Inseparabile compagno di lacrime e di insonnia, il nero violaceo, che credeva di aver salutato per sempre quando era salita sul suo primo volo per Londra, era tornato a farle visita. La salutava da ogni superficie riflettente che incontrava. Quel colore moribondo si era fatto spazio nel giro di poche ore sul proprio viso e poi non se n'era più andato, creando due fosse temporaneamente permanenti sotto gli occhi stanchi, prosciugati di ogni emozione. Lo vedeva anche da quella distanza, spiccatamente intenso sul resto della pelle pallida, mentre si avvicinava allo specchio ricoperto di umida condensa.
Il profumo della lavanda, diffuso dalle candele sparse nel bagno, le si stava appiccicando addosso, eppure non le faceva più lo stesso effetto rilassante. Lo sentiva mischiarsi con le goccioline d'acqua serpeggianti lungo il corpo. Alcune, invece, cadevano di peso dalle ciocche scure per schiantarsi dure o scivolare dolci sulle proprie curve.Hanna evitò di pulire lo specchio e guardare in quali condizioni pietose si trovasse. Come avrebbe potuto confrontarsi con sé stessa? Aveva fatto un casino. Aveva sbagliato fin da principio.
Avrebbe dovuto dire a Lewis come stessero le cose fin dalla prima volta in cui l'aveva baciata. Avrebbe dovuto fermarsi e risolvere i propri problemi prima di mettere anche solo un dito in una situazione da cui nessuno sarebbe uscito illeso. Invece si era creduta forte, presuntuosa, egoista.Deglutì il groppo in gola e, voltando le spalle al lavandino, fece scivolare via l'accappatoio dalle spalle. Le lacrime che sperava di aver finito le si annidarono agli angoli degli occhi. Pungenti, insistenti, dolorose. Doveva evitare di uscire da lì in quelle condizioni: Norah doveva restare fuori dalla negatività che Hanna si portava dietro come una seconda ombra da anni.
Si vestì con calma. Prima gli slip, poi il top sportivo, infine la tuta e la felpa grigia. Avvolse i ricci, stirati dal peso dell'acqua, in un asciugamano e si apprestò a coprire i segni della propria sofferenza con del correttore. Perlomeno per diminuirne l'intensità.In ogni cosa che faceva Hanna pensava a Lewis. Si malediva per il male che gli aveva fatto e sperava di non averlo rovinato, di non aver sporcato la sua luce con la propria oscurità. Per quanto le facesse male, desiderava che lui non sentisse ciò che percepiva lei all'altezza del petto, perché se fosse stato così, allora, gli aveva fatto troppo male per sperare di vedere il suo viso com'era stato il giorno in cui era partito.
Si era innamorata e non le era mai successo in tutta la sua vita. L'aveva capito nel momento in cui la verità le era stata sbattuta in faccia più di dieci giorni addietro, quando aveva deciso che doveva rinunciare a Lewis perché lo amava troppo. Troppo per poter scegliere di costringerlo a vivere una vita che non si meritava.Asciugò col dorso delle mani le guance scavate di tristezza e uscì dal bagno. Fu allora che udì delle voci alterate provenire dal salotto: Arthur stava litigando con Norah. Di nuovo.
Fino ad allora Hanna lo aveva evitato come la peste, consapevole dell'odio che l'uomo provava nei suoi confronti, ma adesso si era stufata di sentirli bisticciare per colpa sua. Perciò uscì dalla camera e li raggiunse a capo chino. Le iridi ambrate posate con incertezza su di loro.
I fratelli si zittirono, osservandola l'uno con un cipiglio in fronte e l'altra con occhi sgranati e preoccupati.«Prenditela con me, non con lei», mormorò, con le mani a giocherellare tra loro, a disagio.
Arthur scosse la testa e l'espressione dura si tramutò in sarcasmo, un ghigno malvagio a tirargli le labbra. «Davvero? Adesso hai trovato il coraggio di dirlo? È tutto facile così: chiudersi in camera per giorni, lavorare da casa, evitare le persone, scappare da ogni cosa. Non mi aspettavo diversamente da te, sai? Solo questo sai fare: fuggire dalle responsabilità», sputò con ribrezzo, puntando l'indice contro di lei.
«Arthur, adesso basta! Non sono affari tuoi questi», si intromise Norah, ponendosi in mezzo a loro.
«Lascialo parlare. Me lo merito», la ammonì l'amica. La voce graffiante per via delle ore passate a piangere in ogni occasione di solitudine che aveva trovato.
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That's How The Light Gets In
ChickLit[35 capitoli - in corso...] Hanna Landi si è trasferita a Londra per studiare Journalism a soli diciannove anni. No, la realtà non è propriamente questa. Però è questo ciò che tutti pensano e l'unica persona che sa la verità è Norah, sua coinquili...