Capitolo 23 - Prima Parte

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Un capo riccioluto continuava a far ondeggiare le lunghe ciocche scure, raccolte in una mezza coda, da un lato all'altro della zona in cerca di qualcosa o qualquno. Hanna era arrivata al St James Park con qualche minuto di anticipo, stavolta spinta da un bisogno ben diverso dalla solita maniacale puntualità: vedere Lewis e stringerlo a sé come se fosse la sua unica fonte d'ossigeno.
Oramai aveva superato la linea che in passato si era autoimposta e non era più in grado di frenare le proprie emozioni: le aveva liberate dopo un tempo quasi infinito di prigionia ed era comprensibile il fatto che adesso faticasse a tenerle sotto controllo.

Si trovava appostata, da pochi minuti, su un marciapiede di Horse Guards Road, una strada al cui lato ovest si affacciava il parco, mentre adiacente ad essa si trovava la Horse Guards Parade: una piazza riversata ai piedi all'edificio delle Guardie a Cavallo, una delle tante eleganti strutture storiche e governative inglesi, alle cui spalle spuntava fiero il London Eye.
La caporedattrice si era informata meglio sul luogo qualche giorno prima e aveva scoperto che l'ampio e deserto spazio aveva subito diversi cambiamenti nel corso dei secoli: dapprima era stato un cortile privato, occupato dalle giostre di Enrico VIII, nel 1500; a partire dal secolo successivo, invece, aveva iniziato ad ospitare diversi eventi, come il tradizionale "Trooping the Colour"* , evento annuale che Hanna non aveva avuto ancora modo di seguire.
Per un attimo s'immaginò di farne esperienza proprio con Lewis e solo l'idea le fece spuntare il sorriso. Sì, sarebbe proprio bello... E lo sarebbe stato, se solo il fotografo fosse rimasto a Londra. Tuttavia ciò non era fattibile e Hanna lo sapeva: lui sarebbe partito di lì a pochi giorni, ben prima del secondo sabato di giugno, quando la cerimonia sarebbe stata celebrata.
Sospirò pesantemente, arrestando all'improvviso quella marcia agitata, vinta da una così triste consapevolezza.

«Se non sapessi chi stai cercando, vedendoti da fuori, ti scambierei per una madre che ha appena perso il figlio e non sa da che parte iniziare a cercare.»

La riccia si era dimenticata della presenza della collega, perciò sobbalzò sul posto quando ebbe udito quelle squillanti parole provenire dalle proprie spalle.

In verità il piano originale non prevedeva la presenza di Norah, eppure quest'ultima aveva deciso di accompagnarla. Hanna si era trovata costretta ad assecondarla: alla fine le avrebbe fatto comodo avere una mano in più con Christine, ma questo piccolo favore l'avrebbe ripagato col pettegolezzo della giornata. Non a caso, una volta uscite di casa, Norah si era praticamente fiondata nella sua auto e l'aveva riempita con una quantità di domande esponenziale.

Hanna dovette raccontare nel dettaglio, durante quei trenta minuti di viaggio, del proprio incontro con Ben e, con fatica ed imbarazzo, dovette confessare di aver passato la notte con Lewis. Come avrebbe potuto non condividere quella notizia con lei, che l'aveva aiutata più di chiunque altro e che le aveva dato tutto l'affetto di cui una persona ha bisogno?

Da lì la situazione era degenerata presto: per Norah era stato difficile associare le parole "passare la notte con Lewis" a "fare l'amore con Lewis", almeno finché Hanna non aveva distolto il viso dalla strada e le aveva rivolto uno sguardo nuovo, mai visto in tanti anni di conoscenza.
Allora la bionda si era zittita, aveva deglutito a vuoto e, un minuto dopo, era scoppiata a ridere in modo isterico, interrogando il vento: "L'ha fatto davvero? L'ha fatto..sì. Sì?" . In quel frangente di pazzia Hanna le aveva dedicato sguardi incerti, mordicchiandosi le labbra tanto da farle gonfiare per via dell'aumento del flusso sanguigno.

Quindi Norah aveva realizzato del tutto la faccenda: Hanna aveva superato uno dei suoi ostacoli più grandi. Non ricordava ci fosse mai stato qualcuno nella vita dell'amica, sapeva solo che l'ultima notte focosa l'aveva avuta più di un anno prima, con una persona che conosceva appena: all'epoca la riccia si era lasciata andare per attrazione fisica, per puro bisogno carnale; lei, però, non era fatta in quel modo: l'evento non l'aveva aiutata, anzi l'aveva svuotata in una maniera angosciante, ricordandole che ad aspettarla non ci sarebbe stato, ogni sera, un letto caldo e poco spazioso, ma uno troppo grande e difficile da poter scaldare da sola. Percio l'esperienza non si era ripetuta.

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