✼ •• ┈ C'mon, why not? ┈ •• ✼
Si abbandonò contro lo schienale imbottito della poltrona di un'elegante e sobria tonalità blu elettrico e un ghigno gli incurvò le labbra piene e pronunciate. La soddisfazione prese possesso dei suoi lineamenti delicati e gli occhi si velarono di puro compiacimento nel constatare che, anche quella volta, aveva avuto dannatamente ragione. La lingua umettò il labbro inferiore e spostò con un ampio movimento del braccio tutti gli scatti da scartare, lasciando che solamente due fotografie troneggiassero al centro della larga scrivania in vetro temperato.
Si mordicchiò l'angolo della bocca e afferrò la lente d'ingrandimento alla sua sinistra per scrutare da cima a fondo quella che – quasi sicuramente – sarebbe diventata l'icona della futura campagna pubblicitaria per la Sugar Rush. Esaminò con minuzia i soggetti delle foto e piegò il capo di lato, indeciso; le dita pallide dalle unghie laccate di rosso stringevano quella manciata di caramelle al gusto di lampone e cioccolato bianco e, in cima, era posata l'unica, vera punta di diamante della produzione: la pralina al caramello salato, arachidi e crema di latte.
Quel colore pallido, quella lucentezza e quella rotondità ostentavano la compiacenza e la presunzione di essere il migliore cioccolatino esistente. Il colore richiamava perfettamente le tiepide tonalità del beige e del caramello, per cui non gli era risultato complicato insinuarci un malizioso doppio senso capace di stimolare la fantasia. Giocare sui velati doppi sensi che ormai punteggiavano la vita di ogni singolo individuo era ciò che Jungkook sapeva di riuscire a fare in uno schiocco di dita; la sua mente era sexy, e tale sensualità si riversava anche nelle sue idee.
Quella pralina risultava appetibile almeno tanto quanto lui, e per notarlo bastava avere un paio di occhi discretamente funzionanti o – nei momenti di autocelebrazione – una superficie riflettente larga a sufficienza da poterlo mostrare per intero.
Jungkook era un amante dello specchio, e non passava giorno in cui non guardava il proprio riflesso senza complimentarsi con madre natura per la materia prima fornitagli, o con sé stesso per essere stato capace di plasmarla al fine di renderla perfetta. Non si pentiva della propria vanità, perché era grazie a quest'ultima se molti dei commenti, delle occhiate o delle frasi rivoltegli da persone la cui importanza era pari all'ombrellino nei cocktail, erano morte senza neanche arrivare a tangerlo.
Tutti erano vanitosi, ma tra la marasma di persone che lo attorniavano, c'era chi possedeva la sfacciataggine di ammetterlo e chi la travestiva da genuinità e modestia, in un misero e meschino tentativo di non risultare troppo sfacciato.
Un mugugno pensieroso e convinto gli sfuggì dalle labbra mentre scrutava l'immagine e la issava, godendosi la sua perfezione – superata solo dal suo viso. Coniugare la malizia con un'innocente campagna pubblicitaria di un'azienda dolciaria era una cosa per cui si sarebbe dato un bacio in fronte da solo.
Adorava farlo, fin dagli esordi della sua carriera che, ad essere onesti, non era iniziata da poi molto. Aveva iniziato a lavorare nella sua stessa azienda solo a ventitré anni, diventandone il vicedirettore a ventiquattro, e poiché la sua bravura veniva confermata dalla richiesta di partnership con alcuni dei marchi più importanti della Corea, Jungkook sentiva di avere ogni ragione e merito per posare il suo prezioso fondoschiena su quella deliziosa e confortevole poltrona girevole.
Quasi del tutto deciso che quello fosse lo scatto perfetto, si dovette ricredere come l'occhio gli ricadde su un secondo scatto, dove la pralina veniva trattenuta tra le labbra rosse e voluttuose della modella – intenta a raccoglierla con la lingua. Arricciò le labbra e le sue certezze vacillarono pericolosamente; erano entrambe assolutamente perfette, poteva visualizzarle con vividezza già intente a tappezzare le brulicanti strade centrali di Seoul.
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Meet Me Again [TaeKook]
Fanfiction"«Non me lo stai proponendo davvero! Dimmi che non mi stai proponendo davvero di pagare qualcuno che possa intrattenermi! Un gigolò!» esclamò, incredulo. Jimin arricciò il naso e roteò gli occhi allo slancio di immotivata drammaticità del suo miglio...