Kuroi Namida

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Ashita nante konai you ni to

negatta yoru kazoekirenai

Lo straziante arpeggio di una chitarra mi risuonò nei timpani, facendo da contrappunto alla voce sublime di Nana sulle note di una delle mie canzoni preferite. Il volume era così alto che chiunque fosse entrato nella mia stanza, dall'esterno avrebbe udito il ronzio indistinto e ovattato proveniente dalle cuffiette affondate nelle mie orecchie, oltre che ad assistere all'atroce visione del mio corpo apparentemente esanime avvolto nella soffice trapunta blu che foderava il mio letto. 

La guancia sinistra aderiva quasi totalmente al materasso, se non si teneva conto del sottile strato concernente il cuscino, talmente schiacciato da sembrare inesistente; la scomoda posizione inoltre faceva in modo che la cuffietta sprofondasse dolorosamente del mio orecchio.
Ma non mi muovevo.
Non ne avevo la voglia né la forza. La mia unica volontà era quella di essere lasciata da sola a crogiolarmi nell'immotivato malumore che mi aveva assalito da qualche giorno e che minacciava di costituire quel sabato pomeriggio di ottobre inoltrato.
Forse era colpa dei feromoni, fottuti bastardi. 

Sì, decisamente si, il periodo rosso del mese era dietro l'angolo. Un grugnito scocciato morì nella mia gola mentre mi tiravo la coperta più su, fino a sotterrarci sotto la faccia per metà.
Il tessuto mi solleticò la punta del naso e ne approfittai per respirare profondamente il profumo al muschio dell'ammorbidente, era tutto così strano: l'odore era simile, sicuramente zia Yuki utilizzava la stessa marca che acquistava la mamma, ma i ricordi erano contrapposti.
Prima, quello era stato l'odore che mi ricordava l'estate, quando mamma toglieva le coperte pesanti, e una volta finito il bucato, le ammassava tutte insieme sulle due piazze del letto nella camera degli ospiti prima di ripiegarle nel grosso armadio per i successivi quattro mesi, e in quei giorni il profumo di ammorbidente al muschio impregnava le pareti color crema anche con la porta del balcone aperta.
Adesso mi trovavo ancora una volta in una camera adibita per gli ospiti, ma l'ospite ero io e l'estate sembrava lontana continenti, multiversi e fusi orari. 

Il vento freddo di ottobre si insinuava dalla fessura tra le due ante della finestra alle mie spalle che avevo appositamente lasciato socchiusa, e mi scompigliava i ciuffi di capelli più corti che mi solleticavano la nuca. 

Il cellulare vibrò accanto alla mia testa e il contatto circoscritto del materasso triplicò l'intensità della vibrazione, facendomi sussultare di colpo e rimbombando sull'assolo della chitarra che si dispiegava nelle mie orecchie. Contemporaneamente, la luce del display esplose accecandomi per qualche istante.
Strizzai gli occhi che ormai si erano abituati al buio della stanza e li riaprii lentamente per scoprire chi fosse il mittente del messaggio.

"I miei sono fuori stasera, ti va di fare compagnia ad un'anima triste e solitaria? Ti prego non dirmi di no".

Una sfilza di cuori e faccine dagli occhi dolci seguivano la richiesta, o meglio il malcelato ordine espresso da Kyoka Jirou. Sorrisi spontaneamente.
La prima volta che io e lei ci eravamo rivolte la parola era stata un po' imbarazzante: era stato qualche pomeriggio dopo la conversazione con Midoriya, quando Bakugo mi bidonava ogni volta che non trovava un sostituto per le pulizie della classe e mi lasciava a sbrigarmela da sola.

Io ero lì a passare il mocio bagnato sul pavimento con la musica alta nelle cuffie, mi ero lasciata trasportare dal momento, dalla solitudine -poiché si era fatto più tardi del solito e in quell'ala della scuola non era rimasto nessuno-, e dalla parte più bella della canzone tanto che mi ero a malapena resa conto di stare cantando sul pezzo, muovendomi oscenamente a ritmo con le dita strette sul manico a mo' di asta del microfono.
Alle mie spalle una Kyoka a metà tra il divertito e lo shockato, si godeva il mio concerto improvvisato, sostenendosi con la spalla allo stipite della porta e una mano spalmata sulla bocca, scossa dalle risate genuine che minacciavano di scoppiare fragorose. 

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora