Mi svegliai in una distesa infinita di verde, filamenti color smeraldo che si muovevano seguendo il soffio leggero del vento. Avevo la schiena poggiata contro un albero bianco imponente e maestoso, ma privo di foglie. I rami si allungavano verso il cielo azzurro e limpido puntellato di una miriade di stelle argentate, quasi nel tentativo di afferrarle, mentre le grandi radici si sotterravano e si perdevano nel terreno.
« Isir» sussurrai sfiorandone la corteccia. Quando lo feci un fremito mi attraverso tutto il corpo, in qualche modo quell'albero aveva risposto al mio tocco e avevo come la sensazione di essere legata a lui.
Mi guardai intorno disorientata, ma a parte quell'albero non riconoscevo nulla, mi ci volle poco per rendermi conto di non avere alcun ricordo, non sapevo dove fossi né che aspetto avessi. Sentivo nella testa delle parole ripetersi, una frase, ma piano piano le parole cominciarono a scomparire dalla mia memoria e rimase solo un nome: Heil Levis.
Indossavo un lungo abito bianco che al chiarore della luna sembrava argento, ero a piedi scalzi e sentivo il freddo che risaliva dalla terra.
Avevo paura, senza un posto dove andare o un luogo al quale tornare. Ero spaesata, smarrita e non poteva che essere altrimenti, avevo completamente dimenticato le mie origini e le ragioni che mi avevano portato a stare in quel posto completamente isolato sotto il cielo notturno senza avere la possibilità di ritornare a qualsiasi luogo fossi appartenuta.
All'inizio pensai fosse a causa della stanchezza, che tutto ciò di cui avevo bisogno sarebbe tornato lentamente se solo avessi riposato un po', ma non ci fu verso di rimediare in quel modo alla mia amnesia. Provai allora con del cibo o dell'acqua fresca, ma neanche allora mi venne in mente nulla.
Per quale ragione non ricordavo? Cosa mi era successo? E perché ero sola?
Doveva pur esserci qualcuno che avesse qualche risposta e l'unica cosa che potevo fare era trovarlo. Mi allontanai da quel luogo e raggiunsi in poco tempo una cittadina, ma fui fermata all'ingresso e mi fu chiesto di farmi riconoscere e di pagare.
Mi scusai e gli raccontai che non avevo averi ne memoria. I due uomini mi osservarono a lungo e con sospetto, non capitava spesso di incontrare una donna senza ricordi che vagava nel pieno della notte. Alla fine però ebbero compassione e mi portarono dal medico che mi accolse in casa sua per qualche tempo.
Nel mentre fecero circolare le notizie su di me, ma nessuno si presentò e neanche il medico riuscì a dare delle spiegazioni.
Rimasi in quella casa per mesi e cercai di rendermi utile, dando all'uomo che mi aveva aiutato una mano con i pazienti, mi insegnò come curare e lenire i dolori e come riconoscere diversi mali e quali rimedi poter utilizzare. Non ricordavo il mio passato, ma lentamente cominciai a costruire un presente in quel villaggio.
C'era ancora chi mi guardava con sospetto e curiosità, ma col tempo si abituarono a me ed io ai loro sguardi e alla mia condizione. Mi ero quasi arresa all'idea di ricordare il passato ed ero pronta a cominciare a pensare al futura, ma prima ancora che ne ebbi la possibilità tutto svanì.
Il villaggio fu attaccato dai barbari, quegli uomini non risparmiarono nessuno, dal più grande al più piccolo, molte delle donne furono catturate e rese schiave, ma non io. Mi ero fatta avanti per proteggere il mio maestro, l'uomo a cui dovevo quella ritrovata pace, ma non avevo salvato lui come non avevo potuto neanche proteggere me stessa.
Ero stata lasciata indietro a morire.
Mi fermai. Il respiro di Aggy era diventato più pesante, si era addormentata e non volevo rischiare che si svegliasse, così rimasi in silenzio. Sospirai e vicino a quel tepore familiare riuscì a mia volta ad addormentarmi.
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Immortale
FantasyUna donna la cui vita è destinata a ripetersi nel tempo. Un amore che non muta nei secoli. E incontri inaspettati che possono cambiare il destino.