Necessitava più di un ora di viaggio il raggiungimento dell'indirizzo scarabocchiato sul bigliettino ingiallito. Lo stesso che pochi anni prima si era ripromessa di buttare e che alla fine aveva custodito.
Cosa l'avesse spinta a conservarlo non era dato saperlo neanche a lei, tuttavia, adesso, si stava mostrando esser stata la scelta migliore.
Hanna si era recata al parcheggio del Gherkin - dove il giorno precedente aveva abbandonato la propria auto - appena dopo aver pranzato frettolosamente con un effimero toast al formaggio.
L'osservazione insistente del piccolo foglietto stropicciato si era perpetuata per troppi minuti. Sembrava quasi sperare che, col passare del tempo, la scritta scomparisse d'improvviso e le desse un motivo per tornare indietro. Ovviamente non accadde, perciò fu costretta dalla propria coscienza ad imbucare la A3.
Tutta la mattina l'aveva impiegata con la schiena appiccicata al materasso e gli occhi fissi sul soffitto. Il cervello in subbuglio. Si era autoanalizzata nel tentativo di capire cosa fosse meglio fare. Aveva ripercorso mentalmente gli eventi degli ultimi giorni e poi la memoria aveva iniziato a proseguire sempre più a ritroso, facendo riemergere ogni ricordo doloroso. Piangendo, si era rifugiata nei gesti affettuosi di Norah e, con sua sorpresa, nel pensiero di Lewis. Pensare a loro l'aveva spinta ad intraprendere una strada che fino ad allora aveva evitato come la peste.
Inizialmente non riuscì ad afferrare cosa nello specifico l'avesse sbloccata, cosa le avesse dato la spinta decisiva. Ci aveva riflettuto, scavando dentro di sé ed in ogni angolo di mente che aveva soppresso fino a quel giorno, finché comprese quale fosse il punto chiave: quando si era trasferita a Londra era una ragazzina persa, sola e rotta; era scappata dalla realtà nel momento in cui Norah le aveva aperto la porta del suo appartamento, salvandola da un crollo definitivo.
Solo che Hanna, invece di fare un passo avanti, si era aggrappa all'equilibrio e alla sicurezza che la sua migliore amica le aveva dato, senza dover davvero affrontare i propri problemi.
Si era convinta di poter andare avanti lasciandosi alle spalle il passato, facendo finta che nulla fosse successo e ripartendo da quel giorno e in quella città.
Nel momento in cui Ben si era presentato l'ultima volta da lei, Hanna intuì la cosa più ovvia e dimenticata del mondo: il problema non sparirà facendo finta che non esiste. Il problema diventerà sempre più grande. È silenziosamente subdolo.
Quindi Hanna aveva vissuto con l'inconsapevole convinzione di avere Norah al proprio fianco, una persona che non avrebbe mai perso, che sarebbe stata sempre un punto riferimento. Poi era comparso Lewis ed erano subentrate emozioni nuove. Si era sforzata di combattere contro ciò che Lewis rappresentava. Sebbene, fin dal primo momento, lui avesse fatto vacillare tutte le sue sicurezze.
Lei se le ricordava le parole di quell'uomo. Come avrebbe potuto non farlo? Ci aveva sbattuto la testa milioni volte e vi aveva opposto con ostinazione le proprie riflessioni vacillanti, nel vano tentativo di darsi ancora altre false giustificazioni. Tuttavia nulla di tutto ciò aveva retto. Sopratutto non dopo aver avuto la dimostrazione che Lewis non era impaurito dal caos della sua vita.
Quella notte, uscendo dalla propria stanza, si era bloccata sui propri passi: l'aveva ammirato e realizzato quanto avrebbe sofferto la sua mancanza una volta terminato il lavoro. Non l'avrebbe trattenuto, non poteva ancora permettersi una cosa del genere... ma le sarebbe piaciuto vivere gli ultimi giorni insieme a lui in modo diverso, così da ricordare, in futuro, quel periodo della propria vita come il più bello.
Le era impossibile poter dare tutto di sé a Lewis. Come avrebbe potuto se si sentiva a metà? Doveva ricomporre i pezzi di sé stessa, un piccolo passo dopo l'altro. Si sarebbe limitata a sperare nel destino piuttosto che chiedere a Lewis di aspettarla.
Per questo scese dalla propria auto, una volta parcheggiata a Sutton, nei pressi di Grove Road, e si avviò con le ginocchia tremanti dinanzi al grande portone verde.
Si fece coraggio: alzò il braccio e suonò il campanello.
L'aveva fatto. Con il cuore in gola, le mani sudate e il fiato corto, ma ci era riuscita. Era lì.In meno di un minuto la porta si spalancò di fronte al giovane viso terrorizzato. Hanna dovette resistere alla tentazione di andarsene a gambe levate. Deglutì.
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That's How The Light Gets In
ChickLit[35 capitoli - in corso...] Hanna Landi si è trasferita a Londra per studiare Journalism a soli diciannove anni. No, la realtà non è propriamente questa. Però è questo ciò che tutti pensano e l'unica persona che sa la verità è Norah, sua coinquili...