Vacanze di gruppo (parte due)

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Qualche giorno dopo...

"Gio, a che ora arrivi a Roma?" Chiesi al ricciolino mentre facevo colazione quella mattina osservando il suo volto stanco ma luminoso.
"Dovrei essere lì tra un'ora" mi disse sbadigliando chiudendo prima un occhio e poi l'altro come i bambini.
Quella scena mi riscaldò il cuore.

Un piccolo orso. Il mio piccolo orso.

"Riposa un po' sarai stremato, ci vediamo dopo. Non vedo l'ora di vederti"gli dissi felice mandandogli un bacio.
"Anche io piccolina" mi fece l'occhiolino per poi chiudere la chiamata.

Finii di fare colazione, mi preparai e mi avviai in stazione.
Era emozionata, finalmente lo riavevo accanto. Dopo una lunga settimana saremmo stati di nuovo insieme. Mi era mancato, non eravamo abituati alla lontananza poiché per mesi avevamo vissuto 24h su 24h.
Scoppiai a ridere pensando che stavamo vivendo una "relazione al contrario".
Solitamente le persone prima di fidanzarsi si conosceva, passavano del tempo insieme, si dichiaravano e poi andavano a convivere.
Per noi fu il contrario, prima la convivenza e poi la conoscenza, ma mai come ora apprezzavo la nostra unicità nell'affrontare le varie situazioni.

"Il treno Vicenza-Roma, è in arrivo al binario 5, allontanarsi dalla linea gialla" annunciò la voce robotica dell'altoparlante riportandomi alla realtà.

Nervosamente iniziai a camminare allungando il collo per vedere l'arrivo del treno che mi avrebbe fatto riabbracciare Gio.

Appena sentii il treno rallentare sulle rotaie iniziai a saltellare per scorgere un puntino rosa tra la folla.

Il mio puntino rosa in mezzo alla folla.

Dopo lunghi minuti lo vidi, vestito con una maglia bianca, un pantalone blu e le sue scarpe bianche ma personalizzate dai suoi lacci fucsia. Era strano vederlo vestito così, sottotono, ma sapevo che era per mischiarsi tra la folla.

Camminava lentamente, ammirando la semplicità e la molteplicità di persone e colori che scorrevano al suo fianco. In mezzo a quell'adorata ammirazione, vidi nel suo sguardo la felicità per non essere stato riconosciuto ma anche la confusione per non trovarmi.

Sentii nascere un sorriso spontaneo vedendo quel ragazzone, che in poco tempo aveva acquistato un posto sempre più grande dentro al mio cuore, cercarmi tra la folla.
Alzai una mano richinando la sua attenzione, permettendogli di raggiungermi in poche falcate e rinchiudendomi in un abbraccio.

"Mi sei mancata, non immagini quanto" sussurrò tra i miei capelli sospirando fortemente.
"Anche tu Gio" affermai stringendolo ulteriormente, affrontando la testa nel suo petto.

In quelle braccia, con la testa appoggiata a lui mi sentii a finalmente a casa.
Sollevai lentamente lo sguardo desiderosa di perdermi in quell'oceano che erano i suoi occhi. Li scrutai a lungo, erano di un azzurro limpido, tipico del mare calmo dopo una lunga tempesta. Tempesta che per lui rappresentò la settimana appena trascorsa in mezzo a mille impegni.
Mi sollevai sulle punte baciandolo dolcemente esprimendogli tutto il mio amore.

Mi era mancato. Nonostante fosse passato poco dall'ultima volta che lo vidi.
Le lunghe videochiamate non erano nemmeno paragonabili al calore della sua mano che mi stringeva o si appoggiava sulla mia coscia, al peso della sua testa sulla mia o sul mio petto quando era pensieroso o voleva le coccole, alla sua mano che giocava con i miei capelli quando parlavamo sottovoce dando vita a un dialogo intimo e solo nostro.
Ma soprattutto mi era mancato giocare con lui, il suo bambino monello che mi faceva i dispetti, che mi rincorreva per farmi il solletico o semplicemente per disturbarmi.

Fui richiamata alla realtà da un forte pizzicotto sulla fianco che mi fece mugugnare dal dolore.
Alzai lo sguardo incontrando due occhi azzurri contornati dalla confusione.
Solo in quel momento mi accorsi di essere arrivata a casa e di non aver ascoltato una sua parola.
"Sei una monella, parlo da mezz'ora ma non mi hai mai ascoltato" affermò con tono finto irritato accompagnato dalla sua espressione imbronciata.
Arrossì immediatamente, accorgendomi di essere stata colta in fallo.
"A cosa stavi pensando?" Mi chiese, curioso come sempre.
Mi avvicinai mettendo le mani ai lati della bocca sussurrando un dolce "Ti amo Gio".
Un sorriso enorme si aprì sul suo volto, accorciando in poco tempo la distanza che ci separava calando le sue labbra sulle mie.

"Ti amo piccolina" sussurrò sul mio volto per poi allontanarsi e scendere dal taxi.

Salimmo velocemente le scale desiderosi di chiuderci nella nostra bolla.
In poco tempo raggiugnemmo la camera da letto sfilandoci i vestiti a vicenda.
Eravamo consapevoli che oltre all'unione di due corpi si rincontravano e univano alle nostre anime, nate per essere l'una la gemella dell'altra.

Le sensazioni, i brividi, le parole sussurrate quella volta furono più forti che mai, forse dettate dalla lontananza, forse dettate da una nuova consapevolezza.

Raggiungemmo la vetta più alta insieme, sussurrando il nostro nome, per poi accoccolarci dolcemente.

"Cavolo Giu" sussurrò con voce roca Giovanni, giocando con i miei capelli, tirandomeli leggermente.
Arrossi consapevole che stavamo provando le stesse emozioni forti.
"Mi era mancato il tuo rossore" continuò facendomi sollevare il volto per avvicinarlo al suo.
"Sei bella Giu" finì accarezzandomi con lo sguardo, facendo scaturire delle forti bollicine nello stomaco.
"T-tu mi completi" affermai semplicemente, abbracciandolo stretto.

Adoravo il contatto diretto della nostra pelle, senza strati che la dividevano, emanavano un calore nuovo, intenso e famigliare.
Un calore che sapeva di casa e di amore.
Conoscevo a memoria il corpo di Sangio, le sue imperfezioni, il petto lungo e provo di muscoli, le braccia e le gambe sottili.
Nonostante non fosse un corpo perfetto, era perfetto per me.

"Mi piace questa sensazione" affermai iniziando a depositare lunghi baci sul petto e sulle cicatrici sotto le ascelle.
Sentii la stretta sulla vita farsi più forte incitandomi a continuare.
"Mi piace quando siamo a contatto, privi del tessuto dei vestiti. È come se ci togliessimo tutte le maschere che mettiamo nel momento in cui affrontiamo il mondo. Siamo noi stessi, liberi da ogni vincolo" continuai sbadigliando leggermente.
"Mi stai dicendo questo perché ti piace essere nuda sopra di me, non è vero ?" Affermò con sguardo malizioso.
"Gio" urlai sollevandomi e tirandogli uno schiaffo sul petto.
Ci osservammo a lungo, io imbarazzata, con sguardo basso è lui con il suo sorriso da monello.

"Anche a me piace" affermò facendomi alzare il volto.
Lo guardai confusa, leggermente imbarazzata ancora.
"Essere pelle contro pelle, poterti toccare senza vincoli, percepire il calore del tuo corpo sul mio. Sa di amore, sensazione mai provata prima. Mi sembra di tornare bimbo quando mi accollavo al petto di mia mamma" affermò osservandomi attentamente lasciandomi un bacio sul naso.
"Lo stesso provo io" sussurrai lasciandogli un bacio a stampo per poi accoccolandomi sul suo petto.

Sentii la stanchezza emergere sempre più forte, ero pronta a lasciami cullare tra le braccia di Morfeo, quando lo sentii parlare.

"Ora capisco perché in casetta, e tuttora, cercavi sempre il contatto con la mia pelle. La mia bimba" sussurrò al mio orecchio lasciandogli un tenero bacio per poi sistemarsi e addormentarsi dolcemente.

"Lo cercavo e lo cerco perché tu sei la mia casa" sussurrai al nulla per poi addormentarmi.

Angolo autrice:
Mi scuso per la lunga assenza, con l'ultimo esame pubblicherò con più costanza.
Se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci

Labbra s'incollano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora