✼ •• ┈ Who are you when no one's watching? ┈ •• ✼
Con la schiena ricurva, il collo infossato tra le spalle issate e gli occhi strizzati, non si rese conto di avere i muscoli in tensione fino a che uno spasmo nervoso non lo colpì con la stessa schiettezza di un colpo di frusta. Scosso e visibilmente spossato dalla sua intensità, Jungkook non si sarebbe stupito qualora ne avesse percepito il bruciore contro la pelle o, peggio, lo schiocco che si sarebbe propagato nelle sue orecchie ancora intente a riprodurre il palpitare errante del suo cuore.
Quest'ultimo sembrava aver intrapreso una sorta di inarrestabile corsa contro un tempo invisibile ma spaventosamente prossimo che non era riuscito a placare né a moderare nonostante tutti i suoi tentativi di contenimento.
Jungkook schiuse le labbra e prese una boccata d'aria che, gelida quanto una bufera di neve, seccò la sua gola già arida e raschiò la lingua che, invano, tentava di umettare le sue labbra stranamente screpolate ma indolenzite poiché perennemente strette in una linea netta e dura quanto i suoi pensieri.
Issò il capo lasciato ciondolare per attimi interminabili e gli occhi dentro cui sembrò perdersi lo inquietarono, lo confusero e lo fecero sentire dannatamente sconfitto da un qualcosa che aveva combattuto senza rendersene conto. Era stato sicuramente un qualcosa più grande di lui perché solo una lotta senza fine con un mostro invisibile ma più grande di lui avrebbe potuto portare con sé quella sorta di macabro ed opprimente senso di disconoscimento nei confronti di chi vi era riflesso nello specchio del bagno di quella che, almeno apparentemente, era casa sua.
Lo era, effettivamente, ma stentava a ritrovare quei dettagli che la rendevano accogliente come gli era sempre sembrata.
Come credeva fosse stata fino a che non l'aveva guardata rimanersene mutamente asettica nella sua simmetrica e silenziosa perfezione.
Ancora una volta, tutto ciò che aveva dato come certo era crollato senza che potesse impedirlo o anche solo contemplare l'ipotesi di porvi rimedio– qualora ce ne fosse stato uno, comunque. Stentò a riconoscere la figura smarrita, arrabbiata e sgomenta che stava riversando su di lui un fiume di parole non dette, di frasi non conosciute, di momenti vissuti e trascorsi nell'eco di una risata e nell'impronta di un sorriso ormai dimenticato.
Le iridi di quello sconosciuto erano brillanti nonostante i suoi occhi fossero infossati, cerchiati da occhiaie marcate e violacee che creavano scarne mezzelune purpuree, le increspature negli angoli mostravano solo una grande, rampante e ferita collera a cui aveva provato a mettere fine senza tuttavia riuscirci.
Non era certo che l'ardere del suo animo particolarmente urlante e chiassoso nel suo caos interiore fosse imputabile solo a questi ultimi infami sentori, ma era parzialmente cosciente che la sua mente non avrebbe mai smesso di tartassarlo per i suoi errori, per le sue mancanze e per le sue più crude debolezze; se ne cibava, quell'infima bastarda della sua coscienza, sembrava trarvi un sadico piacere nel renderlo così dannatamente patetico nei confronti di un sé particolarmente impotente di fronte a quel macigno troppo grande per essere arginato o superato.
Jungkook desiderava poter riprendere fiato; voleva tornare ad essere chi era, chi voleva essere, ciò che era sempre stato, ciò che sapeva gli sarebbe riuscito meglio. Si sentiva un disperato alla ricerca di ciò che aveva perduto ma di cui si chiedeva se, prima di trovarlo, lo avesse mai posseduto.
Il suo arrovellarsi era un martellare leggero e continuo, un assiduo gocciolare silente di lacrime di inespressa sconfitta che andavano ad erodere tutto ciò su cui aveva lavorato per anni; non aveva potuto scegliere in quale famiglia nascere, in quale volere rimanere, non aveva potuto scegliere se dire prima mamma o papà, non aveva potuto scegliere a chi dedicare i suoi primi passi rivolti solamente a suore senza nome ma dai sorrisi cordiali, non aveva potuto scegliere dove nascere o in che modo crescere.
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Meet Me Again [TaeKook]
Fanfiction"«Non me lo stai proponendo davvero! Dimmi che non mi stai proponendo davvero di pagare qualcuno che possa intrattenermi! Un gigolò!» esclamò, incredulo. Jimin arricciò il naso e roteò gli occhi allo slancio di immotivata drammaticità del suo miglio...