Quando mi svegliai quella mattina provai un senso di pace e tranquillità, sensazioni dettate dalla presenza di Gio nel mio letto.
Era passato un mese dall'ultima volta che ci eravamo visti, un mese di lunghe videochiamate e baci volanti. Ora finalmente eravamo di nuovo insieme.
Aprii lentamente gli occhi volendomi godere ancora del calore del suo corpo, del petto che si alza e abbassa lentamente, il cuore calmo sotto il mio orecchio, le braccia che mi stringevano teneramente e le gambe incrociate.
Lo guardai, il volto appoggiato al cuscino, i capelli scompigliati che scadevano scomposti sugli occhi chiusi, le labbra socchiuse. Sembrava un bimbo tranquillo anche se quando era sveglio era proprio un diavoletto.
"Se continui a guardami mi consumi" affermò con voce roca, senza aprire gli occhi e stringendomi al petto.
Sentii le guance andare a fuoco, sprofondando la faccia nell'incavo del suo collo.
"Lo so che sei arrossita, non ti vergognare sei così carina con le guance rosse come un pomodoro" mi disse ribaltando le posizioni salendo sopra di me.
Feci incrociare i nostri sguardi. Blu mare contro cioccolato. Quante emozioni mi faceva provare anche solo con uno sguardo.
"Buongiorno piccola" mi disse prima di baciarmi teneramente.
"Buongiorno amore" gli dissi. Gli depositai una carezza sul volto ancora incredula di averlo davanti.
Sembrava un sogno, io e lui, a letto a coccolarci, insieme.
"Da quanto sei sveglio?" Chiesi sistemandomi meglio sul materasso trascinandolo con me. Si accomodò sul mio petto, chiudendo gli occhi e sbadigliando.
"Non ho proprio dormito. Dopo che ti sei addormentata mi è venuta l'ispirazione per una nuova canzone. Ho finito la bozza poco prima che ti svegliassi" mi disse continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Dormi un po', sei stremato" affermai lasciandogli un bacio sulla testa e prendendo a giocare con i suoi capelli, sapendo che in poco tempo si sarebbe addormentato.
Mugugnò piano apprezzando il trattamento. Dopo essersi sistemato meglio su di me, facendo passare un braccio intorno alla mia vita, si addormentò sereno.
Nonostante la lontananza e la mancanza vivevo per questi attimi, quando lui tornata a casa stremato e si addormentava tra le mie braccia sapendo che fossero un posto sicuro. Lo accarezzai e coccolai tutto il tempo. Solo quando dormiva esprimeva i suoi ventuno anni. Solo in questo momento poteva lasciarsi andare senza pensare a progetti o dischi da fare e sapere che questa serenità la trovata con me mi riempieva il cuore.
Sapevo che quando eravamo lontani aveva difficoltà a dormire, come me. Ero tornata a dormire poco e con difficoltà. Mi svegliavo molte volte sperando di trovarlo dall'altro lato del letto.
Fu quando iniziò a suonare il mio telefono che mi alzai delicatamente sperando di non svegliarlo. Lo agguantai dal comodino e mi avviai fuori dalla camera, non prima di averlo osservato prendere il mio cuscino e stringerlo come se fossi io.
"Pronto?" Sussurrai a bassa voce, entrando in cucina.
"Ciao Giulia sono Lidia" mi disse la mamma di Sangio. Erano arrivati a Roma due giorni fa, sapendo della fermata del figlio nella mia città.
"Ciao Lidia come stai ?" Le chiesi. Da quando stavamo insieme io e suo figlio era diventata come una seconda mamma per me, così come la mia lo era per Gio.
"Tutto bene cara tu? Ti chiamo perché Gio non mi risponde e so che è da te. Volevo chiederti se vi va stata sera di cenare tutti insieme, anche i tuoi ovviamente." Mi disse con entusiasmo.
"Non ci sono problemi, mettiti d'accordo con mia mamma. Fatemi sapere" le dissi con entusiasmo, erano delle belle persone.
"Certo cara. Salutami Gio, ciao" mi disse mandandomi un bacio e chiudendo la chiamata prima del mio saluto.
Scoppiai a ridere, era tale e quale al figlio.
Mentre ridevo sentii della braccia cingermi da dietro accompagnate da dei baci sul collo.
Mi girai e lo osservai. Aveva un'espressione assonnata e si strofinava gli occhi come i bambini.
"Buongiorno Gio" gli dissi lasciandogli un bacio a stampo per poi farlo sedere per fargli la colazione.
"Buongiorno" affermò facendo uno sbaglio tenendo gli occhi saldamente chiusi.
Gli feci la colazione e mi accomodai sulle sue gambe. Mi incantai a guardalo.
"Che buona questa torta" affermò riportandomi alla realtà.
Scoppiai a ridere, era tutto sporco di cioccolato.
"Cosa ridi tu!" Continuò sorridendo.
"Sei tutto sporco come i bambini" gli dissi facendogli la linguaccia.
"Ma guarda questa" mi disse scoppiando a ridere pure lui. Dopo attimi si fermò osservandomi attentamente.
"Giu voglio parlati di una cosa. È da un po' che ci penso in realtà" iniziò facendomi tornare seria.
Lo incitai con lo sguardo a continuare.
"Ti andrebbe di andare a vivere insieme? So che siamo piccoli però abbiamo già affrontato una convivenza ed è andata bene no?!" Mi chiese incerto.
Rimasi in silenzio con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
-Lui voleva andare a vivere insieme. O mio dio- pensai emozionandomi.
"T-tu vuoi fare questo passo? Davvero ?" Chiesi sconcertata.
"Si mi piacerebbe. Ma dalla tua reazione ho capito che non condividi l'idea" mi disse abbassando lo sguardo.
"Tu sei pazzo" urlai facendogli alzare gli occhi.
"Sei pazzo a pensare che non mi piace l'idea. Anche io ci stavo pensando ma non sapevo come aprire il discorso" continuai, stringendolo forte.
"Davvero ?" Mi chiese dopo lunghi attimi di silenzio.
"Si" gli sorrisi.
"Si cazzo, finalmente" urlò facendomi scoppiare a ridere.
Ci baciammo a lungo, contenti per quella nuova prospettiva di vita.
Dopo aver passato la mattina a coccolarci decidemmo di fare un giro per Roma.
"Giu dove la cerchiamo?" Mi chiese mentre pranzavo.
"Bho, tu hai impegni lavorativi a Milano, possiamo provare a cercare li?" Gli chiesi sorridendo ricordando la strofa di 'Tutta la Notte' :
'Tu invece può darsi
che vuoi ritrovarti
col mio anello al dito e una casa a Milano
all'ultimo piano
tra un po' di anni
non sarebbe male
perché pensi il contrario'
"Perché ridi?" Mi chiese confuso.
Gli intonai la strofa, facendolo ridere.
"Hai ragione, era già tutto calcolato. Quindi Milano?" Mi chiese.
Annui, non mi importava dove ci saremmo collocati, l'importante è che eravamo insieme.
"Lo dobbiamo dire ai nostri genitori"
Continuò.
"A tale proposito, sta sera abbiamo una cena con tutti loro, gli e lo diciamo in quel momento?" Gli chiesi mordicchiandomi il labbro.
"Uff sono già arrivato e ti devo condividere. Non è giusto" piagnucolò come un bambino.
Scoppiai a ridere, mi alzai e mi sedetti sulle sue gambe.
"Quando avremmo casa nostra non mi dovrai condividere con nessuno" gli sussurrai all'orecchio.
"Ripetilo" mi fissò intensamente, supplicandomi con lo sguardo.
"Cosa?" Gli chiesi confusa.
"Come hai definito casa" mi disse spostandomi una ciocca di capelli dal volto.
"Casa nostra" dissi imbarazzandomi.
"Già casa nostra" mi disse per poi lasciarmi un lungo bacio.
Passammo la giornata in giro per Roma, facendo i turisti, cercando di non farci riconoscere. Ci divertimmo molto, comportandoci come persone normali, spensierate e non come il cantante Sangiovanni e la ballerina, nonché fidanzata, Giulia Stabile.
Varcammo la porta di casa ridendo come dei pazzi, tenendoci per mano.
"Ragazzi siete arrivati, forza andatevi a cambiare che dobbiamo uscire" disse mia mamma accogliendoci alla porta.
Solo in quel momento ci accorgemmo delle espressioni sorridenti dei nostri famigliari alla nostra entrata.
"Mamma, papà" urlò il vicentino salutandoli per poi abbracciare mia mamma e scambiasi una pacca sulla spalla con mio papà. Ero contenta che si trovasse bene e a suo agio con i miei genitori.
"Giulia, quando tempo. Come stai ?" urlò Lidia abbracciandomi stretta, Seguita da Pierluigi.
"Tutto bene voi?" Chiesi sorridendo sciogliendomi di poco dalla loro stretta.
"Bambina ogni volta che ti vediamo diventi sempre più bella" mi disse il papà di Gio facendomi imbarazzare.
"Grazie per ricordaglielo papà" affermò il ricciolino abbracciandomi da dietro. Lo bacia teneramente, non curandomi dello sguardo dei nostri genitori.
"Forza ragazzi andate a vestiti, vi aspettiamo qui" affermò papà facendoci staccare.
Scoppiai a ridere, trascinando il ragazzo con me.
Ci lavammo velocemente per poi iniziare a vestirci.
Misi un pantaloncino di jeans di nero è una maglia rossa e le mie immancabili Dr. Martens.
"Che dici Gio?" Chiesi torturandomi le mani, senza guardalo.
"S-sei bellissima" mi disse raggiungendosi e baciandomi. Bacio che subito approfondi, sentendo brividi su tutto il corpo.
Mi staccai contro voglia, mugugnando.
"Gio dobbiamo andare" gli dissi controvoglia.
"Non vedo l'ora di andare a vivere insieme, così poi posso avere l'onore di toglierti i vestiti quando voglio" mi disse tirandomi una pacca sul sedere e scoppiando a ridere.
"Gio" urlai sentendo le guance andare a fuoco.
"Andiamo prima che cambi idea" mi dissi premendomi per mano raggiungendo i nostri genitori.
"Finalmente. Siete bellissimi" dissero mia mamma e Lidia contemporaneamente.
Scoppiai a ridere imbarazzata. Sentii Gio stringermi da dietro e lasciarmi un bacio sulla testa.
"Ha ragione sei proprio bella" mi disse sorridendo.
Mi persi a guardarlo, era veramente bello, con la maglia bianca e i jeans neri, ma soprattutto era mio.
La serata trascorse tranquilla e spensierata, tuttavia io e Gio eravamo un fascio di nervi. Avevamo paura di una loro reazione negativa. Speravo che comprendessero, che fossero contenti e che ci supportassero anche in questo.
"Ragazzi ci volete dire come mai siete così nervosi? Che succede?" Chiese mia mamma guadandomi intensamente. Sapevo che se ne sarebbe accorta, ero un libro aperto per loro.
Guardai Gio, aspettandomi una sua reazione. Dopo un cenno con la testa, prendendogli la mano per farmi forza, iniziai a parlare.
"Io e Gio vi dobbiamo dire una cosa" iniziai guardandoli intensamente.
"È-ecco, insomma è stata una cosa inaspettata, ma che desideravano da tempo" continuai prendendo tempo.
Vidi sui loro volti espressioni sempre più confuse, sconcertate ed emozionate. Mamma e Lidia si portarono una mano davanti alla bocca, gli occhi sempre più lucidi.
Guardai Gio confusa, sentimento che riscontrai sul suo volto. Fu in quel momento che ripensai alle mie parole.
Scoppiai a ridere ritrovandomi i loro occhi addosso.
"Non sono incinta, se è quello che state pensando" affermai guardando le mie due mamme.
"Penso di aver usato le parole sbagliate" mi grattai il mento, cercando aiuto nel ragazzo di fianco a me.
Sembrava perso nel suo mondo, così come gli altri nostri commensali.
"Ragazzi, ci siete?" Chiesi guardandoli singolarmente.
"So che voi pensavate questo ma per il momento nessun bambino in arrivò" continuai.
Quelle parole riportarono tutti alla realtà.
Senti una stretta alla mano, guardai Gio attentamente, chiedendogli di continuare.
"Tralasciando questo argomento, per il momento" iniziò facendomi l'occhiolino scatenando dei ridacchi nelle donne presente, mentre ulteriore stupore nei nostri papà continuò "Io e Giulia abbiamo deciso di andare a vivere insieme" terminò quell'arduo compito.
Quello che ne seguì fu silenzio. Nessuno disse nulla. Iniziai a pensare che si sarebbero opposti.
Fu in quel momento che mio papà è Pierluigi si guardarono e iniziarono a ridere. Li guardammo confusi.
"Pier mi sa che hai preso" disse mio papà ridendo.
"Hai ragione Carlo" continuò mio suocero passandogli una banconota.
"Sono confuso" affermò Gio.
"Abbiamo scommesso su quanto ci avreste messo a valutare l'ipotesi di vivere insieme. Avevo detto un anno, Carlo un paio di mesi" disse Pierluigi scoppiando a ridere trascinando tutti noi con lui.
"Siete vergognosi" affermò Lidia per poi dare uno schiaffo in testa al marito. Gesto che esegui anche mia mamma.
"Se ve lo state chiedendo siamo felici per poi. Siete giovani è vero ma avete già affrontato una convivenza, siete maturi per questa nuova avventura. Avete il nostro supporto" affermò mio papà. Mi alzai di scatto e corsi ad abbracciarlo.
"Grazie papà ti voglio bene" mi dissi commossa.
"Anche io piccola" mi disse lasciandomi un bacio in testa.
"Certo che l'idea di avere un nipotino non mi dispiaceva" mi sussurrò all'orecchio.
Mi immobilizzai sgranando gli occhi.
Mi guardò intensamente, era così che funzionava tra di noi, nessuna parola solo gesti e sguardi.
Iniziai a piangere silenziosamente, sconvolta ma contenta per le sue parole.
"Giu non piangere sono serio. Sarò sempre geloso della mia bambina, ma stai crescendo è giusto che tu ti faccia la tua vita" mi disse abbracciandomi stretta.
Mi voltai verso gli altri e notai guardaci sorridendo, avevano sentito il nostro scambio di battute.
"Ci sarebbe piaciuto avere un mini voi in giro per casa, ma ogni cosa a suo tempo no?" Domandò mia mamma.
Mi avvicinai a Sangio e lo abbracciai stretto.
"Si abbiamo tutta la vita davanti" affermò per poi baciarmi dolcemente.
Senti in lontananza Pierluigi chiedere a un cameriere di portare da bere a tutti, per festeggiare, prima di essere trascinata dalle sue labbra dentro la nostra bolla.Angolo autrice:
Nuovo capitolo, se avete voglia di piacerebbe sapere cosa pensate della storia in generale. Avrei bisogno di qualche suggerimento per i prossimi capitolo.
Fatemi sapere.
Baci.
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Labbra s'incollano
RomanceGiulia Stabile e Sangiovanni. One-shot sulla coppia di amici che sta facendo innamorare tutta Italia.