- 22. Richiesta di aiuto

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Aggy approfittò della pausa pranzo per andare da Nikolai, le aveva lasciato un messaggio che in qualche modo l'aveva allarmata e l'avevano fatta rimanere in tensione per tutta la mattina.

"Dobbiamo parlare".

Esitò qualche minuto davanti all'albergo, non solo perché l'ultima volta che vi era entrata era stata rapita, ma anche perché in realtà non avevano chiarito il loro ultimo litigio. Quando l'altra volta gli aveva chiesto aiuto lui non aveva voluto ascoltarla e le cose che aveva detto, le parole che aveva usato per farla andare via non le erano piaciute affatto.

Prese un respiro profondo e si fece coraggio.

Lo trovò nel ristorante dell'albergo che pranzava, appena la vide fece aggiungere un posto a tavola e ordinò per lei, conosceva i suoi gusti meglio di quanto si ricordasse. Quando il cameriere si allontanò, lei puntò gli occhi su quelli di lui.

«Allora? ...Non lasciarmi così sulle spine...Cosa c'è di così segreto che non potevi dire a casa?».

«Non vuoi mangiare prima?». Lei dissentì

«Ho lo stomaco chiuso per l'ansia e il nervosismo e temo che resterà tale finché non risponderai».

Lui sospirò lasciando perdere il pranzo. Si sporse in avanti, poggiando le braccia sul tavolo e incrociando le mani davanti a se.

«Avevi ragione». Non gli servì aggiungere altro, Aggy riconobbe quella sfumatura nel suo sguardo, appariva ogni volta quando lo faceva anche lui.

«Gabriel?».

«Non lo stavo cercando... è successo, per caso, ma sai bene che dopo tutto questo tempo non credo più che su di loro agisca niente di simile...» il suo sguardo si spostò lontano, oltre la finestra «...Sono destinati a trovarsi, se non e lei cercare lui, allora sarò lui a trovarla».

«Ma dove? ...Quando?».

«Il giorno del suo ritorno... A meno di un isolato da qui, mi e passato accanto, senza ovviamente riconoscermi, ma io non ho avuto il minimo dubbio».

"Non di nuovo" Aggy aveva cominciato a torturarsi le mani e la sua mente lavorava frenetica in cerca di una soluzione, avrebbe fatto di tutto per non rivedere quel dolore sul volto di Heil. Aveva nove anni l'ultima volta che era successo, ma non lo avrebbe mai dimenticato.

«Dobbiamo impedire che si incontrino». La suo voce decisa e limpida come il suo sguardo.

«E come vorresti fare? ...Non c'è modo e inoltre chi ti assicura che non stia succedendo proprio adesso mentre parliamo? O che non sia già successo?».

«Me lo avrebbe detto».

«Io non lo avrei fatto e lei ti conosce molto meglio di me».

«Allora non hai intenzione di muovere un dito? Lascerai che soffra di nuovo a quel modo?».

«Come ho già detto non possiamo fare nulla per impedire che si incontrino».

«Qualcosa per impedire che lei lo ami?».

Lui sorrise, ma non c'era alcuna emozione in questo.

«L'ho visto accadere troppe volte... Lei è destinata ad innamorarsi di lui».

La sua voce aveva una freddezza e un'impersonalità che per un momento fecero rabbrividire Aggy, nel suo sguardo si leggeva la forte convinzione che aveva nelle parole appena pronunciate, lesse perfino un'ombra di rassegnazione che la fece arrabbiare.

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