Call it Karma

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You are the fire on my apartment floor
Sixteen stories, I'd rather burn than fall

Akiko's pov

La porta d'ingresso si richiuse dolcemente alle spalle di zia Yuki e il silenzio della domenica invase ogni stanza della casa. I tenui raggi di un improbabile sole di febbraio rischiararono la cucina immersa nell'odore tostato del caffè: si prospettava una bella giornata come non se ne vedevano da un po'. Era da un pezzo, ormai, che la neve non soffocava le strade e i rami spogli degli alberi. Sarebbe stato folle non approfittarne per fare una passeggiata, e gli zii non avevano atteso oltre le otto del mattino.
Ero sola. Il grigiore delle pagine poco illuminate del fascicolo mi appannava gli occhi assonnati, reduce dall'ennesima nottata violentata da pensieri intrusivi, ma avevo deciso: la procrastinazione doveva terminare lì e subito.
Continuai a picchiettare la penna contro il marmo del bancone, e sebbene quel sordo tic tic tic tuonasse fastidioso nella quiete della casa, almeno alleviava l'agitazione nelle mie dita tremanti.
Sulla prima pagina l'inchiostro designava in una classifica di popolarità i nomi degli Eroi che avevano messo a disposizione alcuni posti per il tirocinio proposto dallo Yuei. Naturalmente anche gli Eroi stessi, basandosi sulle capacità dimostrate durante il Festival Sportivo, avevano espresso le loro preferenze riguardo gli studenti della Prima A che avrebbero voluto formare.
Perciò, nessuno aveva la più pallida idea di chi fossi io.
Probabilmente, mentre si svolgeva il Festival dello Sport allo Yuei, dovevo essere stata impegnata a dividermi tra il portare avanti una casa, prendermi cura di una madre instabile e fare i compiti dell'Isamu High School a Kyoto. Era pressoché inutile indugiare lo sguardo sulle agenzie degli eroi nella, almeno, Top Ten.
Voltai pagina con rassegnazione, ma provai a consolarmi pensando che, chiunque sarebbe stato il mio mentore durante il tirocinio, non sarebbe stata un'occasione sprecata. Potevo accrescere il mio potenziale affidandomi a qualcuno congeniale alle mie abilità, oppure potevo scegliere di imparare qualcosa di nuovo.

Gli occhi danzarono sul foglio, fino all'ultima agenzia in fondo alla pagina.

Thorn-tree Agency di Spiky Blade e Wind Soldier.
L'eroina giappo-americana specializzata nell'arte marziale Kendo, Lila Kitano, fonda l'agenzia Thorn-tree con la collaborazione del fratello, Alec Kitano, specializzato nell'arte marziale dell'Aikido. Insieme, offrono la loro disponibilità e le loro conoscenze ad uno studente o studentessa che desidera apprendere l'arte e la padronanza delle arti marziali con armi bianche.

Seguiva una breve descrizione delle attività svolte durante le due settimane di tirocinio e diverse informazioni circa dove trovare e come contattare l'agenzia.
Era bastato poco per convincermi. Possedevo già una discreta conoscenza delle arti marziali, ma non avevo mai combattuto con coltelli, pugnali, spade e chissà cos'altro. La sola idea di imparare a maneggiare un'ascia mi sembrava entusiasmante, perciò, compilai in tutta fretta il modulo di iscrizione, quello assicurativo e quello di partecipazione, e ci apposi la mia firma ad ogni ultima pagina. Dopodiché, riposi con cura il fascicolo nella borsa della scuola con un sospiro sollevato. Era bello avere una cosa in meno da fare, dopo averla rimandata per così tanti giorni.
L'orologio ticchettava le otto e venticinque, ricordandomi di quanto fossi in ritardo per quella cosa che volevo e non volevo fare. Scossi la testa scacciando l'irragionevole pensiero che il motivo per cui avevo passato una notte insonne fosse perché non vedevo l'ora che albeggiasse, diedi un ultimo sorso alla mia tazza di the, e mi avviai verso l'ingresso. Sfilai il cappotto dall'appendiabiti, indugiando sul cappello di lana. Lo lasciai a penzolare sull'asta pensando che sarebbe stato meglio legare i capelli: sarebbe stato davvero scomodo e controproducente scalare una montagna con il vento a spingermi i capelli sulla faccia.
Indossai il cappotto e cominciai a raccogliere le ciocche chiare in uno chignon improvvisato controllando la mia figura nel riflesso dello specchio. Risultavo incredibilmente goffa e priva di una precisa forma in quella felpa over-size che avevo raccattato al mercatino delle pulci. Anche i pantaloni, che scendevano larghi sulle caviglie, privavano le mie gambe dei loro profili per via delle grosse tasche laterali sulle cosce e sulle ginocchia. Senza dubbio in stazione qualcuno avrebbe tentato di allungarmi dell'elemosina.
Feci spallucce al mio riflesso, noncurante dell'accenno bluastro sotto gli occhi o del rossore sulle labbra screpolate dal freddo, raccolsi lo zaino accasciato accanto alla porta e uscii in strada, soleggiata e fredda d'inverno.



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