Collegio

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Angolo autrice:
La storia che seguirà, così come le successive fanno parte di un unico raccolto in un contesto completamente diverso da quello di Amici.
Spero vi piaccia.
Baci.

Quando mi svegliai quella mattina fui percossa da un brivido, sentore che non sarebbe stata una giornata rosea.
Con questi pensieri e avvolta da uno strano silenzio mi alzai dal letto.
Cercai con lo sguardo le mie compagne di stanza senza trovarle. A catturare la mia attenzione fu un bigliettino sopra la scrivania: "Giu, siamo andate a lezione. Non ti abbiamo svegliato visto che sei tornata tardi dai tuoi. Ti aspettiamo in classe. Le Girls".
-solo i miei possono organizzare una cena di beneficenza la domenica sera- pensai sbadigliando, avviandomi al bagno.
Una volta lavata e indossata la divisa mi avviai verso la mensa per fare colazione.
Arrivata a destinazione non trovai nessuno, guardai l'orologio e mi accorsi di essere in ritardo. Erano le 9:30.
Velocemente mi avviai verso la classe ma a metà percorso senti l'annuncio da parte del preside.
"Buongiorno a tutti studenti della Roma Élite School, buon lunedì. Avrei bisogno della signorina Giulia Stabile in presidenza. Grazie e buona giornata".
-Che ho combinato?- pensai sbuffando per poi dirigermi in presidenza.
"Buongiorno Gloria, il preside mi ha convocato" dissi alla segreteria.
"Si accomodi pure nell'ufficio" mi disse con tono dolce.
Dopo averla ringraziata, bussai e entrai nella stanza.
"Buongiorno Preside" dissi con tono cortese, sapendo di avere la giustificazione per il mio ritardo in classe.
"Buongiorno signorina Stabile, andrò al dunque: quest'anno mi aspetto un comportamento esemplare, non sono più accettati scherzi,urla, discussioni tra lei, le signorine Digrazia, Marchese, Miliddi con i signori Dàmian, Rizzi,Marzano e Rajnoldi.
Ho concluso, lo comunichi ai suoi compagni. Buona giornata" concluse il discorso per poi congedarmi.
"Arrivederci" risposi.
-Ci sarà da divertirsi, non ha capito che non potremmo mai andare d'accordo noi otto, troppo diversi, troppe ostilità- pensai prima di bussare alle porta della classe.
"Buongiorno Signorina Stabile, finalmente ci ha degnato della sua presenza" mi disse con tono arrogante il professore Montesso.
"Ero in presidenza. Questa gli e lo manda il preside" dissi porgendogli il foglio che mi aveva consegnato precedentemente il preside per poi andarmi a sedere al mio posto.
"Finalmente sei arrivata bambolina, mi stavo annoiando senza prenderti in giro". Quella voce, quando la odiavo, come odiavo il suo proprietario. Giovanni Pietro Dàmian.
All'apparenza un angelo ma dietro a quel facciamo si nascondeva il diavolo in persona.
"Simpatico Dàmian davvero. Irritante come sempre" gli risposi.
Ci fissammo per lungo tempo, nonostante il suo essere antipatico e il comportamento da sbruffone era bello, bello da morire. Aveva due occhi che ogni volta che discutevamo mi ci perdevo dentro. Il tutto accompagnato da quei ricci perennemente in disordine.
Fui riportata alla realtà dalla mia compagna di banco.
"Giu, cosa voleva il preside?" Mi chiese Serena.
"Non ci crederete mai. Mi ha detto che dobbiamo fare una tregua con i malefici quattro" risposi con tono assonnato, appoggiando la testa sul banco.
"Stai scherzando?"urlò la ma vicina.
"Stabile, Marchese, fate silenzio" ci rimproverò il professore.
"Scusi" risposi per entrambe.
"Sei impazzita? Abbassa la voce" la rimproverai.
"Scusa ma noi che andiamo d'accordo con quelli" Continuò.
"A fine lezione ti racconto" le dissi per poi riappoggiare la testa sul tavolo.
La lezione passò velocemente, e arrivò l'intervallo.
"Giu, Giu sveglia" mi sentii scuotere il braccio.
"M-m che succede?" Chiesi con voce impastata dal sonno.
"Bella addormentata ti sei svegliata finalmente, eri una brutta visione, stavi sbavando" si intromise il riccio.
"Sta zitto Dàmian" lo rimproverò Rosa.
"Lola ci racconti?" continuò.
Feci un breve riassunto della conversazione avuta precedentemente.
"Stai scherzando?" Urlarono Martina e Rosa in contemporanea.
"Ecco perché hai urlato prima" continuarono.
"Già" rispose.
Dopo attimi di silenzio ci voltammo verso i quattro per poi scoppiare a ridere.
Richiamati dalle nostra risa si voltarono.
"Che avete da ridere?" Chiese Dennis, rappresentando la confusione del gruppo.
"Niente che ti possa interessare Rizzi" disse con tono duro Rosa.
"Ma che dolce, mangiato limone a colazione?" Continuò il moro.
"Da che pulpito, tu mangi limoni sempre" rispose a tono la mia amica.
"Rose basta, non ne vale la pena. Ti ricordo cosa ha detto il preside" mi intromisi in quel battibecco che avrebbe portato ad una discussione accesa.
"La bambolina tira fuori gli artigli" mi disse il ricciolino.
"Sta zitto, sto facendo un favore anche a voi. Il preside mi ha detto che dobbiamo andare d'accordo, niente più discussioni e urla" affermai con tono annoiato.
"Non prendermi in giro bambolina"mi rispose.
"Senti credi a quello che vuoi, non mi interessa. Anzi più mi stai lontano meglio è" gli dissi alzando il tono di voce.
"Ma se ami battibeccare con me, lo aspetti impaziente tutta la giornata" continuò.
"Non farmi ridere, sei solo uno sbruffone. Non tutto ti ruota attorno Dàmian"
Gli urlai.
"Ma sentitala, parla la bambina. Perché anche se ti atteggi da donna vissuta sei solo una bimba"mi urlò contro.
Non ci accorgemmo dell'estrema vicinanza in cui ci trovavamo, eravamo a un palmo del naso l'uno dall'altro.
Non sentimmo nemmeno i richiami dei nostri amici, eravamo noi due, uno contro uno. Due fuochi nemici che si scontrano.
"Stabile, Dàmian in presidenza subito"
Urlò il preside.
Sono in quel momento mi accorsi della piccola folla riunita intorno a noi e del preside, rosso di rabbia.
"Andiamo. Venite anche voi sei" continuò.
Lanciai uno sguardo di fuoco al mio rivale per poi superarlo e avviarmi per la seconda volta in presidenza.
Entrammo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Era odio quello che provavo verso quel ragazzo così arrogante e pieno di se.
"Sono davvero deluso da voi, pensavo che crescendo la situazione sarebbe migliorata, invece più va avanti più peggiora" iniziò il preside guardandoci uno a uno.
Sembrava esausto da quella situazione, lo avevano fatto disperare tante volte, ma nessuno dei suoi rimproveri ha mai funzionato.
Guardandolo provai un brivido correre lungo la schiena, il suo sguardo non preannunciava nulla di buono.
Iniziai a torturarmi le mani, consapevole che ne saremmo usciti sconfitti.
"Preside le promett-" iniziò Rosa ma fu subito interrotta.
"Nessuna scusa signorina Digrazia. Combinate casini, vi rimprovero, vi scusate e poi siamo punto e a capo. Ma non sta volta. Ho deciso che inizierete a convivere per cercare di andare d'accordo. Per questo motivo da ora fino a data da destinarsi vivrete insieme, nello stesso dormitorio. Vedremo se andrete d'accordo così" affermò con tono duro.
Guardai i miei compagni, avevano tutti la stessa espressione sconcertata. Per una volta eravamo tutti d'accordo: eravamo fregati.

Labbra s'incollano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora