-14. San Valentino-

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Le due settimane seguenti ebbi modo di abituarmi alla città, hai suoi ritmi, ma soprattutto alla compagnia di Jack e Nate. Oltre a lavorare insieme, capitava spesso che andassimo a mangiare qualcosa o a fare un giro per la città. Le domeniche avevamo pranzato insieme, una volta da noi e l'altra nell'appartamento che loro due condividevano.

Anche la presenza di Nikolai era costante, non si univa a noi, ma non mancava mai di presentarsi al locale ogni sera attirando come sempre molta attenzione. E a volte, anche quando non c'era, mi sembrava di sentire il suo sguardo addosso.

Avrei ignorato come sempre la sua presenza se non fosse stato per l'insolito rapporto che sembrava esserci tra lui e Aggy: non si parlavano, se non a mala pena per salutarsi, quando lui era al bancone lei non si avvicinava e viceversa.

Doveva essere successo qualcosa tra loro, probabilmente la sera quando erano usciti, ma nessuno dei due aveva detto nulla a tal proposito. Da una parte ero preoccupata per Aggy e avevo provato a farle domande a riguardo, senza ricevere alcuna spiegazione, dall'altra ero sollevata in quel modo rimaneva lontano da lui e dal pericolo che la sua vita portava con se.

Quella mattina mi svegliai dopo lo stesso identico sogno, ormai erano giorni che la mia mente riportava a galla vecchi ricordi e in ognuno di questi lui era presente: abiti diversi, lingua diversa e legami diversi, ma ciò che provavo non cambiava mai.

Ricordavo perfettamente com'era passare le dita fra i suoi capelli corvini, il magnetismo dei suoi occhi neri che rispecchiavano chiaramente le sue emozioni, la curva morbida delle labbra e la fossetto che gli si formava sulla guancia quando sorrideva divertito o mi baciava.

Quella era ciò che ricordavo meglio, come anche le volte in cui il suo amore si era rivolto altrove.

Non c'era mai un ricordo senza l'altro.

Non capivo perché il mio subconscio dovesse continuare a torturarmi in quel modo, né per quale ragione nella vita di Immortale che vivevo ero costretta a perderlo e ritrovarlo. Magari la ragione si nascondeva nei ricordi della mia prima vita, prima che diventassi immortale, ma mentre non avevo dimenticato un solo momento da quando mi ero svegliata all'ombra dell'Isir, di quella avevo solo pochi e brevi istanti.

Avevo provato a fare alcune ricerche che mi spiegassero le ragioni di ciò, ma non ne ero venuta a capo.

Non sapevo neanche perché fossi diventata un'Immortale. Nikolai mi aveva raccontato che non si nasceva così, ma lo si diventava, per alcuni era stata una maledizione imposta da delle streghe, mentre per altri era stata l'incontrollabile paura della morte. Però potevano esserci tante altre ragioni di cui neanche i Cacciatori erano a conoscenza.

Nel mio caso reputavo che fosse una maledizione, cos'altro poteva essere se no?

Assistere alla morte di tutte le persone che ami, non potersi mai legare a nessuno, non avere la possibilità di crescere, invecchiare, cambiare, non potevamo neanche avere figli. Essere consci che non ci fosse al mondo niente in grado di ucciderti veramente se non il pugnale dei Cacciatori.

Molti infatti decidevano di morire per mano di uno di questi, quelli meno fortunati finivano con l'impazzire: iniziavano con l'esporre la loro esistenza agli occhi degli esseri umani, poi cominciavano le uccisioni e i massacri, alcuni si macchiavano di crimini indicibili. Era allora che i Cacciatori come Nikolai intervenivano, gli davano la caccia e nascondevano le loro tracce.

Diverse volte, soprattutto nei momenti peggiori, il pensiero di porre fine a quell'esistenza mi aveva attraversato la mente, ma la speranza di poterlo rivedere ancora mi aveva tenuto in vita e poi era arrivata Aggy.

Mi alzai con un sospiro, erano le otto. Aggy era uscita per andare a lezione e la casa era estremamente silenziosa.

Mi cambiai, rimasi sotto la doccia più a lungo del solito, cercando si scrollarmi di dosso quelle sensazioni. Poi misi un po' di ordine e giocai con Levis che non aveva fatto altro che seguirmi per tutta la mattina, a volte avevo il sospetto che sapesse quando fossi giù di morale.

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