Hello?

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I know where you stand

Silent in the trees

And that's where I am

Silent in the trees.

Why won't you speak

Where I happen to be?

Silent in the trees

Standing cowardly.

Katsuki's pov

Come c'ero finito lì?

La tinta glicine del cielo si era schiarita sempre di più man mano che aveva cominciato ad albeggiare. A sud, verso il lato ovest della città, oltre gli edifici alti e grigi che grattavano l'orizzonte, una distesa verde di pini si allargava per chilometri di foresta segnando la fine di Musutafu e l'inizio del confine con le altre cittadelle limitrofe. Mi ritrovai a pensare che dal lato opposto c'era il mare, la vecchia spiaggia del Battello, il cui nome aveva di sicuro più anni dell'abitante più vecchio di Musutafu. Le era stato attribuito verso la fine dell'Ottocento a seguito del naufragio di una barca che trasportava alcuni rifugiati politici. Scappavano dalla Monarchia imperiale cinese in quanto oppositori, e avevano cercato asilo in uno Stato vicino. Purtroppo erano stati spazzati via da uno dei violenti tsunami che in quell'epoca erano praticamente costanti, il relitto era stato trascinato a riva dalla corrente e aveva approdato sulla spiaggia che da subito aveva preso il nome attuale per commemorare l'incidente. Col tempo il tasso di inquinamento di quel posto era gravemente salito, a causa dei numerosi turisti che visitavano la spiaggia per vedere il relitto coi loro occhi, ed avevano finito col renderla praticamente inaccessibile a causa della loro ignoranza e inciviltà. Montagne di rifiuti e di plastica si erano accumulati sulle dune dorate che un tempo avevano ospitato ombrelloni e castelli di sabbia, fino a farla assomigliare sorprendentemente ad una discarica. Poi un giorno, pochi mesi prima, su tutti i giornali era apparsa una notizia inaspettata: qualcuno aveva ripulito completamente la spiaggia Del Battello. Nessun nome, solo un'anima anonima con un po' di buon senso che si era guadagnata immediatamente tutta la mia stima.

Anche le chiome degli alberi che si muovevano sotto il vento sembravano le onde di uno tsunami, e se non fossi stato così distante, se mi fossi trovato esattamente sotto di essi, piuttosto che su un tetto nella periferia opposta di Musutafu, avrei bramato quella scarica di adrenalina che mi assaliva ogni volta che intravedevo del potenziale pericolo in qualcosa. Tante volte negli anni precedenti, dopo liti particolarmente accese con i miei genitori e nei momenti in cui non ne potevo più di averli tra i piedi, avevo immaginato di scappare di casa e addentrarmi in quel bosco fitto, camminare nella notte con la paura addosso che combatteva contro l'adrenalina. Il rischio di perdermi e non ritrovare più una via d'uscita, il pericolo di essere attaccato da animali selvatici e dovermi difendere, lottando per la sopravvivenza, erano tutte situazioni che volevo vivere sulla pelle e che non smettevano di attirarmi. Ero sempre sul punto di sfidarmi e farlo, però alla fine mi ritrovavo solo contro il tronco di una foresta ben più piccola e che conoscevo a memoria, giusto alle spalle del parchetto dove mi rifugiavo ogni volta che avevo bisogno di staccare la spina e allontanarmi da casa, dalle responsabilità. Lì trascorrevo la maggior parte del mio tempo, e il fatto di essere circondato dal verde non faceva che convenire alla mia immaginazione mentre sognavo di essere da un'altra parte a vivere storie che chissà se avrei mai vissuto. Forse un giorno, quando sarei stato l'Eroe numero uno, tutto questo mi sarebbe sembrato solo una grande cazzata, quando il rischio che avrei corso ogni giorno mi avrebbe fatto sentire più vivo rispetto a qualsiasi altra cosa.

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora