-6. Normalità-

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«Mi scusi per caso ha visto questa ragazza?».

Il ragazzo estrasse la foto dalla tasca e la mostrò all'uomo che aveva davanti.

Aveva già controllato in quattro auto grill, diverse tavole calde e qualche motel, ma si erano rivelati tutti buchi nell'acqua. Cominciava a credere di essere andato nella direzione sbagliata, dopotutto non era sicuro che quella cameriera sapesse distinguere il nord dal sud e viceversa, non erano in pochi quelli che ormai non sarebbero stati in grado di orientarsi senza il GPS o qualsiasi altro congegno elettronico.

L'uomo sulle prime dissentii, ma poco prima che lui la mettesse via la voce di una signora richiamò la sua attenzione.

«Ho visto una ragazza che le somiglia molto...» il ragazzo si rivolse verso la donna concedendole la sua attenzione «... Indossava però vestiti molto vecchi e rovinati e non era certo così ben curata... Però è stata gentile, mi ha aiutato a raccogliere la spesa».

«Aiutare chi ne ha bisogno... Proprio una cosa da lei... Saprebbe per caso indicarmi in che direzione è andata?».

Lei sorrise e lo osservò da capo a piedi qualche momento prima di parlare di nuovo.

«Sei un ragazzo davvero molto bello, ma il tuo sorrisetto non mi incanta giovanotto... Perché la stai cercando?».

«Ci conosciamo da molto tempo... Ma ci siamo persi di vista e si dà il caso che lei abbia con se un oggetto che mi appartiene, un cimelio di famiglia, l'unica cosa che mi rimane di loro in verità».

La donna si intenerì davanti all'espressione malinconica che lui le aveva volutamente mostrato.

«Non l'ho vista andare via... Ma per un po' mi ha fatto compagnia mentre aspettavo l'arrivo di mio marito... Ha detto che si trasferiva a stare da un'amica, ma non ha detto molto altro... Era estremamente timida».

«Un'amica?» domandò lui confuso.

«Ha detto così».

«La ringrazio per l'aiuto».

Uscì e si diresse verso la moto, vagliando tutte le possibili destinazioni, ma erano una più improbabile dell'altra e sperava vivamente che non fosse andata dall'unica amica che ancora aveva in vita. Se così fosse stato avrebbe faticato più del previsto per riprendersi ciò che era suo.

Si fermo di colpo. "A meno che..." sollevò la sella e frugò fra i diversi fogli che teneva lì sotto.

"...Dopotutto perché no?" si chiese osservando la lettera che teneva fra le mani.

Il contenuto era scritto a macchina, con un carattere leggermente inclinato e allungato:

Abigail Taylor ci congratuliamo con lei per l'ammissione ai corsi di medicina dell'università di Dover...

Dicevano le prime righe.

«Quanto amo la vecchia e duratura corrispondenza» cantilenò preparandosi a partire.

«Come mai così di fretta?».

Aggy si era svegliata prima di quanto mi aspettassi e, dopo aver fatto colazione ed essersi preparata mi aveva detto di prepararmi a mia volta che aveva intenzione di portarmi a visitare la sua città e a comprare qualche nuovo vestito.

«Inizi a lavorare alle quattro e sono sicura che non vorrai fare tardi il primo giorno... Per cui dobbiamo muoverci se vogliamo goderci un po' di questa giornata in tranquillità».

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