L'uomo che mi si parò davanti nel momento in cui aprii la porta mi sovrastava di parecchi centimetri e indossava un impermeabile giallo, sebbene avesse smesso di piovere da un pezzo. Le sue labbra si mossero sotto a un paio di ingombranti baffi scuri presentandosi come l'ispettore Nishimura , esibendo il suo distintivo di riconoscimento, e chiedendomi di poter entrare in casa per fare alcune domande a me e a mia madre. Gli si accostò un altro uomo, decisamente più giovane e dal volto glabro, annuì leggermente portandosi una mano sul cappello, abbassandolo sugli occhi. Il gesto gli appiattì ancora di più i ciuffi di capelli mossi già schiacciati sulla fronte.
Il panico mi attanagliò. Non potevano vedere mia madre in quelle condizioni, tantomeno lei sarebbe stata in grado di avere una lucida conversazione con la polizia. Così dissi la prima cosa che mi passò per la mente, cercando di guadagnare tempo ed escogitare qualcosa per mandarli via in fretta.
-<<Oh... Io- in realtà al momento sono sola in casa, mamma è a cena da un'amica e tornerà tardi. Posso chiedervi di ripassare domattina?>>
Mi inchinai leggermente, sperando di essere stata convincente e per un momento mi sembrò una scusa plausibile, se non fosse stato per il tonfo proveniente dalla cucina che fece pensare immediatamente al rumore di piatti rotti. Sgranai gli occhi sorpresa e colpevole, mentre i due poliziotti si lanciavano uno sguardo e annuivano complici, come se già sapessero, come se avessero capito.
Poi, l'ispettore con un cenno ordinò al collega di portarmi via con sé, mentre mi scostava per farsi spazio ed entrare in casa. Protestai con tutte le mie forze, non potevo permettere che accadesse, non potevo permettere che vedessero mia madre in quelle condizioni, nessuno doveva sapere, nessuno doveva portarmi via la mia vita.
Mi sentii impazzire e mi scagliai contro l'uomo che aveva fatto irruzione in casa mia, urlandogli contro e strattonandolo verso di me affinchè potessi impedirgli di varcare la soglia del salotto. Ma probabilmente erano preparati a tutto questo, loro sapevano.Prima che potessi reagire o utilizzare il mio Quirk, un ago mi punse delicatamente nella carne morbida del collo, urlai di nuovo, ma ben presto mi sentii tremendamente debole, e la vista -un po' per le lacrime e un po' per la sostanza che adesso mi scorreva nel sangue- si annebbiò fino a svanire del tutto. Ebbi soltanto la sensazione di due forti braccia che sorreggevano da dietro il mio corpo irrigidito e semi-paralizzato, e dei rumori urbani di fondo che si ovattavano sempre di più assieme alla mia voce, che continuava a ripetere di lasciarci andare.
Poi fu nient'altro che buio.
*
Qualche ora dopo me ne stavo seduta rigida tra le quattro mura della stanza degli interrogatori, alla stazione di polizia. Davanti a me la sedia era ancora vuota e non potevo far altro che guardarmi attorno o contemplare nello specchio-finestra il riflesso del mio volto pallido, che a causa della luce al neon al centro della stanza, assumeva un colorito malaticcio. Strofinai una mano contro il braccio per scaldarlo minimamente: cominciavo a sentire freddo, segno che probabilmente erano giunte già le prime ore della notte, e il tessuto della mia T-shirt rossa era troppo leggero perché potesse essermi utile alla causa. Inoltre mi sentivo ancora abbastanza frastornata per sforzarmi a riflettere lucidamente e congetturare sui motivi per cui potessi trovarmi lì; in ogni caso ero abbastanza sicura di non aver fatto del male a nessuno e di non aver rubato nulla al centro commerciale o al Conbini sotto casa negli ultimi mesi. Dunque, volevo solo tornarmene in camera mia, infilarmi nel letto e addormentarmi sepolta sotto la coperta che avrebbe fatto scivolare via all'istante quella fastidiosa sensazione di freddo.
Almeno non ero ammanettata, pensai.Il suono metallico di una chiave girata nella serratura mi ridestò di colpo facendomi voltare lo sguardo verso il punto da cui proveniva. La porta alla destra della stanza si aprì lentamente e dietro di essa spuntò un uomo alto, che identificai un paio di secondi dopo come l'ispettore che si era presentato alla mia porta nelle ore precedenti. Non appena si fece poco più avanti per richiudere la porta alle sue spalle, gli porsi la domanda che attendeva impaziente di uscire fuori da parecchi minuti:
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Why won't you show yourself? [ITA]
Fanfiction[Katsuki Bakugo x OC] [+Other ship] - Lemon/smut & Fluff. Enemies to lovers/friends to lovers. OOC (passive-aggressive Bakugo). Può contenere tracce di slow burn. Questa storia racconta ogni cicatrice. Dal capitolo 6: «La prima volta che vidi Aki...