Lost in your lie

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Never was and never will be
You don't know how you've betrayed me
And somehow you've got everybody fooled

Akiko's pov

Quando Kyoka riagganciò la chiamata, il silenzio nella stanza era così denso da sembrare soffocante. Solo il tonfo del suo smartphone che veniva scaraventato contro il lato opposto del divano e capitombolava sul linoleum ebbe l'audacia di interrompere la quiete.

Sbuffò sonoramente, e quando si rimise in piedi per percorrere il soggiorno a grandi falcate avanti e indietro, si passò compulsivamente una mano tra i capelli. Il suo respiro era corto e pesante, e non avevo davvero il fegato per interrompere il filo dei suoi pensieri, perché, se la conoscevo bene, quelle dita premute con forza nel palmo della mano avrebbero presto afferrato qualsiasi cosa le fosse capitato sotto gli occhi e l'avrebbero lanciata dall'altro lato della stanza.
Era questa la valvola di sfogo di Kyoka Jiro, e in momenti come questo, in cui non potevo semplicemente sgattaiolare via da qualche altra parte, dovevo fare affidamento su tutti i Kami del cielo per non diventare un'ulteriore motivazione di quell'innescamento.

-<<Non posso crederci>> ringhiò afferrando un cuscino foderato.

<<Non posso credere che lo abbiano fatto davvero>>
E un momento dopo l'oggetto rasentò la superficie dei miei capelli e andò a schiantarsi da qualche parte alle mie spalle. Un colpo sordo suggerì che avesse colpito il prezioso vaso cinese di sua madre.

Dirle di calmarsi non sarebbe servito a niente, se non a farla agitare ancora di più, perciò me ne stetti zitta nel mio angolino sul divano, a schivare oggetti fluttuanti e sperando che sbollisse la rabbia in fretta. O che Dorotha, reclusa in cucina a preparare la cena, spuntasse fuori dal corridoio e trovasse un modo per sedarla.

<<Credi che sia giusto?!>>

Sussultai quando mi interpellò. I suoi occhi neri erano due pozzi freddi che precludevano qualsiasi intenzione di contraddirla.
Scossi in fretta la testa, limitando l'interazione a un gesto difficilmente fraintendibile.

<<Certo che non lo credi. Chi lo penserebbe. Tanto vale che mi dichiarino orfana!>>

Mi passai una mano sul viso. Stava esagerando e non avevo modo di placarla. Qualunque cosa avessi detto sarebbe potuto essere utilizzato contro di me, come gli imputati in tribunale.

I genitori di Kyoka l'avevano appena videochiamata per darle una certa notizia.

Sarebbero dovuti tornare ormai da una settimana, ma avevano deciso di allungare il loro viaggio passando il Natale con i loro vecchi amici musicisti che avevano incontrato da qualche parte. Kyoka lo aveva saputo giusto in tempo per la vigilia e non ne era stata felicissima, ma non le era mai importato molto del Natale, così, quando le era stato comunicato il cambio di programma aveva fatto spallucce e aveva spedito Dorotha ad acquistare porzioni su porzioni di pollo fritto (esclusivamente per me, troppo stanca ormai per indottrinarmi il suo vegetarianismo) e vaschette di gelato per passare la serata insieme guardando film fino a tardi.
Non mi era servita una dichiarazione esplicita per decifrare quelle brevi pause in cui i suoi occhi si facevano assenti e fissavano un punto imprecisato nel vuoto, senza espressione. Lo sapevo che ci era rimasta male, perché ancora una volta i suoi genitori l'avevano esclusa dai loro progetti.

Però allo stesso tempo cercavo di non biasimarli: avevano avuto un'occasione grandiosa per rivivere qualche giorno come quelli dei loro tempi d'oro. Ed era comprensibile che stessero cercando di tenersi stretti quegli attimi nostalgici in cui la loro esistenza poteva riacquisire una parvenza del passato glorioso che avevano vissuto. Il successo di una volta sarebbe stato solo un sogno oramai, per la loro carriera; ma potevano ancora contare su momenti fugaci in cui la loro vita pareva ritornare quella di una volta. Una vita della quale però, purtroppo, Kyoka non aveva fatto parte.

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora