Capitolo 24

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L'adolescenza rappresenta un punto chiave nella crescita di un individuo ed è proprio in quella fase che Arthur capì di aver commesso un errore.
Adesso, seduto nel proprio lussuoso ufficio con una pallina antistress in mano, si rendeva conto di quanto male gli avesse in realtà fatto quell'innocente decisione.
Si chiedeva, con lo sguardo perso nel vuoto, quale fosse stata la causa di fondo. Forse era stata colpa del suo carattere? Non poteva negare che in confronto a Norah lui fosse quello più accondiscendente di fronte all'autorità dei loro genitori. Infatti, nonostante i fratelli si portassero due anni di differenza, Arthur si era sempre sentito addosso la responsabilità di essere il maggiore, quello a cui veniva detto "devi farle da esempio" o "devi proteggerla", quando nessuno si era mai preoccupato di proteggere lui, di sentire il suo parere, di chiedergli cosa lui desiderasse.
Il suo futuro era stato deciso e, all'epoca, gli aveva fatto comodo avere qualcuno che prendesse posizione al suo posto. Se l'era fatto andare bene, perché era cresciuto in un ambiente rigidamente formato ed era stato introdotto nel mondo della famiglia Knight quando era ancora influenzabile, facilmente malleabile.

Quella realtà rappresentava tutto ciò che Arthur conosceva. I soldi, l'eleganza, la comodità. La necessità di rendere fieri i suoi genitori e il piacere di vivere nella ricchezza l'avevano spinto a non soffermarsi mai su ciò di cui lui avesse puramente bisogno.

Il castello di carta che aveva costruito era stato buttato giù alla prima volata di vento. Incantato, con lo sguardo fisso di fronte a sé - gli occhi puntati sul divano in pelle marrone, contro la parete nera, dove poche ore prima Jake si era seduto - ripercorse l'evento inaspettato di quella mattina: il giovane dai capelli biondo cenere si era sollevato da lì e, con eleganza felina e passo sostenuto, lo aveva raggiunto fino a coprire la sua intera visuale. L'enorme dipinto astratto, su cui Arthur aveva tentato di tenere gli occhi per tutto il tempo, era stato coperto dalle spalle larghe di Jake.

Quest'ultimo, poi, aveva tirato fuori le mani dal pantalone blu elegante e le aveva appoggiate sulla scrivania, piegandosi verso di lui, tanto da inondarlo del suo profumo: un mix di legno, cuoio e un che di floreale.
Così, con gli occhi d'un verde intenso come quello di un bosco bagnato sotto la calda luce di mezzogiorno, Jake lo aveva fissato e gli aveva detto: «Sono qui per dirti che sabato sera organizziamo una cena tra colleghi e che mi farebbe piacere se ci fossi... sai, così potrei mostrarti la mia Kawasaki e, magari, potrei fartela provare.»
Gli aveva dato del "tu" per la prima volta, quando Arthur lo aveva invitato a farlo da tempo. Appeso tra lo sguardo e le labbra del ragazzo, gli aveva risposto che ci avrebbe pensato. Jake si era mostrato ben consapevole del suo effetto sull'uomo: aveva sorriso in maniera diabolica, in un ghigno che la diceva lunga su quali fossero i suoi pensieri. Infine era uscito con aria vittoriosa dalla stanza, buttando lì un "A sabato sera Arthur".

Un suono improvviso e insistente lo fece sobbalzare, trascinandolo forte alla realtà. Anche la pallina rossa gli cadde dalle mani. Sospirò e rispose alla videochiamata: i visi stanchi di Lewis e Mike comparvero sullo schermo del Macbook.

«Allora? Com'è andata la giornata ragazzi?» domandò subito Lewis, che sembrava essere quello più contento dei tre.

Mike sbuffò e l'espressione che fece la disse lunga.

«A te molto bene a quanto pare», commentò l'avvocato, cercando di rilassarsi e riprendersi dalle personali riflessioni degli ultimi minuti.

Il fotografo stravaccò le gambe e poggiò la schiena sul divano, portandosi le mani dietro la testa con un sorriso a denti scoperti. «Non mi lamento. Ho passato il pomeriggio con Hanna, abbiamo revisionato le foto di ieri e l'ho invitata a cena domani sera.»

«Quindi sta diventando una cosa seria, mh?» domandò Mike, alquanto sorpreso da come Lewis stesse gestendo la cosa: per quanto lo conoscesse, di solito non si soffermava su quelle cose, tant'è che non l'aveva mai visto andare ad un appuntamento.

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