagare gli occhi stanchi sul resto della stanza finchè non capitolarono su un'altra figura, molto più piccola della precedente, ma anch'essa nella stessa posizione.
E fu in quel momento che realizzai cosa non andasse: una si muoveva, respirava, l'altra no.

E poi accadde tutto in poco tempo: il silenzio che fino a quel momento aveva vegliato sui nostri corpi fu spezzato da una serie di tonfi che provenivano dal soffitto. Erano i passi di qualcuno, di molte persone, che si muovevano alacremente nel frastuono dei colpi di pistola, delle porte che sbattevano sui cardini, delle esplosioni.
Udii il rumore di passi farsi più vicino e qualcuno che armeggiava con la serratura della porta davanti a me, finchè la luce bianca non invase la stanza e mi accecò per qualche istante.
Gli occhi pungevano per quel cambiamento così repentino e le lacrime risalirono velocemente a proteggermi da quel fastidioso contatto. Riuscii soltanto a scorgere un'ombra.
Le suole delle scarpe appartenenti a chiunque fosse entrato ticchettarono contro il pavimento bagnato. Poi smisero per qualche secondo, quanto bastava perché quel qualcuno raccogliesse tra le braccia il bambino nella stanza, prima di scappare via sparendo nel corridoio niveo.


It's not your fault,
you feel okay
It's too late in the day.
It's not your fault
you feel betrayed
and can't come now to play

I never listened to a word
you never said


Non era più buio.
La mia attenzione ricadde sul pavimento grigio e scarlatto, allagato dal sangue che rifletteva le pareti schizzate dove si mescolava ai grumi rosei e bianchicci di qualche sostanza.
E non avrei mai voluto voltare lo sguardo verso l'uomo accartocciato su se stesso al lato della stanza, perché non avrei mai voluto ricordare come le sue spalle erano incurvate contro le braccia e le mani, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la sua testa.

Quando la stanza si scurì di nuovo e rimasi da sola con il suono ovattato del mio respiro pesante, pensai di aver perso coscienza a causa dello shock. Ben presto però mi resi conto della figura imponente che torreggiava davanti alla porta metallica.

Avevo paura.
Desiderai d'essere al posto del bambino che era stato portato via, in salvo, tra le braccia di qualcuno,
Desiderai di non aver mai riaperto gli occhi e di non aver fatto arrabbiare papà.
Desiderai morire purchè quel dolore destabilizzante che si diffondeva in ogni nervo del mio corpo minuto, cessasse.
Desiderai di essere capace di rialzarmi e scappare via da quell'inferno nelle mie piccole scarpette rosse.
Ma niente di tutto questo accadde.

Passarono anni prima che potessi realizzare cosa fosse realmente accaduto quel giorno e chi era stato a salvarmi.
E ne occorsero altri ancora, prima che potessi comprendere fino in fondo il significato di ''essere salvati''.


So raise your hands up high
and let this rain pour on


Like innocence and childbirth
you look just like your mother
and you look just like your father

Forgive him, our father.
Your son is smiling
so lay roses around you


*

Capitolo revisionato, mi rendo conto che i primi siano abbastanza CRINGE e provvederò a riscriverli asap. 

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora