𝔠𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 𝔮𝔲𝔞𝔯𝔞𝔫𝔱𝔞𝔮𝔲𝔞𝔱𝔱𝔯𝔬

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Eleonor's pov
Sono sola.
Se ne sono andati tutti.

Ancora non mi capacito di cosa ho fatto.
Come ho potuto? Come ho potuto torturare Daphne?
Come?

Non mi perdoneranno mai, chissà come mi hanno tollerato in queste settimane.

Sono riuscita a mettere paura anche alle persone a cui più voglio bene.

Anche loro se ne sono andati, era solo una questione di tempo.
Dovrei semplicemente arrendermi al fatto che resterò sola.

Vorrei andare a vedere come sta Daphne, anche solo vedere se respira.
Mi sento così in colpa.

Ho perso il controllo con la persona sbagliata.

Prendo una pergamena e inizio a scrivere.

Cara Daphne,
Non so se mai leggerai questa lettera ma ci tenevo a scriverla.
Dirti che mi dispiace sarebbe un eufemismo, sono mortificata per quello che ho fatto.
Non mi riferisco solo al Crucio ma all'inferno che ti ho fatto passare in questi giorni.
Non ho sentito nemmeno la tua versione dei fatti, ho tratto le mie conclusioni da sola, come al solito.
Ho fatto di testa mia, me l'avete sempre detto che avrei dovuto ascoltare anche voi.
Non so che cosa sia successo quella sera, non so perché l'hai fatto. Non lo so perché non te l'ho chiesto.
Mi sono auto convinta che le persone agiscono solo per ferirmi e per cercare di uscirne ho creato un muro di sadismo attorno a me e a coloro che amo escludendoli pian piano dalla mia vita.
Sono stata molto male in questo periodo ma ciò non giustifica le mie azioni, non ti biasimerò se come gli altri vorrai smettere di parlarmi, non lo farò perché è giusto così.
Mi dispiace così tanto.
Scusami Daphne, scusatemi tutti. Non mi merito di avere delle persone così speciali con me.
Credo sia inutile che mi firmi, sai già a chi appartiene la lettera.

Mi rivesto in fretta indossando la divisa ed esco dalla camera per andare in infermeria.

C'è silenzio, non penso che i ragazzi siano ancora qui.

Mi avvicino cautamente al letto dov'è posizionato il corpo della biondina e mi siedo sulla poltrona accanto.

Nonostante il buio posso vedere le ferite che le ho causato.

Mi alzo da dove sono seduta per guardarle meglio la faccia.
"Scusa Daphne."
Sussurro.

Posiziono il foglio di carta sotto il suo cuscino.

Le accarezzo delicatamente il braccio e poi la faccia, soffermandomi sulle ferite.

"Allontanati da lei, ora."
Dice una voce alle mie spalle.

Mi giro.
"Astoria io stavo solo-"

"Non mi interessa cosa stessi facendo, allontanati da lei."
Mi punta la bacchetta contro.

Mi allontano dal lettino di Daphne e vado verso Astoria.
"Possiamo parlare?"
Chiedo in tono dolce.

"No Eleonor, non possiamo.
Ora vattene."

"Astoria ti-"

"Ho detto vattene!"
Urla.

Theodore fa il suo ingresso in infermeria.
"Che succede qui?"
Domanda.

"Eleonor."
Sputa acido appena mi vede.

"Io stavo solo-"
Cerco di dire.

"Lei se ne stava andando."
Mi interrompe Astoria guardandomi e tenendo ancora la bacchetta verso di me.

Sono troppo arrabbiati per parlarmi.

Abbasso la testa e vado verso l'uscita.
"Non ti ho lanciato una maledizione perché io, a differenza tua, non sono un mostro."
Mi sussurra la ragazza urtando la sua spalla con la mia.

yours //Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora