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✼ •• ┈ Because your eyes said you were feeling it too ┈ •• ✼


Immobile e a pochi metri da quello che, senza alcun dubbio, era proprio Jungkook, Taehyung si ritrovò a deglutire pesantemente della saliva inesistente emettendo un gorgoglio sordo e sonoro; la gola si era serrata, i polmoni sembravano aver smesso di funzionare ed il suo cervello sembrò spegnersi, distruggersi e andare in cortocircuito alla presa di coscienza che quella era la realtà e che no, anche se avesse voluto, il tempo non si sarebbe fermato dal suo scorrere veloce. 

Le budella si agitarono e le mani tremarono appena perché, cazzo, Jungkook era davanti la porta di casa di Namjoon! 

Ma... cosa ci faceva lì? 

Perché era lì?

I dubbi, i quesiti e tutto ciò che poteva esserci di caotico gli ingarbugliarono i pensieri e gli annodarono la lingua e anche se il battibeccare dei gemelli  intenti a spintonarsi con fare irritato riempiva il silenzio caduto tra loro, Taehyung non riuscì comunque a percepirlo come un qualcosa di diverso da un basso brusio di sottofondo. 

Niente riuscì ad oltrepassare la spessa e fitta interconnessione tra i loro sguardi, nulla convinse i loro occhi a guardare altrove, nessuna cosa sembrò catturare la loro attenzione. 

Lo sguardo di Jungkook era rigido, gli occhi ermetici perforavano i suoi con una solidità tale che Taehyung, se solo non fosse stato intento ad intimare alle sue ginocchia di non tremare e al suo cuore di non colpire la cassa toracica con così tanta insistenza, si sarebbe sicuramente accorto del fatto che Jungkook non stava nemmeno battendo le palpebre.

Taehyung schiuse le labbra e posò la mano sul muro al suo fianco in un disperato tentativo di reggersi e di aggrapparsi a qualcosa che potesse dargli la forza di mantenere l'equilibrio e non cedere all'impulso di correre esattamente dal lato opposto a dove si trovava il suo sogno che, senza alcun dubbio, si era trasformato solamente in una sorta di distorto incubo da evitare come la peste. 

In quegli occhi cheti e guardinghi in cui si stava perdendo, Taehyung vi aveva sempre e solo scorto rabbia, rancore, risentimento o libidine; c'era stata curiosità o sorpresa, talvolta, ma erano state briciole in un deserto infinito di false speranze e di superficialità senza valore. 

Il vuoto degli occhi di Jungkook, che lui aveva sempre sostenuto celassero dell'altro di più profondo e prezioso, si era rivelato essere esattamente ciò che era e lui, in quel vuoto vorticare di incertezza e di rabbia, non aveva alcuna intenzione di ricadervi ancora. 

Lo aveva già fatto ed era stato accolto solamente da rovi spinosi e poco accoglienti e, per la salvaguardia della sua integrità, non poteva rischiare di commettere lo stesso errore.

Lo squittio acuto di Yongho lo fece sussultare, l'attenzione tornò al presente e solo grazie ai gemelli gli occhi di Taehyung riuscirono a liberarsi dalla stretta asfissiante di cui erano vittima per riportare con urgenza l'attenzione su quei due quasi pronti a darsele di santa ragione. 

«Yongho, Jiwon!» chiamò allora con voce tirata e non propriamente ferma, «Smettetela di bisticciare e andate ad aiutare Jin hyung con i biscotti!» continuò con rinnovato fervore.

Alzò un sopracciglio all'ondata di brontolata protesta di entrambi i gemelli, i quali lanciarono un'occhiata interdetta verso Jungkook, guardarono nuovamente nella sua direzione e si scambiarono infine un'occhiata perplessa. 

Meet Me Again [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora