Forget it, forget it, forget it

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+++Wait, ho aggiornato a breve distanza di tempo (rispetto al solito). Assicurati di aver letto il capitolo precedente!+++

Katsuki's pov

It's a crime you let it happen to me
Never mind, I'll let it happen to you

I don't mind, forget it there's nothing to lose
But my mind and all the things I wanted.
Every time I get it I throw it away
It's a sign, I get it, I wanna stay
By the time I lose it I'm not afraid
I'm alive but I can surely fake it

La porta sbattè alle mie spalle. Non abbastanza forte da coprire il suono di quelle parole che continuavano a risuonare nella mia testa.

Il cruccio sulla fronte si fece più evidente. Davvero non capivo. Perché?
Perché le mie dita continuavano a chiudersi e a riaprirsi e poi a chiudersi di nuovo nei pugni che avrei volentieri sferzato contro il muro? Perché avevo la sensazione che un vuoto all'altezza dello stomaco avesse ingoiato tutti gli organi? Come i buchi neri con le stelle.

Strinsi i denti e mi incamminai lungo il lastricato del cortile. Il vento gelido di gennaio era un buon deterrente per sentire qualunque cosa che non fosse quella devastante sensazione nella pancia. Mi accesi una sigaretta, le dita erano ancora impregnate dell'odore del disinfettante per pavimenti.

Il nero aveva inghiottito le strade e i profili delle case, e se non fosse stato per i lampioni che comparivano di rado agli angoli delle vie, ero certo che mi sarei perso nonostante conoscessi a memoria la strada per la stazione. Una nuvola di fumo si confuse nella nebbia.
Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni dell'uniforme scolastica, lo lasciai lì finchè non smise. Non avevo voglia di sforzarmi di apparire come avrei dovuto. Volevo solo concentrarmi sul sapore del tabacco, e sul suono della cartina che bruciava nella brezza, e sul fumo che spirava verso l'alto nella città deserta. Sembrava la città fantasma di quel vecchio videogioco survival horror.

Le fronde degli alberi si strigliavano di dosso gli ultimi cumuli di neve, mentre quelli spogli non potevano che subirne il peso. Ecco, io mi sentivo così.
Ma non sarebbe servito a niente analizzare i miei pensieri. Non avrei fatto altro che chiedermi cosa fosse successo una volta richiusa la porta della palestra.
Akiko sarebbe rimasta da sola con il Narcolettico e... Maledizione!
Calciai il mozzicone della sigaretta assieme ad un sassolino. Poi abbracciai l'idea di accendermene un'altra.

Ecco come mi faceva sentire: un inutile sassolino sulla strada.
Era assurdo! Se ripensavo alla prima volta in cui l'avevo vista varcare la porta della Prima A come se stesse facendo lo stesso con la soglia della mia vita, non potevo far altro che maledirla. Chiunque mi conoscesse sapeva che si sarebbe sentito così se avesse scelto di avere a che fare con me, era una mia prerogativa. Ma Akiko no. Aveva la fastidiosa tendenza a ribaltare la situazione.

Affondai il pugno nella tasca della giacca, e senza pensarci troppo tirai fuori il cellulare. Sul display apparve una chiamata senza risposta da parte di Kaminari. La ignorai per la seconda volta. C'era una cosa che avevo bisogno di fare.

Le chat presero a scorrere sotto il tocco del pollice, finchè non aprii quella di Akiko Mei. E cominciai a riversare sulla tastiera il mio sovversivo flusso di coscienza.

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