✼ •• ┈ Choke me harder, Mr. Kim ┈ •• ✼
Si leccò lentamente il labbro inferiore e si spruzzò il profumo dai sentori dolci e vagamente floreali sul collo e sui polsi, che strofinò lentamente mentre si lanciava l'ennesima occhiata attenta e vigile allo specchio.
Con sguardo scrutatore, scandagliò la sua figura slanciata al millimetro, piegando leggermente il capo per mugugnare di compiacimento e soddisfazione. Con un ghigno malizioso e un acume di voluttà ad illuminargli le iridi scure, tracciò con i polpastrelli il profilo dello spesso choker in fine raso nero, lo allargò con l'indice e lo sistemò in modo che il pendente a goccia in cristallo viola ricadesse esattamente nell'incavo tra le clavicole.
Gocce di luce arcobaleno danzarono sulle porzioni di pelle scoperta, impreziosendo ulteriormente la sua figura con riverberi cristallini e luminosi.
Avvicinò il volto allo specchio e spostò alcuni ciuffi ondulati dalla fronte con dita veloci e decise, sistemandoli in modo che ricadessero ai lati della fronte e incorniciassero le sopracciglia folte e definite. Nel complesso, comunque, era estremamente soddisfatto della sua persona e di cosa avesse deciso di indossare quella sera; prendersi l'affanno di rendersi assolutamente impeccabile per l'incontro con V era stato tempo ben speso, necessario a dimostrare al gigolò un po' troppo sicuro di sé che niente poteva competere contro la sua persona.
Essere perfetto non bastava, bisognava che fosse assolutamente impeccabile e necessitava la conferma che lui fosse colui per cui valeva la pena scaricare gli altri – e non il contrario, come invece aveva fatto V nelle due settimane utilizzate per propinargli risposte scarne a mo' di scadenti giustificazioni volte a smuovere la sua comprensione.
V era ambito, sicuramente, ma lui non lo era da meno, per cui – giocando ad armi pari – sarebbe stato estremamente interessante vedere come l'altro avrebbe gestito un cliente estremamente irritato e mosso da un disappunto fin troppo spiccato per essere scartato e dimenticato.
A dirla tutta, non vedeva l'ora di abbeverarsi dell'espressione di V di fronte alla sorpresa che lo attendeva e che, ne era certo, lo avrebbe stimolato almeno tanto quanto Jungkook si sentiva stimolato dalle sue mani.
Con un ghigno di sfida plastificato sul volto tondeggiante, Jungkook rigirò su se stesso e si tirò una sonora sculacciata – che era il suo modo di complimentarsi con se stesso dell'ottimo lavoro svolto e di quanto fossero stati azzeccati quelli che erano i pantaloni più attillati, aderenti e sexy che avesse mai indossato nella vita.
Gli fasciavano i glutei in modo così sublime che si sarebbe dato un bacio in fronte da solo per la commozione.
Si strizzò le natiche un'ultima volta e spense la luce del bagno, andando poi a spegnere quelle della camera da letto e lasciare accese solo le abatjour sui comodini. L'atmosfera era soffusa, le tende erano tirate così da mostrare una Seoul ancora giovane e attiva, frivola e sveglia; il piano in cui la stanza 696 era ubicata era troppo in alto per renderlo visibile ma non abbastanza da non poter distinguere i fari delle auto e il loro scorrere lungo le vie brulicanti di passanti notturni.
Con espressione decisa, Jungkook si passò la lingua sui denti e sentì la trepidazione annidarsi nello stomaco fino a renderlo impaziente – più di quanto non lo fosse già stato in precedenza; V era un po' come una sorta di sogno erotico in carne ed ossa volto ad assecondare le sue idee e il suo piacere senza giudicarlo – almeno apparentemente – per cui rendeva il tutto estremamente piacevole ed allettante.
Con tutti i suoi partner quasi occasionali – escludendo quelli non impegnati a venire nei pantaloni o con un'ansia da prestazione tale da impedirgli perfino di farselo rizzare – Jungkook non aveva potuto sperimentare molte delle cose che avrebbe voluto; con il suo ultimo fidanzato era stato, se possibile, anche più disastroso perché incapace perfino di tirargli un'innocua pacca sul culo senza preoccuparsi di avergli fatto del male – e per ogni volta che provava pateticamente ad assecondare almeno una delle sue preferenze, lo toccava come se fosse stato una sorta di fragile fogliolina appena arrivata al mondo.
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Meet Me Again [TaeKook]
Fanfiction"«Non me lo stai proponendo davvero! Dimmi che non mi stai proponendo davvero di pagare qualcuno che possa intrattenermi! Un gigolò!» esclamò, incredulo. Jimin arricciò il naso e roteò gli occhi allo slancio di immotivata drammaticità del suo miglio...