✼ •• ┈ Needs ┈ •• ✼
«Hoseok, che ne pensi di muovere le gambine e spostare le dannate luci una volta per tutte?!» tuonò una voce tanto esigente quanto scocciata.
A quel simpatico quanto gentile invito a sbrigarsi, seguì un rumore assordate e acuto di qualcosa che veniva spostato rudemente – e non senza fatica. La base di una delle luci del set grattò sul lucido pavimento porcellanato e un grugnito affannato echeggiò fino all'Art Director della Dangerously Perfect Corp, i cui occhi rotearono dal fastidio e le cui labbra si strinsero dall'irritazione.
Seguì con lo sguardo la sua prossima vittima di licenziamento e alzò un sopracciglio, spazientito dalla goffaggine altrui; incrociò le braccia al petto e iniziò a battere la punta del piede sul pavimento, attendendo pazientemente che le sue direttive venissero – almeno per una volta – ascoltate e recepite dal suo staff.
L'azienda per cui stava lavorando – la sua, tra l'altro – svettava nelle classifiche nazionali come una delle migliori nell'ambito pubblicitario e di marketing. Complice la pluriennale storia della stessa o il fatto che il suo team fosse composto da più di ottanta collaboratori – esclusi gli operatori senza qualifiche particolari – non era complicato comprenderne anche il perché.
Fondata dai coniugi Jeon durante un periodo di dura crisi commerciale, i due fondatori erano estremamente amati non solamente dai netizen ma anche dallo staff in persona. Quest'ultimo avrebbe preferito di gran lunga continuare a lavorare per i due, piuttosto che sotto le direttive di quell'Art Director che sembrava avere la spiccata capacità di rendere la vita un inferno perfino ad un santo.
Jeon Jungkook – meglio conosciuto come lo stronzetto viziato ma intoccabile in quanto figlio del direttore stesso – era, sotto una moltitudine di punti di vista, una sorta di incubo travestito da prestante e muscoloso essere umano. Nessuno di loro stentava a credere che se solo fosse stato un direttore artistico qualunque, probabilmente l'intero ufficio avrebbe dato sfogo alla frustrazione sbattendolo fuori a calci.
Peccato che non potevano fare nulla di tutto quello perché nelle sue vene scorreva sangue Jeon e perché, anche se odiavano ammetterlo, quel tipetto con sempre il pepe al culo era dannatamente bravo nel suo lavoro.
Complice il fatto che non dovessero averci troppo a che fare, l'intero staff della Dangerously Perfect Corp si era ingenuamente illuso di poter scampare alle ire funeste del direttore artistico circa la campagna pubblicitaria da completare tassativamente entro la fine del mese.
E quindi, dopo che il suddetto Jeon Jungkook aveva candidamente rigettato almeno sette proposte di quelle che, a turno, il fotografo, il graphic designer e perfino il tecnico delle luci – mandato a mo' di vittima sacrificale, un po' per esasperazione, un po' per pietà – gli avevano presentato per cercare di placare la sua insoddisfazione, questi aveva decretato di averne abbastanza dell'incompetenza generale, azzerando la possibilità di errore presentandosi egli stesso sul set.
Avrebbe deciso lui quali foto fare, quando farle e come farle.
Senza alcuna modestia, Jungkook era pienamente cosciente delle sue capacità, di cosa richiedesse il mercato e dell'immagine che l'azienda dolciaria Sugar Rush volesse trasmettere ai consumatori. E se Jeon Jungkook decideva di volere un qualcosa in un certo modo, allora così sarebbe stato a prescindere da qualsiasi volontà – umana o divina che fosse.
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Meet Me Again [TaeKook]
Fanfiction"«Non me lo stai proponendo davvero! Dimmi che non mi stai proponendo davvero di pagare qualcuno che possa intrattenermi! Un gigolò!» esclamò, incredulo. Jimin arricciò il naso e roteò gli occhi allo slancio di immotivata drammaticità del suo miglio...