- 28. Rosalia Dalcott -

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Jack aveva mandato a Nate un messaggio in cui diceva di raggiungerci il prima possibile al locale insieme ad Aggy.

Per gran parte del tragitto non parlammo, sentivo che stava rimuginando su qualche cupo pensiero di cui non si era ancora deciso a farmi parola e normalmente non avrei chiesto, ma quell'espressione ferita mi angosciava a tal punto da farmi parlare ed intromettere nei suoi pensieri.

«Come è successo? ...Non ci siamo mai incontrate, come ha fatto a riconoscermi?»

«Non sarebbe successo se non le avessi inviato quella stupida foto».

Lo guardai confusa tentando di spronarlo delicatamente con lo sguardo, lui sospirò e passò le dita sul monitor del cellulare poi lo allungò verso di me. Misi subito a fuoco l'immagine sul display: noi due intenti a ridere e preparare da bere per il prossimo cliente.

«Quando l'hai fatta questa?».

Non mi ero accorta di nulla, ero stata io a mettermi in quel pasticcio. "Ti sei rilassata e hai abbassato la guardia... Nikolai aveva ragione".

«Il giorno in cui mi ha lasciato, per mostrargli che non mi importava gli ho mandato una foto dove mi divertivo e ridevo con qualcuno che non fosse lei, pensavo di farla ingelosire... Sono stato uno stupido a crederlo e so che non avrei dovuto farlo senza il tuo permesso».

«Poi cosa è successo?». Gli restituii il cellulare, il danno ormai era fatto, inutile pensarci ancora.

«Mi ha chiamato per dirmi di vederci che le dispiaceva di come erano andate a finire le cose e seguendo il tuo consiglio, che probabilmente non mi avresti dato sapendo tutta la storia...» sorrise facendo comparire per un attimo l'espressione del solito Jack «... Sono andato da lei, ma ha parlato di tutto fuorché di noi: di cos'era, di cos'eri tu e di cosa avevi fatto. Mi ha chiesto di portarti da lei, per ottenere giustizia per la sua famiglia che tu avevi ucciso, ma non riuscivo a credere alle sue parole, non riuscivo a pensare che tu avessi potuto far male a qualcuno volontariamente, poi mi ha mostrato delle foto e dei ritratti ed ho iniziato a credere che se quella parte della storia era vera, se quella più irreale e fantascientifica non era un invenzione, allora anche nell'altra poteva che esserci un fondo di verità...» si voltò verso di me fermandosi «... Ma non ce ne sarebbe stato bisogno, dal momento che mi ha mostrato quell'orologio e mi ha detto a cosa serviva... Che le restava solo un mese di vita io... Io...».

Sapevo cosa voleva dire, avrei fatto la stessa scelta per salvare la vita di Gabriel, un tempo avrei sacrificato la mia e la vita di chiunque altro per poter rimanere al suo fianco.

«è da lei che mi stavi portando?» annuì debolmente, vedevo nel suo viso che si sentiva in colpa anche solo per aver pensato di farlo.

«Ma alla fine non lo hai fatto... Perché?».

«Perché sei mia amica, c'eri quando ho avuto bisogno e ti sei affidata a me, anche se non completamente... Per il modo in cui ti guarda Aggy, non mi sarei mai perdonato e neanche Nate lo avrebbe fatto... Serena mi ha detto che se avessi fiutato il pericolo saresti scappata, ma tu ti sei accorta che qualcosa non andava...» mi mostrò un mezzo sorriso che ricambiai «... Eppure sei rimasta ugualmente al mio fianco, a quel punto ho capito che fosse sbagliato... Per quanto tu abbia mentito sulla tua identità non lo hai mai fatto su chi fossi davvero, lei non mi ha raccontato altro che bugie... Ho fatto la mia scelta».

Mi sporsi verso di lui e lo abbracciai, non poteva sapere quanto quelle parole mi scaldassero il cuore e quanto in quel momento la sua fiducia fosse importante.

«Ti ringrazio per avermi dato un'altra possibilità».

«Te la sei meritata Penny».

Sorrisi e mi allontanai per poter incontrare il suo sguardo.

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