-4. Nuovi incontri-

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Era lunedì mattina e ora che Rose doveva fare tutto da sola era costretta a correre da una parte all'altra della tavola calda, se Penelope fosse tornata non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Ma dubitava lo avrebbe fatto, come era arrivata da un giorno all'altro, allo stesso modo era scomparsa.

Curiosa aveva sempre cercato di strappare a quella ragazza qualche dettaglio sul suo passato o sul perché si fosse trasferita in una città deprimente e isolata come quella, ma non era riuscita ad ottenere da lei alcuna risposta così non aveva potuto far altro se non fantasticare.

Scappava da qualcosa o da qualcuno, forse una famiglia a cui non erano andate bene le sue scelte di vita o un uomo violento? Più di un milioni di ragioni le erano passare per la mente e una più strana dell'altra.

L'ennesimo scampanellio della porta la avvisò dell'arrivo di un altro cliente, facendole quasi saltare i nervi, ma ancora prima che si voltasse il silenzio che riempì la stanza la colse di sorpresa, riuscì perfino a sentire il rumore di passi che si avvicinavano al bancone e lo scricchiolio del vecchio sgabello su cui si sedette il nuovo arrivato.

Quando si voltò rimase letteralmente senza parole: davanti ai suoi occhi era comparso un ragazzo dal sorriso angelico, gli occhi azzurri come il mare in tempesta e dai capelli biondo dorato.

Lui non le diede il tempo di riprendersi da quella visione e parlò, la voce musicale e suadente.

«Dei pancake e una tazza di caffè».

Lei obbedì all'istante e tornò da lui con l'ordinazione, si era dimenticata di tutto il resto e perfino l'attenzione degli altri clienti era totalmente concentrata su di lui.

A causa di quel ragazzo ora capiva bene cosa dovevano provare le falene avvicinandosi alla luce, per quanto sentisse che in lui c'era qualcosa di pericoloso non riusciva a fare a meno di continuare a guardarlo e rimanerne abbagliata.

«Grazie mille» disse poi dedicandosi completamente alla sua colazione, non di certo di suo gusto.

I numerosi sguardi che aveva addosso non lo infastidivano, se ne curò a mala pena, dopotutto era una cosa a cui era abituato fin dall'infanzia e che non gli procurava alcun disturbo o un minimo di disagio.

Rose cercò di riprendere un po' del suo temperamento che era andato a nascondersi difronte a quello sguardo e quando ebbe finito di mangiare gli si avvicinò di nuovo.

«Com'era?» batté più volte le voluminose ciglia mordicchiandosi le labbra.

«Pessimo...» la sua sincerità la colpì come uno schiaffo «...Ma conosco un modo grazie al quale potresti rimediare».

Lei si sporse verso di lui ammaliata e in attesa.

«Sto cercando una persona e ho il presentimento che tu possa essermi d'aiuto...» estrasse una foto dalla tasca «... Hai mai vista questa donna?».

Nonostante la foto fosse sbiadita, il colore dei capelli diverso così come gli abiti, non faticò a riconoscere quei lineamenti particolari. Quello che non capì era cosa volesse un ragazzo come quello da una ordinaria come lei.

«Si, l'hai mancata di un giorno... Sarebbe dovuta essere di turno con me stamattina, ma se ne è andata ieri senza preavviso lasciandomi da sola... Perché la cerchi?».

«Ci conosciamo da parecchio e mi deve restituire un vecchio cimelio di famiglia... Ci eravamo dati appuntamento qui, ma penso l'abbia scordato...» rimise la foto in tasca e riportò gli occhi in quelli della ragazza «... Sapresti dirmi dov'era diretta?».

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