-17. Magazzino 321-

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Entrai lentamente. Lungo le pareti file di vecchi scaffali arrugginiti, per la maggior parte vuoti, catene di acciaio oscillavano dalle travi del soffitto. Il magazzino 321 sembrava deserto.

«C'è nessuno?».

Chiamai a gran voce, sulle prime non udii alcun rumore, poi sentii un suono metallico, quello di un tubo che si scontra contro il pavimento e successivamente quello del metallo contro il metallo.

Una voce roca e spiacevole si fece avanti dall'ombra.

«Cosa ci fa una ragazzina in un magazzino abbandonato tutta sola a quest'ora?». Presi un respiro profondo.

«Stiamo facendo un gioco con degli amici».

«E tu saresti?».

Lo sentivo muoversi intorno a me, come per soppesarmi e valutare le mie possibilità contro uno come lui. Il fatto che il mio aspetto giovane celasse perfettamente le mie capacità, per una volta era a mio favore.

«Mi chiamo Penelope Taylor... Tu chi sei?» feci tremare la voce per sembrare spaventata.

«Un nome grazioso... Io ne ho diversi... Dipende dall'epoca in cui ci troviamo».

Finalmente uscì dall'ombra. Il volto smunto era come segnato dal tempo, benché ero conscia non fosse possibile, gli occhi erano languidi e scuri, indossava vestiti sporchi, vecchi e strappati, la cicatrice della sua prima morte, l'unica a lasciare traccia sul corpo di un'Immortale, era visibile sul collo esile. Era alto e snello, era stato sicuramente un bel l'uomo prima di impazzire e ridursi in quelle condizioni. Indietreggiai appena.

«Il mio aspetto vi spaventa? ...» deglutii fingendomi impaurita e non risposi «... Non sono sempre stato così...» continuò «... Un tempo ero bello e felice ed avevo una moglie bellissima e dei figli... Ma poi sono arrivati loro e hanno rovinato tutto».

Indietreggia quando lui mosse un passo verso di me.

«Mi ha portato via tutto... La mia adorata... Era triste per lei non poter avere figli... Così li rapiva a coloro che non li volevano... Lo faceva per il loro bene... E lui ha dovuto intromettersi!» ringhiò.

Un brivido gelido mi scivolò lungo la schiena. La sua rabbia era evidente, così come la pazzia nei suoi occhi.

I suoi occhi si puntarono su di me, ondeggiò la testa come un serpente in cerca di qualcosa.

«Lo sento su di te...» la voce un sibilo, lo guardai confusa «... Il loro putrido odore... Come su quella ragazza...».

Scomparve dal mio campo visivo per un secondo, il che bastò a mettermi in agitazione, ma non quanto vedere, al suo ritorno, il corpo di Aggy fra le sue braccia. La gettò a terra con non curanza, cominciò a montarmi una rabbia cieca e dovetti appellarmi ad ogni briciolo di controllo per restare immobile.

Il mio sguardo però rimaneva su di lei, il viso pallido e immobile, poi lo notai. Era quasi impercettibile, ma il suo petto si alzava e si abbassava in modo ritmico.

"È viva..." sospirai. L'Immortale mi osservò, poi furioso si guardò intorno.

«Dove sei Koslov?!» urlò, poi avvicinandosi a grandi passi verso di me.

Tentò di afferrarmi, ma scivolai di lato, lui ci riprovò, ma mi diedi una spinta rotolando sul pavimento lontana da lui. Notai appena il bagliore azzurro con la coda dell'occhio, l'attimo dopo Nikolai si scontro con l'Immortale, un impatto tanto violento da spedirlo contro la parete e allontanarlo da noi due.

Si voltò verso di me.

«Prendila e andate via» disse poi voltandosi e tirando su la guardia.

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