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✼ •• ┈ Silky peachy mint┈ •• ✼



Intento a rigirarsi tra le mani il bicchiere di succo di mirtillo e non di whisky come invece avrebbe voluto – e tutto a causa di una scorta di alcool praticamente inesistente – Jimin sobbalzò al trillo improvviso e acuto del campanello di casa. Rialzò gli occhi straniti e volse lo sguardo verso la porta, sgomento. Che qualcuno fosse riuscito ad accedere al cortile interno e sorpassare il portiere notturno senza venire annunciato, era strano – almeno tanto quanto l'orario. 

Infatti, l'orologio da parete di fronte il divano segnava le dieci di sera in punto, e chi si prendeva la briga di presentarsi alla porta del suo appartamento, a quell'ora, e in quel lunedì andato così tanto male da meritarsi il primo posto nella sua personalissima lista delle giornate in cui "se non ti lanci di sotto adesso, allora non lo farai mai più."? 

"Possibile che questa giornata non sia ancora finita?" sbuffò, schioccando la lingua sul palato. Abbandonò il bicchiere sul piccolo tavolino del soggiorno e si districò le ciocche ricadutegli sulla fronte, ravvivandosi la chioma con dita distratte e frettolose; si stiracchiò appena e ciabattò fino alla porta, spalancandola senza nemmeno prendersi la briga di controllare che volto avesse colui che gli avrebbe infierito il colpo di grazia. 

Pronto a snocciolarsi in qualche discorso di poco conto verso la persona che aveva sicuramente sbagliato piano o porta, rivolse un'occhiata annoiata oltre l'uscio– avendo però la necessità di strofinarsi un occhio e battere velocemente le palpebre dalla confusione. 

Contro ogni sua più desiderabile e rosea aspettativa, un qualcuno dal vistoso cappello in lana beige con tanto di pon pon bianco in cima, una sciarpa dello stesso colore dalle maglie spesse e larghe, e un paio di guanti che avrebbero fatto invidia ad un portiere della nazionale, lo attendeva sullo zerbino con espressione arruffata e infreddolita.

Le familiari ciocche azzurre erano scompigliate e sparpagliate sulla fronte stretta del suo possessore, finendo a coprirgli parzialmente gli occhi affusolati e lo sguardo falsamente indifferente.

Gli occhi di Jimin, rimasti apatici e incolori fino a quel momento, sembrarono riacquistare la vitalità perduta; le iridi scure si tinsero di sorpresa, le labbra si schiusero dalla meraviglia e boccheggiò un paio di volte, continuando a guardare per intero la figura di fronte a lui. «Yoongi?!» esclamò, sinceramente e positivamente colpito di vederlo.  

Con le braccia conserte e rigorosamente tenute strette al petto, le guance erano però tinte di un rossore soffuso dovuto al freddo pungente della notte; la punta del naso tondo era di una spiccata tonalità scarlatta e gli occhi vispi erano guardinghi – ma il sopracciglio issato e scettico accentuava l'atteggiamento scontroso e schivo che l'altro sembrava tutto intenzionato a mantenere. 

Yoongi fece un verso stizzito e roteò gli occhi con fare stressato. «No, la fata turchina.» sbuffò, assottigliando lo sguardo verso Jimin, il quale si era appena appoggiato contro lo stipite della porta con il capo piegato di lato; le labbra pronunciate e piene del suo mandarino impiccione erano corrucciate – quasi come se stesse cercando di contenere un sorriso difficile da sopprimere.

Jimin guardò con straripante affetto Yoongi affondare il volto nel doppio giro della sciarpa per nascondere lo sporgere del suo labbro inferiore – e anche quella punta di soggezione che sapeva avrebbe caratterizzato quegli occhi sottili per cui aveva sviluppato un amore viscerale. «Beh, l'azzurro c'è.» commentò con tono leggero, con il solo e unico intento di vedere l'altro indispettirsi e uscire dal suo piccolo guscio per mostrarsi in tutta la sua gloriosa e meravigliosa stizza. 

Meet Me Again [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora