«Mi stai ascoltando?»
«Eh?» Lewis riportò lo sguardo, fino ad un secondo prima perso nel vuoto, sul viso di Hanna. «Scusami, sono un po' distratto oggi.»
La riccia assunse un'espressione ricolma d'ovvietà e commentò: «Non l'avrei mai detto», con tono sarcastico.
Da quando era entrato nell'ufficio e l'aveva salutata, con un bacio flebile sulle labbra, si era accorta che Lewis avesse la testa tutta da un'altra parte. Tuttavia non gli aveva domandato nulla, mentre, col passare dei minuti, l'ipotesi che si fosse già stufato di lei aveva iniziato a farsi spazio nei meandri del proprio cervello. Certo, era consapevole del fatto che poteva esser accaduto qualcosa che non la riguardava, eppure quel pensiero l'aveva attanagliata per un po'. Inoltre aveva paura di intromettersi e risultare fastidiosa.
«È per Arthur», ammise Lewis, con un sospiro, rispondendo alle domande inespresse della donna, quasi le avesse lette nei suoi occhi. Tentò anche di fare un sorriso per alleggerire la tensione, ma risultò più come una smorfia che altro.
«Ieri sera ha lasciato Sophia e mi ha chiamato... era distrutto. Ho passato la notte a casa sua e stamattina mi ha cacciato fuori.»
Hanna rimase stupita. Non sapeva cosa dire: ai suoi occhi la relazione di Arthur e Soph andava abbastanza bene e non poteva capacitarsi del perché l'avesse lasciata. Certo, non stava a lei giudicare Arthur: di sicuro aveva i suoi validi motivi per aver preso quella decisione. È che non se l'aspettava minimamente.
«Forse aveva bisogno di stare un po' da solo... Sono certa che tu non hai sbagliato nulla», affermò con risolutezza. Spinta da un fuoco che pima di allora aveva sentito solo nei confronti di Norah, d'istinto aveva allungato una mano sulla scrivania per stringere quella del fotografo. Le era venuto così spontaneo farlo, dispiaciuta nel trovarlo così spento e desiderosa di vederlo sorridere come solo lui era capace di fare, illuminando tutta la stanza.
Quel tocco fece rilassare Lewis all'istante, difatti sentì le spalle rilasciarsi e il peso allo stomaco allegerirsi. Fu un gesto inaspettato quello, insomma... Hanna lo stava consolando! E pensare che lui aveva deciso di non dire nulla quella mattina, convinto del fatto che, se si fosse sfogato, lei si sarebbe limitata ad ascoltarlo, senza esprimersi troppo. Invece... si stava preoccupando per lui. L'interesse vivo che aveva letto sul viso della donna l'aveva portato a rivalutare quella scelta e, a quanto pare, aveva fatto bene... perché adesso gli sembrava di star toccando le stelle.
«Questo lo so», sorrise, stavolta per davvero. «È che vorrei stargli accanto il più possibile. Ricordo di quando lui mollava tutto per sostenermi, sai? Ed essere lontano da lui adesso, sapendo cosa sta passando, mi fa sentire in colpa. Non è razionale... Arthur è un uomo cresciuto, ma per me è straziante vederlo cadere, lasciarsi andare in quel modo.»
Hanna distolse lo sguardo dalle loro mani unite, non abituatasi ancora alla sensazione ustionante data dal contatto delle loro pelli. Forse non ci sarebbe mai riuscita, perché lui la faceva sentire così bene, così viva, da non poterne più fare a meno. Non poteva abituarsi a una cosa tanto bella.
«Lo capisco», sussurrò, ricordando a sua volta il modo in cui Norah le era stata accanto. «Lewis, potresti farmi un favore?»
L'uomo corrugò la fronte e annuí, confuso da quella domanda. «Si, certo.»
«Stasera vai da lui, noi possiamo uscire un'altra volta. Arthur ha bisogno di te.»
Lewis bloccò il movimento del pollice sul dorso della esile mano stretta nella propria. Si era dimenticato che il pomeriggio precedente l'aveva invitata ad un appuntamento. E se Hanna si era accorta della cosa, fece finta di nulla.
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That's How The Light Gets In
ChickLit[35 capitoli - in corso...] Hanna Landi si è trasferita a Londra per studiare Journalism a soli diciannove anni. No, la realtà non è propriamente questa. Però è questo ciò che tutti pensano e l'unica persona che sa la verità è Norah, sua coinquili...