The world is a vampire

261 18 12
                                    


But can you fake it for just one more show?

And what do you want? I wanna change

And what do you got when you feel the same?


Katsuki's pov

Quando finalmente rientrai a casa quella mattina, i raggi di un insolito sole entravano a ondate attraverso la grande finestra accanto al divano e illuminavano il soggiorno di un giallo pallido. Che fastidio.
Valutai se chiudere la porta di casa più silenziosamente possibile per non destare sospetti, ma mentre questa sbatteva sonoramente sui cardini contro lo stipite, decisi che semplicemente non me ne fregava un cazzo.

La vecchia strega era in cucina, potevo sentire provenire da lì il rumore dei tasti del computer su cui batteva le dita intenta a scrivere uno dei suoi articoli: era un buon segno quando il ticchettio si ripeteva costantemente, significava che la vecchia strega era ispirata, producente, e perciò di buon umore. Sperai che il suono non si interrompesse, almeno di tanto in tanto il suo stupido lavoro di giornalista serviva a qualcosa.
Mi affacciai oltre l'arco del corridoio d'ingresso, era lì, seduta su un sgabello davanti all'isola della cucina con gli occhi che vagavano da una parte all'altra dello schermo del portatile e le labbra che si muovevano freneticamente mormorando frasi formulate e riformulate che attendevano di essere battute sulla tastiera e messe per iscritto. Il tavolo da pranzo aveva perso ogni parvenza della sua forma tonda, sommerso com'era da cataste di fogli, fotocopie e fotografie utili per l'articolo di dubbio interesse che lei era concentrata a buttar giù.

-<<Sei uscito presto per allenarti anche stamattina, tesoro?>> disse improvvisamente in tono mellifluo ma senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.

-<<Ehm, si?>> risposi semplicemente. Lo avevo fatto tante volte, uscire di casa al mattino presto, fare una corsa accompagnando il sole che sorgeva nella quiete della città e completare un po' di sano allenamento. Probabilmente era quello il momento del giorno che più preferivo.

Un ciuffo biondo le ricadde davanti al viso e la megera se lo scostò dietro un orecchio, aggrottò le sopracciglia chiare, e poi riprese a muovere le labbra mormorando tra sé e sé frasi incomprensibili per scegliere quale suonasse più esaustiva. Non sembrava minimamente aver fatto caso alla mia risposta.
Beh, ma in fondo che importava? Se ne fregava esattamente quanto me: assolutamente nulla.
Per quel che mi riguardava avrei anche potuto spiattellarle in faccia la verità, raccontarle della strana nottata che avevo appena trascorso, e non sarebbe servito a niente. Avrebbe continuato a muovere le dita tra le lettere della tastiera con la stessa velocità con cui si era sempre dimenticata della mia esistenza. Niente di nuovo, comunque.

Mi voltai con noncuranza, -forse l'unica cosa che avevo ereditato da lei-, e mi diressi verso le scale di legno che conducevano al piano superiore: volevo solamente dormire. Al momento non mi importava nemmeno delle ventinove chiamate perse da Kirishima la notte precedente, e che avevo ignorato assieme a una decina di altri messaggi da parte sua da quando il cellulare aveva ripreso la linea.
Tuttavia, mentre mi sfilavo le scarpe per farle finire in un punto imprecisato della mia camera da letto, digitai un veloce "sono a casa" nella chat dei messaggi. Non volevo di certo ritrovarmi la polizia a casa perché quel coglione avrebbe potuto denunciare la mia scomparsa!

Dopo di che, lanciai il cellulare sul letto e subito dopo lo raggiunsi abbandonandomi contro il materasso in preda alla stanchezza e a un turbine di pensieri che piombarono tutti insieme mentre mi addormentavo. Sonno, sonno, sonno, Akiko.

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora