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✼ •• ┈ College buddies? ┈ •• ✼


Armeggiò con le chiavi davanti la porta d'ingresso e si sfilò un guanto, trattenendolo tra i denti; uno sbuffo scocciato gli uscì dalle narici per aver mancato la serratura e le sopracciglia si corrugarono profondamente dal fastidio. Gli occhi affusolati si assottigliarono e un mugugno indistinto ma ricco di imprecazioni si levò, echeggiando nel pianerottolo di casa deserto che gridava povertà da ogni crepa. Si chinò leggermente e riuscì solo al quarto tentativo a centrare la serratura e aprire la porta, grugnendo scocciato.

«Taehyung? Sei a casa?» chiamò Yoongi, lanciando malamente il guanto sul piccolo mobile di fianco la porta.

Senza prestare troppa attenzione all'ambiente circostante, avanzò faticosamente nell'ingresso trascinando con sé le buste di plastica che, pesanti, gli stavano per staccare le braccia. Il frusciare acuto e fastidioso della plastica attutì le sue velate imprecazioni mentre richiudeva di colpo la porta con il tacco della scarpa e si guardava intorno senza vedere nulla.

Carico come un mulo da soma, Yoongi strinse la presa sui manici delle buste contenenti la spesa settimanale – in cui, a spiccare nella loro misericordiosa modestia, vi era una scorta decennale di ramen istantaneo, un'altra altrettanto decennale scorta di kimchi in scatola, e tutta una serie di pacchi di merendine sottomarca il cui ingrediente principale era la chimica povertà – e armeggiò rumorosamente oltre l'uscio d'ingresso sperando di riuscire ad arrivare alla cucina senza che le dita gli andassero in cancrena – e senza rompere quei dannati sacchetti biodegradabili nati per decomporsi nel tragitto dal portone all'appartamento. 

Le mollò con un sonoro sbuffo e si sfilò velocemente il cappotto pesante insieme alla sciarpa, gettandoli alla cieca su una delle sedie della cucina stranamente buia. Quasi accortosi solo in quell'istante che nel piccolo appartamento condiviso albeggiasse il buio più nero – e tetro tanto quanto il suo umore quella mattina – si guardò intorno con fare confuso e interdetto.

Quello era il loro giorno libero e, di solito, mentre lui era intento ad assicurarsi che nessuno dei due morisse di fame, Taehyung rimaneva in casa a prodigarsi nell'antica arte della sistemazione creativa.

In tale splendente determinazione nel riportare al suo antico splendore quella sorta di tana che solevano chiamare casa, era compreso lo sniffare i calzini abbandonati sul pavimento nella speranza che non puzzassero, annusare cautamente un paio di mutande ritrovate sotto il letto, e odorare le maniche delle magliette disseminate tra l'armadio semiaperto e il portabiancheria del bagno – giusto per decretare se fossero sporche abbastanza da essere pronte per la lavatrice o non pulite abbastanza da essere messe nell'armadio, ma a loro volta non sporche a sufficienza per essere lavate. 

In quest'ultimo caso, ci pensava la sedia ai piedi del letto ad arrivare in loro soccorso, immolandosi come armadio diversamente funzionale atto a raccogliere capi alla rinfusa che Taehyung avrebbe osservato con la soddisfazione e l'orgoglio che solo un sistematore funzionale avrebbe provato

Proprio in virtù di quella loro sorta di "routine" settimanale, Yoongi non riuscì a contenere lo stupore nel constatare che in casa non sembrava esserci nessuno. Infatti, piegò il capo di lato e lanciò un'occhiata all'orologio digitale del fornetto a microonde, corrugando la fronte per la perplessità. 

Che Taehyung fosse uscito senza avvertirlo?

"Mi chiedo cosa avesse da fare di così tanto urgente da non aprire nemmeno le finestre." sbuffò tra sé, roteando gli occhi al cielo. 

Scalciando le scarpe con svogliatezza, Yoongi si trascinò fino alla finestra per spalancare le tende e aprirne gli scuri quando, un'imprecazione mugugnata e un grugnito acuto e assordante, lo fecero sobbalzare di colpo. 

Meet Me Again [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora