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✼ •• ┈ I can't tell you what it really is ┈ •• ✼



Rotolò su di un fianco sospirando profondamente alla frescura che gli pizzicò la pelle scoperta mentre, non troppo desto, abbracciava stretto un cuscino e vi faceva affondare il viso con tutta l'intenzione di tornare a dormire profondamente. Con fare assente e scoordinato, le sue gambe sforbiciarono tra le lenzuola avvoltesi mollemente alle cosce, gli carezzarono l'addome con un fruscio vellutato e gentile e si aggrovigliarono appena sotto lo stomaco come si mosse più fermamente.

Ancora avviluppato nel morbido torpore della veglia, andò alla ricerca di frescura rigirandosi su di un fianco per poi scivolare, assente, lungo il letto spazioso e comodo, portando con sé il groviglio di lenzuola che, prontamente, avvolse in una stretta quasi soffocante le sue gambe fino a minare l'agognata frescura di cui stava andando alla ricerca. 

Infastidito, il suo borbottio venne attutito dal cuscino in cui affondò il viso e il suo sibilo morì sulle labbra imbronciate. Non si era ancora destato dal sonno ristoratore in cui era annegato prima di quanto si aspettasse, ma le sopracciglia erano già corrucciate e il naso arricciato dalla seccatura; con fare assente, Jungkook sbuffò dalle narici, schiacciò il volto sul cuscino e strizzò gli occhi con la speranza di crollare nuovamente addormentato.

Non voleva abbandonare il vacuo e morbido torpore del sonno, perché ciò avrebbe implicato l'aprire gli occhi e iniziare una nuova giornata all'insegna dello stress e della fatica. Il fatto che fosse il suo giorno libero era sicuramente un vantaggio, e questo dettaglio era l'unico che riuscisse a ricordare nonostante le facoltà mentali rallentate – ma non serviva essere coscienti per conoscere i piani della giornata. 

Dormire, poltrire e rilassarsi erano i tre concetti chiave delle sue domeniche solitarie, volte a recuperare tutte le energie perse durante la settimana o durante la sera prima ma che – a quanto sembrava – non erano ancora tornate.

Stese le gambe e le irrigidì; i muscoli protestarono appena al loro contrarsi e distendersi, le membra indolenzite pulsarono silentemente e una sorta di assopimento generale gli fece emettere un mugugno sospirato ma rilassato. Brividi gli solcarono le braccia e la schiena e iniziò a riprendere coscienza di sé via via che l'intontimento del sonno andò dissipandosi come vapore. 

Non appena fu in grado di pensare e percepire chiaramente ciò che lo attorniava, la prima cosa su cui riuscì a focalizzarsi fu il bruciore leggero, sordo e continuo all'altezza dei reni. 

Era fastidiosamente pulsante ma non era così persistente da farlo svegliare di cattivo umore; le gambe erano intorpidite e rigide, le cosce sembravano quasi formicolare e uno strano intirizzimento gli avvolgeva le membra bollenti e provate. 

Si schiarì la gola un paio di volte e strizzò un'ultima volta il cuscino prima di decidersi ad aprire sperimentalmente un occhio e guardarsi intorno con vista offuscata e poco nitida, riconoscendo immediatamente l'ambiente circostante che la sua mente etichettò come camera da letto.

La penombra avvolgeva l'intera stanza dai contorni nitidi e definiti e, confuso, arcuò leggermente un sopracciglio. Non ricordava di avere chiuso gli spessi tendaggi la notte prima, ma il fatto che la timida luce del giorno riuscisse a filtrare in piccoli spicchi luminosi da sotto le tende senza uccidergli le pupille rese il suo risveglio più dolce e meno traumatico. 

Meet Me Again [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora