Stavo leggendo, seduta sul divano, quando un improvviso trillò mi riscosse dalle parole sulle pagine. Non capì subito la sua provenienza, ci vollero almeno due, se non tre squilli prima che capissi che provenisse dall'apparecchio posto sulla mensola.
Risposi al telefono con non poche difficoltà, non ero abituata alla tecnologia e raramente ne usufruivo.
«Pronto?».
«Grazie al cielo sei in casa... Heil...». Riconobbi subito la voce di Aggy, ma nel suo tono avvertì qualcosa che mi inquietò nel profondo.
«Aggy... Cosa succede?».
«Io credo di essere nei guai...» sussurrava e a stento riuscivo a capire le sue parole «... Non sono sola e...».
«Dove sei?». Avevo il cuore in gola e un orrore primordiale mi attanagliava lo stomaco.
«Sono nell'appartamento di Nik... Ero venuta per parlare, ma...» sentivo la sua paura come fosse la mia «...C'è qualcuno...Ha un coltello... Heil...».
Un urlo improvviso interruppe le sue parole e persi la comunicazione.
«Abigail?!».
Ero già in strada, ma non sapevo dove andare. Mi guardai intorno, non sapevo dove fosse Nikolai, ne dove alloggiasse e, mentre il panico si impadroniva della mia lucidità, sentivo le dita fredde della paura e del pericolo avvolgermi.
Dovevo trovarla, salii in macchina e parti diretta verso il centro città, sapevo che risiedeva in un hotel, conoscevo bene i suoi gusti, o meglio i suoi vizzi, ma al momento non avevo la mente lucida per pensare in quale di quelli avrebbe potuto alloggiare.
Parcheggiai come meglio potei e corsi verso il primo di questi, descrissi Aggy al portiere, ma lui disse di non averla vista.
Non sapevo che altro fare, ero disperata e con il cuore in gola, le uniche parole chiare che tuonavano nella mia mente erano "Non lei... Non Abigail. Non di nuovo".
Cinque anni prima ero partita, mi ero allontanata da lei con il dolore nel petto, ma anche con la speranza che, lontano da me, sarebbe rimasta al sicuro. Avevo perfino preso il pugnale di Nikolai per fare in modo che lui mi seguisse e che sciogliesse con lei ogni tipo di legame.
Non era bastato, ogni mio sforzo aveva solo fatto soffrire ognuno di noi e non aveva portato ad alcun risultato.
Una pressione improvvisa sulla spalla mi fece voltare e, quando incontrai il suo viso, per poco non scoppiai a piangere.
«Heil che succede?». Il suo tono di voce era inquieto e il suo corpo in allerta.
«Aggy... Aggy è...» quando pronunciai il suo nome ad alta voce, sentii una lacrima calda e solitaria scivolarmi sul viso.
I suoi occhi concentrati e attenti mi spronarono ad andare avanti.
«...Aggy è andata nel tuo appartamento, ha detto che ti doveva parlare, ma non ti ha trovato... C'era qualcun altro però, qualcuno di pericoloso...» respirai a fondo «... Poi ha urlato e la telefonata si è interrotta».
Non aggiunse altro, si girò e si incammino verso una direzione ben precisa, il passo sicuro, ma vedevo, dal modo in cui rilassava e serrava i pugni, quanto fosse preoccupato.
«Torna a casa Heil... Ti chiamo io» esordì quando si accorse della mia presenza un passo dietro a lui.
«Vengo con te».
«Heil no» il suo tono era categorico, ma nulla di quello che avrebbe provato a dire mi avrebbe convinto a desistere.
«Non puoi lasciarmi da parte».
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Immortale
FantasyUna donna la cui vita è destinata a ripetersi nel tempo. Un amore che non muta nei secoli. E incontri inaspettati che possono cambiare il destino.