~Epilogo~

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«Hoseok, quanto ti ci vuole per spostare quelle dannate luci? Non abbiamo tutto il giorno!» esclamò una voce poco paziente, stizzita e dal sottotono così esasperato che l'insofferenza di cui era pregna sembrò propagarsi in ondate ostili nell'ampio spazio circostante.

Quell'esclamazione esageratamente stressata venne accompagnata da un grugnito infastidito ed insoddisfatto mentre un esemplare di Jungkook, pronto a dare sfoggio delle sue abilità più indisponenti, fulminava con gli occhi il soggetto delle sue ire. 

Insoddisfatto dalla poca prontezza d'animo del tecnico delle luci più sfortunato del pianeta, Jungkook incrociò le braccia al petto ed il piede prese a battere insistentemente sul lucido pavimento smaltato – il cui acuto picchiettare torturava le sue orecchie e quello dello staff alle sue dipendenze. 

Ogni singolo aspetto della sua persona lasciava intendere quanto fosse poco propenso al dialogo e tutto del suo atteggiamento metteva sicuramente i brividi, eppure... l'arco perfetto disegnato dal suo sopracciglio – rigorosamente issato verso l'alto – lo era un pochettino di più. 

Il grattare rumoroso delle installazioni in acciaio di uno dei treppiedi atto a sorreggere le grandi luci specchiate disseminate lungo il set, arrivò alle sue orecchie come un assordante crepitio stridulo tale che Jungkook poté percepire indistintamente l'accapponarsi della sua pelle ed il creparsi di uno dei vetri delle larghe finestre alle sue spalle.

Sazio della vita ed arrivato al limite della sopportazione, alzò gli occhi al cielo e si pizzicò il ponte del naso più volte con il solo intento di placare il nervosismo latente che serpeggiava nelle sue viscere e lo lambiva a fior di pelle. 

Concentrato, Jungkook serrò le palpebre e fu costretto a contare mentalmente fino a mille – ed anche qualcosina di più – per sentirsi finalmente in grado di ignorare la voglia di dare sfogo agli epiteti poco signorili che sostavano sulla punta della sua lingua per, invece, propendere verso una collaborazione tra la sua brillante mente ed il suo staff affinché quel diamine di servizio fotografico potesse avviarsi. 

Orgoglioso di se stesso, Jungkook schioccò comunque la lingua sul palato e fece una smorfia che sostò sul suo viso abbastanza da corrucciargli le labbra ed increspargli la fronte; poteva ammettere con serenità devastante che la sua vita avesse preso una piega inaspettatamente stabile non solo in ambito personale ma anche – e soprattutto – lavorativo. 

Nessuno era stato più licenziato – per la gioia di una certa persona – ma se c'era una cosa in cui il karma sembrava essere abile giocatore, era sicuramente quella di fargli sudare qualsiasi traguardo personale senza dargli alcuno sconto di pena. Indispettito, guardò con angoscia il modo in cui i cavi delle luci fossero avvolte attorno alle caviglie di Hoseok ed in cuor suo si chiese se forse era arrivato il momento di fare un'eccezione alla sua crociata morale per liberarsi di quel tecnico la cui unica abilità era solo tanta forza di volontà e zero abilità nell'adempiere ai suoi doveri.

I denti di Jungkook grattarono gli uni contro gli altri non appena la sua mascella scattò, gli occhi saettarono sulla lampada oscillante pronta ad abbattersi sulla testa di Hoseok e, quasi come se la sua frustrazione fosse divenuta improvvisamente palpabile, guardò alcuni membri dello staff darsi da fare per esaudire quanto più tempestivamente le sue richieste senza incappare nella sua ira che sì, era funesta, ma non lo era più poi così tanto – doveva ammetterlo. 

Jeon Jungkook continuava sicuramente ad essere conosciuto come Art Director, vicedirettore ed amministratore delegato della Dangerously Perfect Corp, ma vi era un'altra fama che accompagnava la sua prestante e slanciata figura, una di quelle che difficilmente si dimenticava e che si faceva presto a conoscerla. 

Meet Me Again [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora