Sequel

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"Ancora una volta non sono per niente sicuro

soprattutto di me

Continuerò a guardarmi alle spalle

e a vedere gli sbagli che ripeterò e ripeterò.

Ancora una notte che dura il doppio del giorno

In cui mi hai aspettato"

Katsuki's pov

-Tap tap tap tap tap tap tap...- mi rigiravo la matita tra l'indice e il pollice e la gomma rosa tamburellava ritmicamente sul foglio del quaderno di matematica. Un foglio piuttosto bianco, se non si consideravano una riga incompleta di una qualche espressione frazionaria, e vari scarabocchi del mio probabile, futuro nome da Hero.
Odiavo la matematica. Ciò non implicava che facessi schifo nella materia, anzi, ero, come in tutte le altre, il migliore. Ma la voce pedante di Ectoplasm non aiutava affatto a tenermi sveglio: era l'ultima lezione della giornata, ed anche la più noiosa, ma confidavo nel fatto che entro una ventina di minuti mi sarei fiondato fuori dall'edificio a farmi gli affari miei.
Mi voltai verso la finestra, come se lanciando uno sguardo fuori potessi uscire anch'io da quell'aula. Era una bella giornata, il cielo era sgombro da nuvole e le sagome degli alberelli che costeggiavano il perimetro della scuola pendevano verso sinistra, oscillati dal venticello autunnale. Stavo pensando all'allenamento a cui mi sarei sottoposto da lì a poco, ad una nuova tecnica per perfezionare il mio quirk, quando i miei occhi si posarono distrattamente sul cancello della Yuei, dove i raggi del sole rimbalzavano sulle sbarre metalliche illuminandole di piccoli bagliori.
E la vidi. Di nuovo quella chioma rosa ed un'espressione ebete sul volto, mentre fissava la magnificenza del liceo. Sussultai alla visione improvvisa che mi si era parata davanti agli occhi; durò appena il tempo di una strizzata di palpebre per l'incredulità e di un battito extrasistolico, perchè il professore mi richiamò giusto in quell'istante:

-<<Bakugo! La lavagna è da questa parte>> esclamò, invitandomi a spostare la mia attenzione sull'argomento che stava spiegando.

Sbuffai chinando la testa sul quaderno, almeno finchè i suoi occhi bianchi non avessero smesso di sorvegliarmi accusatori da dietro il vetro degli occhiali. Poi mi girai nuovamente verso il cancello, ma non c'era nessuno.
Probabilmente me l'ero immaginata. Era stato solo per un istante, ma non riuscivo a spiegarmi perché quella ragazzina sconosciuta continuasse sporadicamente a insinuarsi nei miei pensieri. Ma chi diavolo era?

Sbuffai nuovamente, -questa volta più frustrato della prima- e attesi la fine della lezione. I minuti sembravano interminabili, poi finalmente udii il trillo della campanella, seguito dal solito chiasso del chiacchiericcio dei miei compagni di classe ridicolmente esaltati.
Riposi lentamente le mie cose nello zaino attendendo che l'aula si svuotasse ed uscire per ultimo. Mi guardai cautamente attorno una volta che fui sull'uscio, forse sperando inconsciamente che quella di prima non fosse un'allucinazione. Ma tutti i corridoi e le aule erano vuoti, solo la luce dello sgabuzzino era accesa, segno che gli addetti di quel giorno alle pulizie delle proprie aule, stavano prendendo l'occorrente. Nessuna traccia di sconosciuti.
Repressi un barlume di insolito e terrificante sentimento di delusione che minacciava di farsi spazio nel petto, dove il battito martellante mi stava già torturando l'orgoglio.
Mi diedi mentalmente uno schiaffo perché mi sentivo fottutamente stupido per la mia reazione, e mi diressi verso il parco a pochi isolati dal liceo. Mi sarei allenato come al solito nel mio angolino segreto (la parte del parco che preferivo, abbandonata e dimenticata dal mondo), e avrei sfogato quei maledetti pensieri che mi facevano salire un'assurda rabbia mista a frustrazione.

Why won't you show yourself? [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora