Hate is a strong word

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But I really, really, really don't like you.


Akiko's pov

Il laboratorio di scienze non era mai stato così silenzioso. Mi stropicciai gli occhi per scacciare via i raggi flebili che filtravano dalla finestra e illuminavano la prima ora di un triste lunedì.
I righi di un foglio di quaderno si confusero sotto il mio sguardo assonnato, segnalandomi che continuare a rileggere vecchi appunti non fosse una soluzione. Occupavo un tavolo nell'ultima fila di un'aula completamente vuota, ed ero largamente in anticipo come non era mai successo. E grazie tante, il sonno aveva deciso di abbandonarmi verso le quattro del mattino per cedermi a conflitti irrisolti e al desiderio di sparire.
Non era la prima volta, comunque.

-«Buongiorno, Mei-san.» Iida varcò la porta blu e mi sorrise gentile. Ricambiai il saluto mentre prendeva posto dietro ad uno dei banconi in prima fila.
Non avevamo mai avuto una conversazione confidenziale. D'altronde, anche quella mattina non aveva perso tempo a tirar fuori dalla borsa un paio di libri e ad impegnarsi con il materiale necessario per la lezione eliminando ogni ipotetico tentativo di instaurare un dialogo.

Dovevano mancare ancora diversi minuti al suono della prima campanella. Giù, anche il cortile era quasi vuoto, eccezione fatta per alcuni studenti di terza che possedevano già un'auto propria con la quale venire a scuola.
La neve non cadeva da un paio di giorni, ma i fragili rami spogli si agitavano sotto i soffi del vento. Un brivido di freddo si insinuò sotto la camicetta bianca alla vista di quella scena, quasi come per osmosi, e mi percorse la schiena.
Continuai a scarabocchiare figure tridimensionali sulla pagina finchè non udii il nome della mia amica.

«Buongiorno, Jiro-san.» Iida l'aveva accolta nello stesso tono che aveva riservato a me, ma Kyoka aveva liquidato il saluto con un gesto della mano, senza distogliere lo sguardo dal mio. Mi raggiunse con poche falcate.

-«Tutto bene?» le chiesi «Sembra che ti abbiano appiccato il fuoco»

Voltò la faccia scarlatta in un vano tentativo di nasconderla, e il caschetto le scoprì le orecchie dello stesso colore.

-«È quel tizio lì... tuo amico-» farfugliò a voce bassa.

-«Hey, che ti prende? Non capisco nulla. Spiegami.»

-«Sshh! Abbassa la voce!» scandì improvvisamente bene.
Dopo una fugace controllata a Iida-kun per assicurarsi che non avesse interrotto le sue attività per voltarsi ad ascoltare, alzò finalmente lo sguardo per incontrare il mio. I bracciali si scontrarono in un tintinnio sonoro quando, con un movimento stizzito, si scostò via i capelli corvini dal volto.
«Tamaki-kun» bisbigliò.

Tamaki Amajiki? Definirci amici era un'iperbole, ma lasciai passare il termine facendo cenno a Kyoka di continuare.

«Era nel corridoio!»

-«E quindi? Sai, frequenta questa scuola!»

-«Sshh!»

Accidenti, ma che le prendeva stamattina?
I bracciali tornarono a trillare ad ogni movimento del polso mentre tentava di raffreddarsi le guance che avevano acquisito le proprietà di un falò.

«Ecco, lui era- cioè io ero-» trattenne il respiro per pochi secondi, nel corso dei quali la sua espressione mutò completamente sotto un accurato controllo dei muscoli facciali da parte sua. Deglutì con forza, come se si trattasse di cocci di vetro e non di parole, e quando incrociò le braccia al petto parve ritornare alle sue normali proprietà di linguaggio. «Stavo scrivendo un messaggio per te al cellulare, non guardavo dove stessi andando. E lui stava facendo altrettanto, insomma, con quella frangia da cantante Emo dubito che possa vedere oltre le sue scarpe.» commentò con ironia. «E... insomma, ci siamo scontrati, sì-»

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora