Take everything away from me,
silent angel.
Akiko's pov
Nei quattro giorni seguenti al trasferimento avevo percorso il doppio della strada che normalmente avrei fatto per ritornare a casa, solo perché continuavo a sbagliare treni ed autobus, tuttavia ciò si era voltato in mio favore poiché adesso avevo cominciato ad orientarmi modestamente nelle viuzze del mio quartiere. Ero uscita ogni giorno avvolta nella mia giacca a quadri rossi e neri, immune allo sferzante vento autunnale che man mano si faceva più freddo; le mie scarpe avevano calpestato le foglie secche sull'asfalto e sui marciapiedi producendo un delizioso motivetto che mi teneva compagnia durante le mie lunghe passeggiate all'insegna dell'esplorazione totalmente affidata alla fortuna. Ritenermi fortunata, in tal caso, valeva a dire non essere data per dispersa e non permettere che la mia faccia comparisse in tutte le tv sui TG giapponesi. Non mi ero irrimediabilmente persa e in compenso avevo girovagato in vari punti della città, scoprendo posti fantastici dove già mi immaginavo a passare il resto dei miei giorni: primo su tutti, la biblioteca comunale.
Si trovava a pochi passi dalla scuola, i gradini in pietra dell'esterno conducevano davanti ad un imponente portone di ebano che si innalzava sotto una grossa targa di marmo sulla quale intagli profondi recitavano ''Veritas Filia Temporis''.
L'edificio era senz'altro antico, i segni di ristrutturazione recente celavano a malapena la raffinatezza datata della struttura e del mobilio di cui era arredato: una constatazione che mi procurò l'irrefrenabile desiderio di avere assolutamente tra le mani quanti più libri possibile sull'origine di questa misteriosa ed atipica città.
Al piano superiore un corridoio di vetrate collegava il resto della biblioteca ad un'unica grande stanza: la biblioteca scolastica, un posto che avrei conosciuto così bene da impararne ogni scritta appena calcata o cancellata dal tempo nel legno dei suoi tavoli.Nella strada principale e più popolata della città, nettamente in contrasto con la mia indole asociale, avevo invece scoperto l'esistenza di una modesta sala giochi sotterranea ben rifornita e che mi aveva tenuto incollata per qualche ora agli arcade picchiaduro ed agli sparatutto, che tanto adoravo.
Quel giorno però non avrei avuto tempo per crogiolarmi in mezzo al sangue virtuale dei miei videogames splatter preferiti, tantomeno tra i volumi più avvincenti in biblioteca. A dire il vero, mi sarei certamente ritrovata ad annegare nei libri, ma non coincidevano con le mie quotidiane letture rilassanti.
Perciò una volta giunta davanti alla porta di quella che ancora non riuscivo a considerare a tutti gli effetti casa mia, avevo avuto giusto il tempo di fare un salto in cucina, afferrare una mela rossa che alla fine era rimasta la mia misera cena, ed ero volata immediatamente su per le scale a chiudermi nella mia camera cominciando a studiare.*
Le prime luci dell'alba mi punsero gli occhi dietro le palpebre pesanti, un dolore lancinante mi colpì tra il collo e lo zigomo non appena ebbi ripreso conoscenza uscendo dall'intorpidimento del sonno.
Che accidenti era quella superficie ostica e solida al posto del mio cuscino?
Dovevo essere caduta per terra mentre dormivo a giudicare dall'insistente dolore alle ginocchia. Ma quando aprii gli occhi la visuale orizzontale che mi si presentò davanti, rese la situazione ancora più strana: raddrizzai la testa dolorosamente per poter far tornare le cose attorno a me nella posizione giusta, poi potei constatare di essermi addormentata sul kotatsu mentre rileggevo per l'ennesima volta una pagina di Fondamenti di eroismo senza afferrarne le parole a causa della stanchezza; pagina che ora giaceva completamente stropicciata e i cui segni erano scavati nella mia guancia.
Provai ad alzarmi, ma il formicolio nelle gambe e nei piedi che avevano retto il mio peso per tutta la notte mi fecero ricadere sul cuscino su cui sedevo; focalizzai i numeri rossi nel display della sveglia accanto al letto con la vista ancora appannata: le sei di mattina appena passate. Non avrebbe avuto senso sotterrarmi nel letto per mezz'ora per quanto desiderassi farlo. E il mio stomaco brontolava rumorosamente reclamando il cibo che la sera precedente avevo gentilmente declinato per non interrompere la concentrazione, così scesi giù in cucina attenta a non fare il minimo rumore, non avrei voluto svegliare i miei zii.
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Why won't you show yourself? [ITA]
Fiksi Penggemar[Katsuki Bakugo x OC] [+Other ship] - Lemon/smut & Fluff. Enemies to lovers/friends to lovers. OOC (passive-aggressive Bakugo). Può contenere tracce di slow burn. Questa storia racconta ogni cicatrice. Dal capitolo 6: «La prima volta che vidi Aki...